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Description: Bernini and the Bell Towers: Architecture and Politics at the Vatican
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PublisherYale University Press
Related print edition pages: pp.213-262
https://doi.org/10.37862/aaeportal.00028.013
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Below are presented the principal documents, most of them unpublished, on which the argument advanced in the text rests. Abbreviations are usually spelled out in full if they are obvious; if not, letters have been added in square brackets. The often irregular spelling and punctuation of the original texts is preserved. Question marks indicate words that remain ambiguous or illegible.
DOCUMENT 1
Undated, ca. 1605–8
ACSP, MS Vari 80, int. C
Partial transcription of a letter by Canon Rinalducci(?) written on behalf of the Chapter of St. Peter’s to Pope Paul V
[verso] Ecclesia Santi Petri memoriali del Signor Canonico Rinalducci(?) in occasione della demolitione della chiesa. Reflessione circa demolitione della vecchia Basilica di S. Pietro Benedictio lapidis ponendi in fundamentis.
[recto] Beatissimo Padre
Li Canonici e Capitolo di S. Pietro devotissimi servi di Vostra Santità vedendo che per risolutione fatta nel Concistoro, si deve demolire la parte vecchia della detta chiesa, per il pericolo (come dicono) di rovina, spinti dall’essempio che hanno della prima demolitione fatta sotto Giulio 2.° nella quale per negligenza dei ministri di quel tempo, che mostrano haver havuto piu risguardo all’esteriore della struttura che all’interiore dello spirituale e culto divino, con la rovina di quella parte, furono anche rovinate molte signalate memorie d’Altarj, e Benefattori non solo de sommi e santi Pontefici, ma di Curiali, Signori et diverse pie persone, con molto preiuditio di esso culto divino, desiderosissimi di conservare quanto piu sia possibile quello che in detta parte vecchia restasse, e per sodisfare in qualche parte al debito loro con ogni humiltà e riverenza rapresentano à Vostra Santità alcune di queste cose, suplicandola che per mantenere in tutto quello che si puo l’anticha veneratione e decoro di detta Chiesa, e la devotione del populo, et di tutto il Christianesimo, poiche a questa si ricorre come all’essemplare di tutte l’altre, resti servita se cosi le piacerà ordinare alli Ministri della fabrica che con maturo consiglio vi habbino quella consideratione che conviene, e dopo la relatione che se ne’ dovrà fare a lei, ricevano il suo comandamento, per esseguirlo nel modo che a lei piacerà ordinare e non altrimente . . .
5° Sogliono tutti li Sommi pontefici nella detta chiesa fare tutte le funtioni principali Apostoliche come Canonizationi de Santi, Coronationi de Imperatori, i Regi, Abiurationi e Reconciliationi dei medesimi et altre simili, e pero dalli Pontefici antichi furono ordinati luochi singolarj, dove si facessero certe particolari ceremonie precedenti alle dette funtioni, stima necessario rinovare tutte le dette memorie, in luochi propri per conservare in questo anchora la dignità della medesima chiesa come per essempio l’Altare di S. Mauritio dove si ingenuano gl’imperatori e Regi che doveano esser Coronati, al presente non si trova, essendo stato rovinato nella prima demolitione, e la chiesa o altare di Santa Maria inter Turres ch’era avanti l’Atrio della chiesa dove ciascuno dei medesimi imperatori avanti la Coronatione con particolare ceremonia si riceveva dal Capitolo in Canonico Santi Petrj, che’ per questi et altrj rispetti facendosi la Coronatione fuori di Roma, come l’ultima di Carlo V in Bologna, fù mandato il disegno della Chiesa di S. Pietro, per ordinare le dette ceremonie ai suoi luochi proprii, e vi furono anche mandati quattro canonici di S. Pietro per il medesimo effetto con prezenza del Capitolo . . .
8° Per tutti li sudetti rispettj, si suplica Vostra Santita che come cosa di molta convenienza, faccia haver particolar consideratione, che il nuovo disegno del restante di essa chiesa sia fatto e disposto di maniera che nel suo ambito includa tutta la detta parte vecchia, et se è possibile il portico anchora, nel quale per memorie particolari di scritture antichissime si trova che sono sepolti oltre venti Sommi Pontefici, alcuni de quali si tengono per Santi, che per ciò si chiamava il Portico dei Pontefici.
DOCUMENT 2
Undated, ca. 1612–26
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 13, #1
Instructions for architects wishing to compete to correct the facade of St. Peter’s
Istruttione per gl’Architetti che haveranno à inventare la mutatione dell’ornato della facciata di S. Pietro
Dovendosi procurare che la facciata del Tempio di S. Pietro habbi havere quel maggior ornato, e maestà che si ricerca à un’ tant’edifitio; Si fà sapere à ciascd’uno Intendente, che si diletti, ò professi d’Architettura, compiacersi di pensare Inventione dà render la detta facciata di maggiore ornato e sodisfatione che serà possibile con quell’Industria e peritia, che si ricerca nell’Architettura, e con l’osservanza che qui sotto si dirà, e particularmente far che li Vani delle finestre e Mezzanini della Loggia della Beneditione apparischino ampliati, e così anco gl’Aditi del Portico di maggior apertura; accio che lontano dall’occhio faccino l’apparenza corrispondente alla grandezza della machina. Esortando ciaschuno à metter il suo pensiero in disegno, et esplicarsi in voce, óvero in scrittura, che sarà rimunerato della fatica secondo il compiacimento dell’opera.
E Prima si mette in consideratione, che si desidera di abbellire la facciata; ma non già desolare il fabricato di essa per non perder la grave spesa, che vi è andata à ridurla in quella forma.
2° Si esorta proporre Inventione di maniera, che seguiti l’ordine del recinto, limitato talmente, che non passi l’alzata della cornice suprema, dove sono li balaustri, e le figure degl’Apostoli; per non toglier la veduta della Tribuna, e Cuppola del Tempio nella linea visuale d’elevatione intorno all’arrivo della Piazza.
3° Si desidera, che detta Inventione venghi adattata in modo, che preservi tanto la comodita del Portico, quanto la loggia della Benedittione, anzi se fosse possibile l’augmenti, e faccia maggiormente apparenti le fontioni del sommo Pontefice, et assistenza del Sacro Collegio e della Corte Romana; E’ la machinatione, e comistione dell’edifitio si facci con sicurezza, e stabilità perpetua, tanto nella fondatione, quanto nell’elevatione di quella, che s’intenderà aggiongere al fatto.
4° Si averta di non proporre machina di edifitio, che facci resalto di consideratione avanti la facciata, e ch’induca spesa altrettanto grave, quanto quella d’essa facciata, come intendono alcuni, che’hanno pensato di ciò fare, e costruire un Cortile fra l’una e l’altra facciata, che la spesa sarebbe intolerabile senza bisogno, e senza profitto, e formarebbe il calce della Croce del Tempio bislongo, che il suo sporto impedirebbe tanto più la veduta della Cuppola, alla quale si deve havere più riguardo che sia possibile, essendo hoggi l’estenso della navata del Tempio per la linea di mezzo suffitiente all’edifitio, che non hà bisogno di maggiore accrescimento.
Nel resto si rimette alla prudenza e peritia dell’Inventore, sperando che habbi d’accomodarsi á sodisfare all’occhio universale, et osservare gl’ordini di quell’Architettura, e la forma, che perscrive la presente Istruttione.
DOCUMENT 3
30 May 1613
Inscription at the base of Mattheus
Greuter’s engraving of Carlo Maderno’s plan for St. Peter’s
Al Santissimo et Beatissimo Padre PP. Paolo V
Cento e piu anni sono Beato Padre che l’antico Tempio in Vaticano fabricato dal magno Costantino consacrato dal Beato Silvestro in honore del sommo Iddio e del Prencipe delli Apostoli stava pendente. Per ciò la Santa Memoria de Giulio P P. 2.do ne gettó parte, e nel medesimo sito cominciò l’altro famosissimo Tempio, secondo l’architettura di Bramante seguitandola Antonio Sangallo et altri, e doppo questi dal famosissimo Michel Angelo Bonaroti remodernato et abellito nella forma che si vede; stava il nuovo Tempio non finito e l’antico pendente e pericoloso d’irreparabile ruina, come per relatione de piu eccellenti Architetti fu referito alla Santità Vostra la quale mossa dall’ingenita sua pietá per evitare qualche lacrimosa strage del popolo fidele che ivi concorreva, diede ordine che si gettasse aterra, dispiacendoli non potersi piu sostener in piedi quelle Sante mura. Ma poiche à questa resolutione si dovea pur una volta venire per dar compimento, come era necessario al famosissimo Tempio gia cominciato per la devotione et affetto che haveva al sacro loco, accio in profano uso, quello non si contaminasse, per esser stato ricetto di tanti corpi de Santi et Martiri di Christo, con salvar i vestigij delle Sante reliquie, la memoria del Beato Silvestro, et la riverenza di Costantino; comandó che con l’edifitio della nova Chiesa si circondasse e ricoprisse a punto il rimanente della vecchia. Et accio questo se havesse à fare piu esattamente e con maggior diligenza, la Santita Vostra deputó una Congregatione de Cardinali con ampia potestá de sopra-in-tendere et ordinare quanto à loro paresse opportuno. I quali adunati insieme, come conveniva la prima resolutione fú che si dovessero fare alcune comoditá per il culto Divino che mancavano nel gia fatto; come il Coro per il Clero, Sacristia, Battisterio, un amplo Portico, Loggia della Benedittione, et la Facciata che doveva abbracciare tutto lo spatio della Chiesa vecchia. Essendo dunque á gli Architetti che in questa etá di alcun nome sono, tanto in Roma come fuori, con promettere a gl’ingegni loro honorato premio fatto intendere che all’invention loro accommodassero le sopradette commoditá, havendo ciascun presentato ad essa Congregatione l’invention e disegno loro, piacque di commun consenso a quegli Illustrissimi Signori che di cio il carico havevano benignamente approvare il presente che da me gli fu offerto e proposto. Il che certo non tanto á maggior sapere che in me sia quanto à gratia singolare del Sommo Iddio attribuisco il quale si e compiaciuto concedermi quantunque minimo de gl’altri habbia potuto con l’industria del mio debole ingegno servir la Santita Vostra ho procurato far diligentemente intagliar in rame l’unione delle doi piante, delle quali la puntegiata e il gia fatto secondo l’ordine de Michel Angelo il delineato e la parte fatta da me, accio si publichi al mondo la pianta della Chiesa, del Portico, della Loggia Pontificia et della Facciata e delli altissimi Campanili, de quali al presente si fanno li fondamenti. Questi mi e parso bene Beato Padre far stampar in rame per sodisfare a quelli che desiderano vedere l’unione delle dette piante et anco à quelli à quali non e permesso il venire di presenza à vedere opera cosi egregia della nostra unica et vera religione. La dedico come per tutti i respetti debbo alla Santita Vostra supplicandola humilmente degnarsi di gradirla per minimo segno della grandissima devotione et obligatissima servitú mia verso lei alla quale prostrato bacio li Santissimi Piedi pregando S.D.M. che à beneficio della Christiana Repubblica e contento universale lunghissimi anni la conservi sana e felicissima sempre Di Roma alli 30 di Maggio 1613.
DOCUMENT 4
October 1614–July 1617
Documents regarding adjustments to the Cappella Paolina
A. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 6, #62
[11 July 1617]
Misura e stima dei lavori di Stucho fatti per servitio de la Reverenda Fabbrica di San Pietro a la Capella Paolina fatti da maestro Giovanni Giuseppe Stucatore et compagni misurati et stimati da me sotto scritto . . .
Per la spiconatura deli petti una parte sopra la cornice dale bande all’altar vechio . . .
Per haver tagliato il muro per far il sfondato all quadro sopra l’altare . . .
B. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 6, #64
[no date]
Misura e stima delli lavori di muro quali hà fatto fare I’Illustrissima Congregatione della Reverenda Fabrica di San Pietro fatti detti lavori da maestro Benedetto Drei muratore di fattura sola nella Capella Paolina, et nelle grotte sotto il pavimento della Chiesa fatti con molto scommodità alla quale si è havuto consideratione come qui sotto e prima
Per haver tagliato il muro dalle bande accanto li pilastri per far li membretti dalle bande della capella et accanto l’Altare della Paulina . . .
C. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 6, #65
[2 October 1614]
Misura dell’ Gettito de muri massivi che si sono tagliati da maestro Tomasso Romano e Conpagni sotto all’passo della paolina . . .
DOCUMENT 5
October 1614–October 1618
Documents concerning work on the foundations of the south tower
A. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 226, FOL. 12R
THE VOLUME IS INSCRIBED: “CAMPANILE 1618 AL 1621”
[5 October 1618]
A Vincenzo Pozato, scudi cento venti cinque moneta a conto della chiavica e pozzi che fà giornate che hà messo a fare un pozzo nel primo fondamento, cavata l’aqua, nettato quello del porticale, cavato l’aqua di e notte in quello frà li doi fondamenti, oltre scudi 34 ha havuto in altro mandato—125.
B. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 14, #65; SEE ALSO FOLS. 26V, 31R, 42R
[22 September 1618]
[Paolo Bacciocho and Ottavio Vitali write to Cardinal Giustiniani:] Paolo Bacciocho, e Ottavio Vitali compagni Muratori humil servitori di Vostra Signoria Illustrissima gl’espongono, come essendo toccato di cavare li fondamenti del Campanile della Reverenda Fabrica di San Pietro à Giovanni Binago, et in gratia di Vostra Signoria Illustrissima, d’oratori sono stati posti in compagnia d’esso Giovanni come lei n’è ben’informata; et havendo sin’hora cavato, parte di detti fondamenti, e trovano non potere campare per essere li prezzi tanti bassi, che vi entra quasi lesione, non tanto essere li prezzi bassi, gli è abbondato tanta acqua, che giorno e notte non si fà altro che tirare, dove li poveri oratori sin’hora hanno remesso le fatiche loro. Pertanto riccorrono, genuflessi, a Vostra Signoria Illustrissima et Reverendissima supplicandola per le viscere di Giesù Christo gli voglia agiutare, acciò possino tirare innanzi questa opera, perche non vadino spersi loro, con loro famiglie.
DOCUMENT 6
Undated, ca. 1620
BVE, Fondi minori, prov. claustrale varie X, #19, fols. 190v–r
Discussion of the design of bell towers for St. Peter’s and the proper disposition of bells
Sopra l’Altezza della facciata di Campanile si potrebbe lasciare di farvi la forma del Campanile, che vi è nel dicontro dissegno fatta, [see fig. 38] che pare, che habbia troppo del Mastino, et materiale, ma dirrei, che se ci facessero Campanili d’inventione un poco più gentili, e che tirassero nell’angusto in cima à differenza delle Cuppole, che hanno del Piano, è però sarebbe forsi più a proposito, che si pigliasse l’Infrascritta forma, ò vero simile, quia facile est in Ventis addere [see fig. 39], la qual forma fu dessignata da Antonio da San Gallo per il Campanile di detta Chiesa, che oltra che sarebbe di maggior bellezza, e vaghezza, crederei, che per li tanti vani, et fenestre, che in esso si vede si udirebbe assai piu suave suono delle Campane.
Il decontro Dissegno [see fig. 38] è del Tempio con la facciata sbassata, e ridotta con il frontespitio nell’altra facciata della Chiesa, et anco con gli Campanili sporti, et resaltati in fuori.
Il Dissegno poi del sbassamento senza fare sporgere [see fig. 36], et risaltare in fuora li Campanili, si vede in questo à fogli 211 [new numbering: fol. 200r].
Dalli quali dissegni si conoscerà appresso à poco quanto differenza sia da far li Campanili sporti, è resaltati in fora, è di fargli come già furno dissegnati senza resalti.
[In a different hand, a later writer responds to the first paragraph:] Anzi il scrittore usarebbe un Artificio che in quelli Vani che rispondono con tondezza fuori sotto li quali di dentro sarebbero le Campane, et l’Artificio sarebbe questo che detti Vani che sono di dentro si finissero di diverse largheze di dentro per li quali entrando, et uscendo gli suoni, et rebombi delle Campane è verisimile che ciascuno vano uscirebbero secondo che ha preso dalla capacita, et larghezza che dalla bocca havrà potuto pigliare, et che però gli suoni alle orecchie si rappresentarebbero con armonia, de Soprani, Alti, Tenori, et Bassi, et però in tirare detti Vanni in dentro perche volendosi esperimentare il sopradetto Artificio, sarà necessario che c’Intervenghino gli Più Periti che ci siano in materia di Musica, et Organi per potere in tirare detti Vani in dentro pigliare, et aggiustare le consonanze, che hanno da uscire per li busi delle Canne di detti Vani, li quali dovendo esser di sedeci ò almeno di dodeci, come si vede in detto Disegno si potrà sentire il Concerto come una Melodia di Musica ò Sinfonia di più Chori, et per maggior commodita di potere à detti Vani pigliare, et uscire li detti suoni, et rebombi di Melodia, forsi alli detti Musici, et Organisti veranno in pensiero, et gli parerà bene di dentro in detti buchi, et Vani fondi cioè in ciascuno di detti Vani accommodargli canne di Piombo, come d’Organo secondo la sua Capacità con misure, et arte fatte, et che s’avvicinino anche un poco più di dentro alle campane con le bocche larghe acciò più facilmente piglino il suono e ribombo di dette Campane, et lo portino fuori de Campanili secondo la loro capacita de i loro Busci in mezzo stabiliti con arte, et il scrittore se ne rimette protestandosi che non hà anco per certo che da detti Vani n’habbino da uscire tali effetti di Armonia, se non per una certa ragione naturale presa dal fiato, et vento ch’entrando nelle Canne del organo se ne genera armonia secondo la loro capacità de Busci pur il detto Pensiero forsi non si deve tenere in tutto per Vano, ne si deve tralasciare di metterlo [fol. 190r] in qualche modo in prova, perche non può nocere, che di fuori non vedendosi non può dare alcuna sproportione, et se riuscisce sarebbe artificio d’estraordinaria ammiratione, et degno di grandissima Lode, et al detto Tempio principalissimo del Mondo, et al scrittore basta d’haverlo accennato ch’all’Ingegni Pelegrini nell’Arte restarà di discorrervi bene bene [sic] per aggiongervi, et trovarne la perfetta Inventione di metterlo in essecutione se le parrà à proposito.
Si dice bene che volendosi far questo pare che sarebbe necessario di mettere le Campane di dentro à dirittura di questo segno A acciò che quelli Busci gli stessero di sotto quasi nel fine delle Campane, et coprirvi di sopra di Tavole acciò il suono, et rembombo non passi di sopra, et anco coprirvi quanto si può di sotto, acciò detto suono, et ribombo sia necessitato passare quanto più si può per detti Busci.
Et questo Artificio si potrebbe con poca spesa provare perche come il scrittore s’è protestato non l’hà mai esperimentato, ne sà che ne possano seguire gli effetti sopradetti se non per le ragioni di sopra accennate.
In quanto poi al numero delle Campane non doverebbe essere meno di quattro, et che queste anco fossero fatte fare, et capate se fosse possibile, et più che si può con Concerto Musicale.
Oltre poi alle sopradette Campane si potrebbero mettere l’altre Campane Ordinarie di sotto al segno B ò vero metterle nell’altro Campanile [in margin in another hand:] [che pare] che detti Campanili debbano havere Campane in abondanza et di bontà esquisita.
DOCUMENT 7
11 January 1623–11 June 1624
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 159a, fol. 53v
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1612 ad Annum 1625.”
[11 January 1623]
Si faccia sapere à chi vorrà far modelli per l’adornamento della Nicchia dove sta la Santa reliquia del Volto Santo di Nostro Signore et il ferro della lancia, che li faccino, et li portino à vedere nella Congregazione per potersi far elettrone del miglior pensiero secondo il bisogno.
[fol. 69r] [7 June 1624] Il medesimo Economo faccia un editto nel quale si notifichi à chi hà pensieri d’Architettura, inventioni, ò altro per far il Baldachino sopra l’altare delli Santi Apostoli in San Pietro voglia farne modelli, et portarli alla prima Congregazione che si farà tra quindici giorni nella quale comparischino à dire anco in voce l’opinioni loro, et pareri.
DOCUMENT 8
Undated, ca. 1623–26
ASR, Archivio Spada-Veralli, vol. 144, fols. 13r–21r
Excerpts from an anonymous report regarding the facade of St. Peter’s. Attributed here to Girolamo Finugio on the basis of handwriting. The report was made after the death of Paul V, who is referred to “dalla felice memoria,” and perhaps during the reign of Urban VIII, as the upper portions of the towers have not yet been built.
[fol. 13r] Breve Discorso sopra la facciata della Chiesa di S. Pietro
In cui si notifican gli errori principali, che sono in essa, e con dichiarn’uno il piú dificil’ a intendersi, si palesan le qualità degli altri.
Volendo io dichiarar’ l’industria che propongo circa a perfetionar il frontispicio della Basilica Vaticana e necessario saper prima i principali errori che son’ in essa, e per tanto brevemente
1. Dico esser sette cioe ch’ella è Tronca bassa imperfetta e di notabil mancanza
2. Non ha figura alcuna consueta di Chiesa e solita a vedersi fra Christiani Asiatici e d’Europa.
3. E troppo copiosa di finestrotte, finestrine, e finestre
4. Il suo Portico è falso d’Archi perche due son piccoli, tre mezzani e due grandi
5. La Loggia Pontificia è meschina scomoda, e malintesa
6. I Campanili se si fanno conforme al Disegno dato alle Stampe sarannonani
7. E le Colonne non fanno l’uficio loro, cioè per farmi intendere non reggono il peso che la smisurata lor grossezza di sostenere accenna
[fol. 13v] Dissi per farmi intendere perch’io so, rispetto alla falsa opinione che ne tengono i semplici, che sentendomi alcun di loro favellarne punto sinistramente potria dir non senza sdegno e forsi con bieco sguardo chi è costui ch’ha ardir di tassar le Colonne di tanta fabbrica fatte con tal senno, e tal maestria, che son ornamento e decoro di questa Chiesa, poiche havendo tutte quelle parti che la simetria di si degna mole richiede in esse, apportan’ nobilità non solo, e magnificenza a detta facciata ma meraviglia ancora per la grossezza straordinaria in fabbriche non piu vista.
Cosi puo dir alcun’ per la dificultà che v’è in conoscer l’error di dette Colonne, e però lasciati gli altri che per se stessi son chiari m’ingegnerò di far chiaro anco questo si come faccio in tal guisa.
Non è dubbio alcun che le Colonne furono principalmente inventate per sostentar’alcun peso, e fatte piccole mezzane e grandi in forma semplice e rozza si, ma soda e massiccia secondo la qualità della fabbrica che regger dovevano, e che poi secondariamente s’estendessero gli huomini a servirsen’ anco per altre cause cioè
Per Termini di siti particolari come ne sono tanti in questa Città di Roma.
Per Divisioni di Stati e di Regni com’ appar’ in piu d’un luogo delle Campagne d’Asia e si favoleggia delle Colonne d’Ercole
Per Indice di Miglia e di Vie come la Colonna del Miglio d’oro.
[fol. 14r] Per Intimar la guerra a nemici come la Bellica
Per Citar le Tribu di Roma come la Citatoria.
Per Trofeo dignissimo di Capitani come quella di Gneo Duillo.
Per obbrobrio de nemici vinti come usavano i Greci secondo dice Vitruvio
Per prospetto di Giuochi come la Mennia.
Per segno d’alcuna cosa come la Traiana in mostrar’ l’altezza d’un Monte spianato.
Per sepoltura illustrissima come oltre al predetto segno servi l’istessa Traiana.
Per honor d’Imperatori come l’Antonina e la Giulia
Per Rifugio dell’infanti proietti come la Lattaria.
Per memoria d’alcun segnalato fatto come quell’a S. Antonio d’Enrico quarto per la sua ribeneditione, e quella di S. Trinita in Fiorenza per la presa di Siena.
Per ornamento di piazze come le due Colonne in quella di San Marco in Vinetia.
Per esaltatione d’alcuna Santa Imagine come quella ch’io proposi a Santa Maria Maggiore.
Per fontane vaghe e gioconde come l’Aldobrandine a Frascati e la Coclea ch’io vorrei fare. E per altre cause fuor di fabbriche ch’io non so ne mi curo ridire pigliandone l’huomo forsi esempio da Dio che si servì d’una Colonna di fuoco per guida in quel Deserto del popol Hebreo.
[fol. 14v] E queste tutte per maggior [crossed out] chiarezza del nostro oggetto le dirò chiamerò del secondo grado.
Ma quant’all’altre del primo cioè quelle che servono a regger fabbriche furono col tempo (deposta la rozzezza, e simplicità de gli Antichi) erette con tanto studio e con tant’artificio, mediante il pensiero e l’affetto che vi posero i Principi che costavano tal hor piu le Colonne che gli edifici; Atteso che crescendo le vittorie e le prosperità de Romani crebb’anco grandemente il lusso, il fasto l’albagia, e l’ostentatio loro come ne sotto scritti esempij vedremo e tant’oltre andò quest’uso in cima dell’eccellenza e perfetione che al creder loro non lasciarono luogo alla posterità di potergli uguagliare.
Dissi al creder loro perche seben il Mondo è restato in cio per lo spazio di molti secoli a dietro, la felicità non dimeno de nostri tempi fa veder che quell’Imperatori e quei Consoli sono stati quant’ a tal fatto non sol raggiunti ma anco di lunga via trapassati dalla felice memoria di Paolo V. e dalla Santità del presente Papa così d’artifitio e di polizzia come di superbo sfoggio e di pretiosa materia con che le lor Colonne son fatte, e meritamente per che servono non ad ostentatione e fumi d’huomini ma ad honor della Regina de Cieli, e de Principi dell’Apostoli . . .
[fol. 17v] Habbiamo sin qui detto le Conditioni delle Colonne, rest hora a dir che qualità d’error è in esse, e negli altri sei, che sopra habbiamo nominato.
Per intelligenza di che è da saper ch’in una fabbrica possono esser piu sorte d’errori, ch’io per esser breve e chiaro riduco a quattro cioè Essentiali, d’Accidente, d’Inventione, e di Conseguenza.
Gli Essentiali son quelli che l’Architetto come Architetto commette in retto come sarebbe quando per esempio facesse una Colonna d’ordine Dorico per Corintia o facesse una base un dado o Cornice in falso in retto cioe per ignoranza e non per industria.
Gli Accidentali son quelli, che si fanno contro l’intentione dell’Architetto, come per esempio fu quel pelo per non dir fessura che nacque nella facciata per haver fabricate i Campanili acanto a quella, che prima erano disegnati di farsi altrove, overo come furono li fondamenti, che si fecero in vano, e furono tralasciati, perche la Congregatione si risolve di far il corpo della Chiesa, e non una Croce quadra, come prima haveva ordinato.
Gli errori d’Inventione son quelli, che si fanno non come Architetto, ma come Ingegniero, di cui è proprio inventarle, e sono errori, perche quelle Inventioni non son buone, come per esempio e l’inventione di far quella facciata quadra, che non è buona perche non ha figura di chiesa, e com’ è anco l’inventione di fare tante finestre in essa. L’inventione di quelle grosse Colonne, il Portico d’Archi non simili, la poca altezza de Campanili per foggie nuove si ma tutte poco accette, perche non quadrano al buon giudicio, e non s’assestono, e non garbeggiano all’intelletto, onde ombreggiano e offendono per cosi dire, la vista di chi le mira.
[fol. 18v] Gli errori di Conseguenza son quelli che si fanno per haver fatto male l’Inventione percioche essendo false l’industrie false o cattive vengano anco le consequenze, ne è meraviglia perche Uno inconvenienti dato (dice Aristotile) plura sequuntur absurda, Esempio ne sia l’inventione di far regger l’Architrave de Portici dalle Colonne di Costantino, quale quant’all’ornamento è bella, ma non è buona quanto al dargli prospettiva compita perche per far questo fu necessitato il Moderni staccarle assai dal muro, e per conseguenza a ristringere il passo, quale chiamo error di conseguenza, e seben non lo ristrinse fu perche, fece un’altro error di minor conto che fu il far le Basi, e li dadi di dette Colonne piu piccole di quel che l’arte richiede, hor questo error d’haver fatto la base minore (e fu manco male che ristringer il passo) di quel che la simetria delle Colonne voleva fu di conseguenza, come è anco la Loggia papale, e altri che lascio per brevità, e perche non si possono ben intendere, se non si veggono.
Hor volendo noi sapere che qualità d’errori è in quei sette, che sono nella facciata di S. Pietro, dico che la bassezza è error d’Accidente, e gli altri d’Inventione, e di Conseguenza, ma tutti considerabili, e gravi, e troppo evidenti per esser nella piu famosa chiesa di Roma, e nella più nobil parte di quella, e quel ch’è peggio perche son molti, ed è forza che venga [fol. 19r] alcun Pontefice che gli emendi; però conchiudo che quando la Santità di Nostro Signore voglia por mano a questa nobilissima impresa, mi proferisco mostrar l’artificio, e l’inventione che per darvi opportuno rimedio ho per gratia di Dio inventato, e fattone lungo tempo studio, e riflessione e spero col disegno con l’industria, e con le ragioni dargli gusto, e contento, e che l’opera mia tanto piu sia per esser gli grata, quanto che è facile e speditiva, dico speditiva e facile, e sopra tutto havrà del maestoso, e del grande, sicome richiede la maestà di quella Basilica residenza eccelsa de Sommi Pontefici, e capo del Christianesimo.
Finirei tal discorso s’io non conoscessi esser bene risponder prima a una tacita obbietione di chi per avventura far la volesse, ed è che chi si sia potrebbe dire.
Come puo costui conoscer gli errori, che ci dice esser in quella Chiesa, se non gli conobbe colui, che la fece con tant’altri ch’approvarono, et elessero il suo disegno? E come puo costui mantener promesse cosi magnifiche, non essendo perito, ne Architetto, e sol di nome vano è Ingegnero, e quel ch’è peggio non ha studiato l’arte, non l’esercitò mai ne v’ha pratica alcuna perche mai fece nulla ne cattiva, ne buona, ond’essendo puro ignorante (come egli proprio dice e confessa) che cosa mai di buono si puo sperar da costui? E quando ben non lo dicesse con quest’atione di proferir non richiesto, mostra la sua ignoranza, si perche non permette [fol. 19v] all’honorata schiera di tanti Ingegneri, Architetti, e Periti pratichi, intelligenti, ed accorti che sono in questa Città di Roma ricetto di tutti i virtuosi del Mondo, atti a far ogni gran cosa, e confonder lui in un bichiere d’acqua, come perche a quelch’io veggio si da ad intender il pover’huomo di poter dir cosa che superi il consiglio, la dottrina, e modelli di tutti quei valent’huomini, e perche quest’è impossibile però conchiudo non esser soggetto da dargli orecchie, stante che l’obbietioni son invincibili. Ma se lo sono odasi la risposta e però Alla prima di quelle rispondendo dico, non esser grancosa ch’io conosca gli errori, che non conobbe il Moderni, perch’egli era in giuoco, et io sono fuora, e molto men’ questa mia notitia è considerabile rispetto a quei ch’approvando il suo modello non veddero i mancamenti che conosco io, perche è molto piu facil cosa conoscer gli errori in fabbrica, ch’in disegno. Aggiunto ch’io non son solo, ma quasi tutta Roma gli vede, e gli abborre se non tutti parte . . .
[fol. 21r] Ma che occorre tante parole io non dico, non esorto, ne supplico che’l mio disegno s’accetti ma pongo inconsideratione esser ben rimuover quell’errori e le falsità da quel frontispicio per le ragioni esplicate, e chiamati i Virtuosi a concorso chi meglio corre habbia il palio.
DOCUMENT 9
Undated, before 1629
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 20, #16, fols. 346r–348r. The pages were bound out of order. I have reordered them in my transcription. Volume inscribed: “Scritture Diverse.”
Job descriptions for the soprastante and fattore of St. Peter’s
[fol. 347r] Sopra l’offitio del soprastante et fattore
Nella congregatione fatta sotto li 3 di Giugno dalli Illustrissimi et Reverendissimi Signori Cardinali sopra fabrica di S. Pietro fù ordinato à Stefano Bonanni è Carlo Maderni alcune differenze . . . [damaged] il soprastante et fattore di detta fabrica, et che dovessero fare alcune Capitolationi di quanto devono fare l’uno, è l’altro, in servitio di essa circa il loro officio.
Del officio del soprastante
L’officio del soprastante è stare sopra gl’huomini che lavorino, [above, in another hand: “toca al fatore a stare sopra li ‘omini”] è quelli solecitarli, è ponerli alli luoghi dove sono atti, trovarsi nell’hore debite quando li lavoranti entrano, et escano dal lavoro.
Doverà pigliar l’ordini del Architetto di tutto quello che haverà dà fare, è quelli doverà esseguire puntualmente, il simile gl’altri ordini, che li sarano dati dalla Congregatione.
Doverà haver cura, che le materie, che s’adoprano per la fabrica siano ben fatte bone, et ben accomodate, et atte al servitio, che s’hanno ad oprare et in particular le calce bianca, sia ben bagniata, è custodita nelle fosse, la pietra rivolosa, è matoni siano boni, è che li carettieri facciano bone carettate la pozzolana ancora doverà avvertire che sia buona, è che non ve sia mesticato il Povino(?), e spesso fare misurare, e vedere se le carettate sono conforme alle conventioni, et solito il simile l’altre sorte di materie.
Dovera haver cura di trovar alli mastri scarpellini, che hanno à lavorar le pietre à proposito per li luoghi dove hanno d’andare li lavori, accio le pietre, non vadino à male, è quelle che devono andare in un luogho, non si mettano in uno altro.
Doverà poi quando sarà bisognio, è gli sarà ordinato andare alli Porti, et alle Cave, per vedere le pietre, et accaparle megliori accio venghi alla fabrica [fol. 347v] pietra buona, et atta al servitio, che farà bisognio.
Doverà antevedere, che le materie, et altre cose necessarie per la fabrica non manchino, et le provisioni, che si devono fare di esse, ne darà conto in Congregatione eccetuato però si bisognasse qualche cosa di poco momento.
Doverà misurare insieme con [“il fattore” crossed out, written above: “deputato dal Architetto” in Maderno’s hand?] li Travertini, che vengono dalle cave li marmeri nuovi è vechi restati(?) e li lavoranti, è tenere conto nel libro come è solito, è darne conto in Congregazione quando bisognera.
Doverà tenere il libro de Mastri Manuali, et esattamente tener conto delle giornate, accio si possi fare il mandato, et liste conforme al solito il giorno avanti alla Congregazione piccola, è tirar li conti de pagamenti conforme alli prezi, che si sarà ordinato, è dette giornate, è spese doveranno esser notate à giorno per giorno, è doverà far la risegna dell’opere almeno di una volta il giorno accio si segnano le giornate giuste [above, in a different hand: “Toca al fatore a fare la rassegna che cosi faceva anche beluccio(?)”] tanto per l’operarij come per la fabrica, et in fine della settimana rincontrarli con l’incontro del fatore.
Doverà tenere ancora un libro per notare diverse spese di materie, che si fanno alla giornata dal fatore, et essere insieme con detto à pigliare il conto delle taglie, è riportarle al libro per poterne fare il mandato, e liste alla Congregazione.
Doverà vedere per la fabrica il bisognio, che vi sarà per le robbe, che si consumano alla giornata, come chiodi Verzelle(?) di ferro filo di rame, è di ferro et altre cose che servono alli stuccatori falegniami muratori scarpellini et manuali, et altri, quale robbe non rientrano piu in monitione à quelli, che ne havevano bisognio, gli doverà fare il bolettino diretto al fattore, qual bolettino servira per rincontro al libro del fattore all’rescita(?) della munitione.
Doverà ancorà assieme con il fattore misurare li travertine dopo sarano lavorati, che li carettieri conduchino sotto li tiri à Caretta, è tenerne conto [fol. 348r] come anche le tirate dell’Argani, che fanno acciò si possino pagare.
Doverà anco tener le chiavi della fabrica, dove fà bisognio di lavorare, e di potere andare per tutto, à rivedere dove possono far danno, le aque, et altri bisogno, tanto nel corpo della fabrica, come quella della Cupola, et accio il fattore, et li altri, che saranno deputati possino andare alli loro servitij, se faranno piu chiave reservato le chiavi della monitione, che devono esser sole; et aspetano al fattore, quall’ha la cura delle robbe.
[fol. 346r] Del offitio del fattore
L’officio dell’fattore, che debbia venir la matina à buona hora alla monitione per consegniar li feramenti alli lavoranti, et haverne cura, che non si perdino. Di piu, e di provedere è custodire, è dispenzare le cose necessarie per la fabrica con li ordini però di superiori, è Congregatione è quando non è occupato in simil cose, doverà anch’egli solicitare gli huomini, che lavorino, et in particulare li condannati.
Doverà antevedere le provisioni, che si devono fare, e di quelle tratarne in Congregazione è pigliarne ordine di esse per poterlo eseguire, si della quantita come ancho dell prezzo.
Doverà vedere bene, che la robba, che entra nella monitione sia bona, è recipiente, similmente, la calce pietre pozzolana mattoni Tavolozza sia bona e, che li Carettieri portino buone carettate.
Doverà tener conto delle robbe, che si dano in prestito è quelle farsi poi restituire et in particolar quelle, che se imprestano alli scarpellini, e se vi manca qualche cosa darne nota al Compotista, accio glie le faccia pagare à conto loro.
Doverà provedere le cose, che se’oprano giornalmente per la fabrica accio non manchino mentre gl’huomini lavorerano.
Doverà misurare assieme con il soprastante li travertini lavorati, che vanno tirati dalli carettieri, sotto il Tiro, et anco tener conto delle tirate dell’argano, et tener ricontro [crossed out] Ancho
Doverà tener il rincontro dell’libro che tiene il soprastante delle Giornate de Mastri è manuali, che lavorano à giornata, et un altro rincontro del’libro di diverse spese, che terà il soprastante di spogliar le taglie à fine di poterle pagare.
[fol. 346v] Non dovrà dare a nessuno robbe fuora della monitione che non habiano da tornar in detta, come chiodi Verzelle fili di ferrò è di rame, et altre cose, che servano alli stuccatori falegniami muratori scarpellini, manuali et altri senza il bollettino del soprastante quall’ restarà appresso di se per rincontro dell’libro della monitione.
Doverà ancor lui tener le chiavi per andare alla fabrica accio possa vedere li legniami, ferramenti, et altre cose, che aspetta all’officio del monitionero, come anco le chiavi della Cupola, che sarà una delle ordinate à questo effetto.
Doverà haver cura di trovar luogo à proposito per metere è riporerre le mollature di ogni sorta, è di quelle haver cura, come qui sotto si dichiarera.
[In another hand: “Dovera aver cura delli ferri che si levanno si come anco del piombo et altre cose cosi darne credito alla monitione.”]
DOCUMENT 10
24 November 1636
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 73, fol. 891r ff.
Cited and transcribed by Pollak 1928–31, 2:50, reg. 48. His transcription, however, differs considerably from my own. Account of the woodworker Giovanni Battista Soria, submitted for payment 29 May 1638
[24 November 1636] Per haver fatto il modello per li Campanili che vanno fatti sopra alla pianta vecchia nella facciata della Chiesa fattone due ordini tutti risaltatj et nelle Cantonate con risalti mezzi tondi con colonne e pilastri risaltati dentro et fuori et nel primo pezzo vi sono numero 48 pilastri tra dentro e fuori et numero 24 Colonne simile dentro e fora resaltati con sui capitelli Corintij tutti Intagliati sopra et da basso suoi basamenti torniti e piani et al pezzo sopra detto fatto similmente con numero 34 pilastri piani tra dentro e fora numero [an “8” has been canceled] et numero 6 Colonne Isolate, con suoi Capitelli Corintij Intagliati sopra come alli sudetti con suoi basamenti sotto tutti risaltati tanto li pilastri come il Cornicione fregio et Architrave[?] con una balaustrata attorno[?] sopra il Cornicione per le 4 facciate. [fol. 891v] Per haver fatto il 3.° ordine sopra alli due sudetti fatto a piramide a 8 faccie con 8 cartelloni da piedi risaltati tutti et nelle 4 facciate grandi fattoci 4 Cocchiglie con 4 Arme del Papa con 4 Ape una per ciaschuna facciata con suoi posamenti et finimento sopra fatto detto lavoro con gran diligenza et gran stratie[?] di legniame [added in black ink:] con un fusto sotto per fare la facciata largo palmi 17½ lungo palmi 5.
DOCUMENT 11
25 July 1637–1638
ASR, Camerale I, Giustificazioni di Tesoreria, vol. 82 (unpaginated)
Account for the painting and gilding of rooms in the Vatican Palace
[25 July 1637]
La Reverenda Camera deve dare Per la Pittura della metà della Sala di Carlo Magno nel Palazzo Vaticano accanto la Costantina fatta da Simone Lagi e Marco Tullio Montagna Compagni e prima
Per haver fatto la metà del fregio con dentro sei Istorie assai grandi e fattoci putti finti di stuccho con altri adornamenti e l’arme di Nostro Signore in mezzo di pittura vale assieme—250
Per haver dipinto la parte di sotto à detto fregio insieme in terra fattoci l’Istorie grandi e piccole con figure nelle nicchie e fatto gl’adornamenti che ricorrono per tutto di stucco finto e finto una porta e due? fenestre et un panno ricamato assieme—350 . . .
1637: 1638
Conto di lavori di Pittura e Indoratura fatti per servitio di Nostro Signore nelli Palazzi di S. Pietro, Monte Cavallo e Castel Gandolfo da Simone Lagi e Marco Tullio Montagna Compagni e prima . . .
Appartamento di Carlo Magno . . .
2.a Stanza
Per haver dipinto il tramezzo dove si è fatto il muro novo dipinto sino in Terra fattoci la girandola di Castello finta di notte—80
E piu per sei figure grandi del naturale colorite che stanno di quà e di là à detta girandola—70
E più per haver dipinto due Cantonate con due termini di gialdo e sei putti coloriti con adornamenti di chiaro scuro dove stanno dette figure—50
Per haver dipinto tre festoni grandi con uccelli sotto la detta girandola—24
Per haver dipinto sotto detta girandola l’architrave pilastri e termini di chiaro scuro—50
Per haver dipinto il piedestallo insino in terra con scompartimenti di pietre mischie—15
Per haver dipinto una fenestra di chiaro scuro con fogliami in detta stanza—7
Per haver rinettato e ritoccato di molti guasti dove si murava una porta e cosi anche per li ponti de muratori che riuscivano nel Cortile e rassettato di molti termini—40
E piu per sette medaglie fatte in detta stanza le quali sono fatte finte di bronzo adornate ricche di figure e putti con dentro imprese e nel vano di mezzo si è fatto suggetti appartenenti à Nostro Signore—70
3.a Stanza
Per haver dipinto il muro novo dall’altra parte fattoci la facciata di S. Pietro con tutti quelli adornamenti che sono nella Piazza come guglie e altro fatte simili con buona fatica e diligenza con havere fatto figure in detta Piazza—150
E più fatto 4 figure grandi del naturale che tengono un panno che fà ornamento alla detta Istoria—50
E più fatto li Termini ne Cantoni di gialdo con sei putti coloriti che sono sopra la Cornice—60
E piu fatto in detta Stanza una porticella di color di noce profilata—1.50
E più fatto sotto detta facciata di S. Pietro tre festoni dipinti di frutti coloriti con uccelli—24
E più fatti li pilastri termini e architravi di chiaro scuro intagliati—50
E più per il basamento con li scompartimenti di pietre mischie—15
E più à una fenestra dipinta con archetto fianchi e sopra fenestra—7
E più fatto sopra il Camino un hornamento di chiaro scuro con cornice e altri Intagli finti e fattoci l’arme di Nostro Signore colorita et un vaso di fiori variati ben fatto con due animali—50
E più per haver rinettato il fregio e ritoccato i guasti delle buse fatte per li Ponti delli Muratori che riescono nel Cortile e ritoccato tutti basamenti—30
E più haver fatto otto medaglie finte di metallo tutte variate adornate ricche di figure e putti con dentro imprese di Nostro Signore—80
4.a Stanza
Per haver ritoccato il fregio e rifatto due paesi e de guasti in diversi lochi dove bisognava—30
Per haver dipinto di nuovo numero(?) festoni di frutti coloriti con uccelli—30.
E più sopra la porta rinfrescata tutta la Cartella ch’era guasta e fatto il Ritratto di Nostro Signore di gialdo—10
E più per haver rifatto tutti li piedestalli di chiaro scuro intagliati sino al basamento—60
Per haver rifatto ritoccato e rassettato il basamento et pietre mischie intorno à tutta la stanza—60
Per haver ritoccato molti termini di chiaro scuro fatti di novo la maggior parte—30
Per haver fatto 8 Medaglie finte di metallo ricchi adornate con putti e figure dentro Imprese di Nostro Signore—80
E più per haver fatto una porta archetto e fianchi di stucco finto—8
E più per un’altra fenestra archetti e fianchi con sopra fenestra finto di stucco—7
5.a Stanza
Per haver dipinto il soffitto di stucco finto con uccelli coloriti con haver fatto il suo trave di chiaro scuro sotto e dalle bande con un fregio della grossezza del Trave che riccorre intorno alla stanza e fattoci ne vani rosoni finti di stucco campiti con Campo azzurro con bona fatica—250
E più fatto la porta e archetto e fianchi di chiaro scuro—10
Per una fenestra archetto fianchi e parapetto di chiaro scuro—12
E più li fusti di detta fenestra di color di noce profilati—3
E più un soffitto che segue d’un stanzino finto con rosoni e altre cose come sopra—25
Per haver dato di nero à tutte le lettere intagliate sopra porte e Camini nelle sudette Stanze—3
Per haver rassettato in una stanza accanto la Cappella di Nostro Signore nel Palazzo novo nel transito dove è dipinto S. Pietro e S. Pauolo fattoci grottesche e altre cose sino in terra per accompagnare il Volto—15
DOCUMENT 12
10 March 1638–5 February 1643
AFSP, piano 1, serie Armadi, vol. 619, fols. 417r–22v
Partly transcribed by Pollak 1928–31, 2: reg. 54
Bill for woodworking from Giovanni Battista Soria
[fol. 417r] A di 10 Marzo 1638
Conto de Lavori di legname fatti per servitio della Reverenda fabrica di San Pietro d’ordine del Signor Cavaliere Bernino Architetto di detta fabrica, e del Signor Soprastante da me Giovanni Battista Soria, e Prima
Per haver fatto un’ fusto incollato longo palmi 8½ largo palmi 4¼ lavorato pulito con 2 traverse sotto, e due maniche d’Albuccio segato, e centinato da tre bande serve per modello per li capitelli nelle Colonne per il Campanile monta—2.50
A di 18 detto fatto un’ altro per un’altro modello simile longo palmi 6 Largo palmi 3. centinato per trè faccie con due traverse sotto—1:20
A di 10: Aprile Per haver fatto un fusto d’Albuccio incollato lavorato pulito da due bande longo palmi 3¼ largo palmi 3¼ serve per modelare sopra dato à Maestro Giovanni Pietro Lottonaro—60 . . .
A di 29 detto [Maggio 1638] Per haver fatto il modello delli pilastri del Campanile di legname della fabrica incollato il fusto, lavorato e pulito l[ongo] palmi 3 l[argo] palmi 3½ con traverse sotto, e contornato conforme alla pianta ordinò il Signore Aluigi Soprastante—50
[fol. 417v] Per haver fatta un’altra centina delli capitelli del detto Campanile di legname della fabrica contornatoci là metà della campana detta Centina serve per maestro Balsamello l[ongo] palmi 9 l[argo] palmi 4½—90
Per haver fatto due centine per le Colonne di legname della fabrica sono large palmi 3¼ lunga una l? palmi 6. con un regolo, che fà la largezza del mezzo pilastro serve per Maestro Matteo scarpellino aggiunte conforme al profilo—1:20
Per haver fatto due Contramodini di legname della fabrica et aggiunti nelli profili delli pilastri fattoci tutti li angoli e fatto altre 3 centine per le Colonne di legname de Abbeto pure della fabrica aggiunte più volte vi è andato in fare tutte, e aggiunte sopra li profili e retochi più volte numero 5 giornate servono per li scarpellini—3 . . .
[fol. 418v] Per haver fatto 4 fusti incollati lavorati e puliti con due traverse sotto fatte di legname della fabrica longi l’uno palmi 7 l[arghi] palmi 4¾ servono per fare li modini delli capitelli del 2° ordine del Campanile contornati per 3 faccie aggiunti conforme alli profili con chiodi, e fattura—2:40
Per haver accommodato tutti li modini vecchi che erano serviti per il primo ordine, tornato à rimettere le traverse aggiunte, e repoliti, recontornati in più volte trè giornate e mezza, adrizzato regoli in tutto con chiodi e fattura—2:20 . . .
[fol. 419r] Nota delli legnami dati à maestro Giovanni battista Mondovi per servitio della fabrica dati in piu volte per ordine del detto soprastante come qui sotto . . .
Per 4 tavole d’Abeto disse servire per fare una tavola da disegnare per il Cavaliere Bernino nette senza nodi di palmi 10 l’una l[arghe]? palmi 1¾ l’una—1:80 . . .
[fol. 419v] A di 15 novembre 1639 Per haver accommodato due piedistalli per il campanile per modelli scortati, e restretti disfatti tutti tornatoli à rimettere insieme dove vi è andato 5 giornate e libbre 2½ di chiodi ordinò il Signor Pietro Pauolo Soprastante—2:40
A di 15 detto Per haver fatto due piedistalli, l’armatura de travicelli incassati à mezzo alti l’uno palmi 14 l[argo] palmi 6¼ fatti à telari fattoci sopra l’aggiunto del cornicione di tavole d’albuccio longo palmi 8 alto palmi 1½ e da basso fattoci il basamento, et il zoccolo fatto di tavole simili l[argo] palmi 7 alto palmi 5 che fà l’aggiunti da basso quali servono per modelli del 2.° ordine del Campanile et in mezzo tiratoci la tela, ordinò il Signor Pietro Pauolo Soprastante con traverse in croce dentro per tenere li ferri—10
A di 4 X.mbre Per haver disfatto li detti piedistalli che erano troppo larghi, e scortati tutti l’aggiunti messoci di bottega una tavola di Castagno e due d’Albuccio con 3 libbre de chiodi e due giornate ordinò detto S. Pietro Pauolo—2
A di 5 gennaio [1640] Per haver dato l’aggiunta à due fusti delli modini delli capitelli per il campanile incollati longo l’una palmi 6 largo palmi 2: l’una di tavole d’albuccio aggiustatoli, e inchiodato con le piastre di ferro, et aggiunti su la pianta dove vi è andato tre giornate à detti uno serve per il Signor Agostino [Radi] l’altro per Maestro Balsamello ordinò il detto Signor Pietro Pauolo Soprastante legnami, chiodi e di fattura—2:50
A di 20 detto per haver fatto due altri fusti per li modelli sudetti delli Capitelli di legname d’albuccio longi l’uno palmi 6 l[arghi] palmi 5 [fol. 420r] lavorati, dopo l’aggiunti nella pianta dove vi è andato 2 giornate ad aggiustarli, e mettervi delle pilastre di ferro inchiodate perche le sudette non bastorno, ordinò il sudetto soprastante—4.50
A di 28 detto [January 1640] Per haver fatto un’pezzo di cimasa per modello che và trà un Piedistallo, e l’altro fatta con tutti l’aggiunti alta tutta palmi 1⅚ d’aggiunto palmi 1⅙ con goletta roversa gocciolatore, gola grande sotto dritta con il tondino e piano con il fregio sotto, e collarino e guscio longo tutta palmi 22 aggiunto ordinò il sudetto soprastante fatto di tavole grande d’albuccio—8:80
A di 4. Marzo Per haver fatto 4 fusti di legname d’albuccio incollati lavorati intraversati alti l’uno palmi 9 larghi palmi 6½ e fatto numero 4 centine per li modelli delli Capitelli del Campanile contornati con la sega da voltare e aggiunti sù la pianta dove vi è andato 4 giornate à detto aggiunto repoliti tutti li contorni inchiodatoli le piastre à ciascheduno per traverso due servono per il signor Agostino e due altri per il Balzamelli ordinò il detto Signor Pietro Pauolo Soprastante—14 . . .
[fol. 420v] A di 22 Agosto [1640] per haver fatto due modini di tavole d’albuccio per le Cimase dell’imposte delli archi del 2.° ordine del Campanile contornate, e renettati li contorni longhi l’uno palmi 2½ larghi palmi 1¼ ordinò il sudetto soprastante—1:20
A di 26 8.bre [1640] Per haver lavorato una giornata al modelletto piccolo del Campanile tagliato una Cantonata aggiunto le Colonne in un’altra maniera per vedere l’effetto in più modi, e fatto la punta d’un pezzo di tavola per la Piramada ordinò il Signor Lorenzo Flore Giovane del Signore Cavaliere—60 . . .
[fol. 421v] Per haver fatto il modello del reporto sopra alli due ordini del Campanile fatto di legname d’albuccio e tutto voltato con Colonne, pilastri resaldato tutto con li cornicioni fregi, Architravi resaldati, e basamenti fatti in più modi con li Capitelli intagliati fatto conforme alle piante, e alzate, e profili fatti dal Signor Cavaliere Bernino Architetto fatto con diligenza, e vi è andato in farlo l’infrascritta spesa
Pietrangelo Laurezzo che hà lavorato del lavor di quadro hà fatto giornate numero 89 dalli 24 Marzo per tutto li 28 novembre 1640 in più volte che à baiocchi 55—48:95
Andrea Simonello Intagliatore che hà lavorato à fare tutti l’Intagli di detto modello hà fatto in più volte dalli 21 Aprile per tutto li 10 di 9.mbre 1630 [sic] giornate numero 53 à baiocchi 50 il giorno—26:50
Al Tornitore che hà tornito tutte le Colonne fattoli più volte di più misure, e le Campane delli Capitelli e base fattole più volte pagatoli—9
Per legname, chiodi, e Colla per detta opera—25
A di 2 febraro Per haver lavorato 3 giornate à fare delle centine per le Colonne del finimento del Campanile [fol. 422r] di legname della fabrica fattone di più modini per darne alli scarpellini aggiunte conforme alli profili ordinò il Signor Pietro Pauolo Soprastante—1:50 . . .
A di 13 Maggio per havere fatto tre centine con 3 tavole di bottega che servono per segnare la pianta della piramide del Campanile ordinò detto—1:50
A di 30 Giugno Per haver fatto di legname d’Albuccio longo palmi 8½ largo palmi 8½ quadro con due traverse sotto l[onghe] palmi 8 l[arghe] palmi 1 l’una lavorato in traversato polito serve per disegnare sopra e sotto fattoci le code di rondine à tutte 4 le facciate di tavole d’albuccio l[onghe] l’una palmi 2 che servono da levare e mettere da tutte le bande ordinò il detto Signor Pietro Pauolo soprastante—5
A di 21 Agosto Per 4 tavole d’albuccio adrizzate con la pialla longhe l’una palmi 10 l[arghe] ¾ servono per modello delle statue al Campanile—1
A di 28 7.bre Per haver fatto li panni per una statua che và sopra al Campanile con 5 tavole d’albuccio longhe palmi 9 l[arghe] palmi 1 luna ordinò il detto Cavaliere Bernino adrizzate con la pialla—1 . . .
[fol. 422r] Il sopradetto conto revisto e tarato importa netto scudi sei cento quattordici, baiocchi 78, e cosi dicho—614.78 . . .
A di 5 Febraro 1643 [signed Gianlorenzo Bernini, Pietro Paolo Drei, soprastante, and Giuseppe Drei, fattore]
DOCUMENT 13
5 October 1639
AFSP, piano 1, serie 3a, vol. 200, fol. 137r
Fully transcribed by Pollak 1928–31, 2: reg. 259
Letter from the Congregation of the Fabbrica to Luigi Bernini
Molto Mag.co mio am.mo
Questa Sacra Congregatione della fabbrica hà resoluto d’ordine di Nostro Signore che dovendosi nelle doi facciate principali del Campanile metter l’Arme di S. Beatitudine ciascheduna delle quali sarà retta da doi statue, rappresentanti doi Vittorie, che da Voi si faccino doi delle medesime Statue, conforme al modello che vi si manda fatto d’ordine di Nostro Signore et della Sacra Congregatione dal Cavaliere Bernino; s’avverte però conforme il medesimo Cavaliere hà messo in consideratione che dovendo le statue stare al scoperto è necessario che sieno tutte d’un pezzo, e quanto alla qualità del Marmo che sia saldo, et di buona pasta, non però di quella esquisita bianchezza, che sarebbe d’una statua vista da vicino necessaria: compiacendovi però d’accettar questa carica desidera questa Sacra Congregatione d’haverne subito la risposta, e quando vi vogliate attendere accio li marmi, che per tale effetto bisogneranno, possino venire con più facilità, et prestezza, potete trasferirvi subito a Carrara per farli abbozzare, che nel medesimo tempo sarà pensiere della medesima Sacra Congregatione di farvi sumministrare nella solita lista denari per il viaggio, e per le medesime statue, come anco per il Mercante, che darà li Marmi quando harete avisato che sia. E Dio vi feliciti. Roma. Tutto Vostro.
DOCUMENT 14
Undated, ca. 1641–43
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 467, fols. 182r–85v
Partly transcribed by Basso 1987, 1:65–67
Description of the privileges and function of the Fabbrica of St. Peter’s. I have dated the document on the basis of the years served by the various cardinals mentioned.
[fol. 182r] Ristretto delle Facoltà, et Stato della Fabrica di S. Pietro
Alla fabrica di S. Pietro da Molti Sommi Pontefici sono stati concessi diversi Privilegij et Facoltà è frà l’altre ne esercita dui. L’una di far eseguire li legati Pij lasciati à luoghi, ò persone Pie certe ò vero à luoghi Pij, ò persone Incerte, ò vero persone, è luoghi Incapaci, ò che repudiano li legati, ò non si possono adimpire, ò son lasciati pro male ablatis, ò pro exoneratione conscientie. [margin: facoltà della fabricca Vide Jul. 2 const. 23 leo X] et quando fà eseguir li detti legati certi frà trè anni dal di della morte del testore [margin: Clem 7 const. 3 et 9] ritien per se il quinto, et il resto lo consegna al legatario, et quando dopò detti tre anni ne ritiene la metà et l’altra la da al legatario. [margin: Paul III const. 31; Jul. 3 const. 15] Quando poi fà eseguire li legati pij Incerti, ò In altri casi sopradetti tutti li ritiene per se la fabrica perche Intieri gle si concedono le sue facoltà. [margin: Quaranta in Sum. Bull. In verbo Fab. S. Petri]
L’altra è di procedere per la recuperatione de beni Ecclesiastici male alienati, et quando è luogo alla recuperatione à favore delle Chiese li frutti mal presi dal di dell’occupatione s’applicano alla fabrica, et li beni si rendono alla Chiesa, et se non vi sono frutti da rendersi se ne da della proprietà il terzo alla fabrica, et gl’altri due terzi alle Chiese, alle quali spettano li beni, [margin: Pius V.s const. 95, 96 et 97.]
Queste facolta l’esercita la fabrica in Roma avanti II suo Giudice Ordinario, o altri della Congregatione della medesima fabrica. Hà più procuratori, che deputa à far queste cause, à quali da per mercede il quinto di quello, che Incammerano à loro spese.
[margin: Come è dove s’essercitono dette facoltà] L’essercita nello Stato Ecclesiatico, et Malta, dove spedisce li suoi Commissarij [fol. 182v] con le facoltà opportune, et gli dà la medesima porzione del quinto.
In Napoli et suo Regno dove hà il Commissario generale che ne sostituisce dell’altri, Il Segretario Advocati, Notaio, et Tribunale formato, nel quale sono le cause giudicate da trè Consiglieri Regij stipendiati dalla fabrica, che si deputano dal Vice Rè cosi d’accordo quandovi si eresse il Tribunale et al detto Segretario per suo emolumento gli da 15 ducati per cento di quello, ch’Incammera.
L’essercita anch’In fiorenza dove Il Nuntio, è Giudice deputato dalla Congregazione, et vi fà un procuratore per le cause con il detto emolumento del quinto.
Il Governo della fabrica spetta al suo Collegio, che dà Papa Clemente 7° nella Const.e generale fu da principio stabilito di 60 persone, ma dopò si ridusse il Collegio In una Congregazione già d’Alcuni Prelati sin’all’anno 1590. Che Papa Sisto ne fece capo il Signor Cardinale Pallotta Arciprete di S. Pietro ma dopò vi furono agiunti In diverse volte molti Signori Cardinali et Prelati et hora sono oltre l’Eminentissimo Signor Cardinal Arciprete li Cardinali Lanti, Cappone, Crescentio, Spada, Santa Cecilia, Pallotta, Franciotti, Durazzi, Baldeschi, Raggio, Cesio, et de Prelati. Monsignor Auditore della Cammera, Monsignor Thesoriero, Monsignor Ghislieri, Monsignor Labbia, Monsignor Franzone, et Monsignor Albritio. Giudice Il Signor Virgilio Vespignani, Avocato il Signor Francesco Coltelli, Economo Il Signor Avocato Andrea Ghetti, Il Signor Claudio Roviero Segretario.
Li sopradetti Signori Cardinali, Prelati, et Ministri fanno la Congregazione generale alla qual’è commessa la total cura della fabrica delle sue entrate, et affari, et quello, che da lei sopra ciò s’ordina [margin: Congregazione generale] [fol. 183r] è approvato per ben fatto, et è eseguito, et si fà due volte il mese In Casa del Signor Cardinale Lanti.
Dalla sopradetta Congregazione per più facile speditione dei pagamenti all’operarij, ministri, et altri creditori della fabrica si deputano alcuni di loro per far ogni fine del mese In altra Congregazione, che si chiama particolare, quale pure si fà In Casa del Signor Cardinale Lanti, [margin: Congregazione particolare] et vi intervengono il medesimo Signor Cardinale Lanti, Monsignor Franzone, Il Giudice, l’Economo, Il Segretario, Il Computista, l’Architetto, Il Soprastante et il Fattore da quali si fà una lista di tutto quello che si deve pagare, et à chi è per qual causa dal Segretario si fa l’ordine diretto alli Depositarij d’essa Fabrica, che sono li Signori Acciaioli, et Martelli, et si sottoscrive dal medesimo Signor Cardinale Lanti, Monsignor Franzone, Economo, Segretario, Computista, Architetto, Soprastante, è fattore si manda poi à detti Signori Depositary che paghino come si è detto alla fine d’ogni mese.
Si fà di più un’altra congregazione particolare sopra le liti ogni settimana avant’al Giudice, con l’intervento del’Economo, et Procuratori per la loro buona speditione.
Tiene la fabrica gl’affitti offitiali, et ministri stipendiati cioè l’Avocato con 40 scudi l’anno, il Giudice con 60 scudi, l’Economo con venti scudi il mese, l’Architetto con 16:66 scudi Il Segretario con scudi 10, Il Computista con scudi 8. Il Soprastante con scudi 10, Il fattore con scudi 9 ogni mese, [margin: Humolumenti et provisione delli ministri]
Tiene di piu due sacerdoti, che celebrano quotidianamente In S. Pietro per suffraggio dell’anime dei Benefattori, et per quelle subvensioni, che riceve per li legati, che se gl’applicano, et à questi Sacerdoti da ogn’anno per lor provisione scudi 50 per ciascheduno. [margin: Sacerdoti, che celebrano quotidianamente per l’anime de Benefattori]
[fol. 183v] Hà la fabrica ogn’anno d’entrata circa m/65 scudi che li cava Di Spagna m/20 scudi l’anno, che i sommi Pontefici reservano alla fabrica quando concedono per quei Regni la Cruciata restando però ogni 6.0 anno libera detta Cruciata da questo pagamento; et questi li resquote per la fabrica il Nuntio li paga In Madrid ad un’responsale di detti Depositary, et son fatti buoni qui dopò la prima fiera, che succede fatto il pagamento à detti responsali. [margin: Entrate della fabrica quante siano et In che consistono]
Di Portugallo per causa della detta Cruciata altri m/10 scudi l’anno, che si resquotono dal Collettore, che ne ritiene per sua regaglia un per cento li paga là al Responsale delli Depositarij, quali dopò trè mese li fanno qui buoni alla fabrica.
Da Napoli esige ogn’anno m/12 ducati sopra alcune Gabelle per la rata che d’esse restituiscono li Reggij esatte dalli Ecclesiastici cosi tassata, et applicata alla fabrica da Paolo V.o, et questi si resquotono dal Nuntio, che se ne retiene 10 per cento per le sue fatiche, et diligenze in esigerli, et paga di piu la fabrica ad un’altro ministro altri 5 per cento per detta esigenza, et questi esatti li pagono al Responsale la di detti Depositary che li fan’rimettere quà et li fanno buoni alla fabrica.
Risquote di piu In Napoli dal Segretario per li utili, che si cavano da i legati, et cause, che si fanno là et per tutto il Regno da 1500 ducati il mese, che si pagano ogni due mesi In mano di detto Responsale delli Depositary, et si rimettono quà, et si fan’buoni, come gl’altri danari, che si resquotono per la Fabrica In Napoli.
Et li restanti m/5 si calculano per gli utili, che si cavano dalle Comp.ni, et cause, che si fanno In Roma, et altri luoghi sopranominati.
[fol. 184r] [margin: Debiti ch’ha la fabrica] Restano alla fabrica de debito certo 4626 luoghi di monti non vacabili venduti da lei In due volte In tempo di Paolo V.o sopra le dette entrate, cioè della prima erettione luoghi 2816; per li quali paga di frutto ogn’anno scudi 14079.96, et della 2. erettione luoghi 1810. per li quali paga di frutto ogn’anno altri scudi 9053.12; et cosi paga per detti frutti ogn’anno scudi 23133.12, quali si pagano ogni bimestre la rata da detti Depositary con lista spedita dal Signor Cardinale Lanti, Monsignor Franzone, Segretario, et Computista.
Et de i monti della prima erettione ne estinse la fabrica dell’anno 1631 luoghi 100 et restano hoggi tutti al numero sopradetto luoghi 2816.
Il Debito dell’altre spese, che si fà per il servitio della fabrica è Incerto, quando più, et quando meno, secondo il bisogno, et l’occasione, pure si potria calculare circa scudi 3000. il mese.
Non hà la fabrica altri debiti di consideratione eccetto de i monti come sopra, come si è detto, perche con li detti suoi Depositarij da un mese all’altro s’aggiusta.
[fol. 185v] Per Monsignor Illustrissimo Franzoni facoltà della fabrica.
DOCUMENT 15
1641
AFSP, piano 1, serie 2, vol. 33, fol. 515v
A packet of correspondence inscribed: “Memoriali diversi alla Sacra Congregarione della Fabbrica dell’anno 1641”
Letter addressed to Il Signore S. Andrea Ghetti from Giovanni Gervasio et Domenico Zamaoni
Molt’Illustrissimo et Eccellentissimo Signore
Giovanni Gervasio, et Domenico Zamaoni da Monte Rotondo appaltatori delli travertini per servitio delli Campanili della Reverenda fabrica di S. Pietro humilissimi Servitori espongono à Vostro Signor Molt’Illustrissimo, che dovendosi fare il saldo loro del conto vecchio de travertini da loro dati l’oratori per la conduttura di detti travertini perche cosi li fù ordinato, fecero una spesa grandissima in condurli in Roma, per esser in quell’anno il fiume quasi senz’acqua, che oltre all’ordinario, li è stato solo il porto delle barche d’Interesse sopra cinquecento scudi; et l’oratori l’hanno fatto, perche li è stato commandato dalli ministri della Reverenda fabrica, et anco per vedere la necessità di detta fabrica, et confidati nella benignità della Congregarione, che non permetterebbe mai una tanta perdita dell’Oratori, havendo anco condotti sei pezzi d’architravi mai piu da monte Rotondo cosi grossi condotti, similmente con maggior loro spesa: Ricorrono però alla sua benignità, voglia haver riguardo à queste loro Interessi, et honorarli della sua protettione nella S. Congregatione, acciò siano reintegrati di detta perdita, che lo riceveranno à gratia singularissima.
DOCUMENT 16
22 May–27 June 1641
Various bills and payments pertaining to the construction of the wooden pyramid
A. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 618, FOL. 135R
FULLY TRANSCRIBED BY POLLAK 1928–31, 2: REG. 297
BILL FROM GIOVANNI BATTISTA SORIA FOR WORK ON THE PYRAMID
A di 4 luglio 1641
Conto d’lavori di legnami fatti in servitio del Modello per la Piramida Posta sopra il Campanile di S.o Pietro a tutta Robba da me Giovanni Battista Soria conforme al’ ordine del Signor Architetto.
Per haver fatto il Piede della Piramide alto palmi 17 largo palmi 45 tutto Centinato per quatro faccie con suo imbasamento scorniciato con 4 Mezzanini con sui stipidi architrave e soglie e suo Cornicione atorno con li modelli fatto in 16 pezzi da disfarlo con Armatura di travicelli e filagnie et incatenato bene per poterlo tirare in alto per metterlo in opera acio non si guastassero il tutto fatto a mie spese Robba e fattura monta—scudi 390.
Per havere fatto tutta la Piramida in tre Pezzij alta tutta palmi 60 larga nel suo Piede 33 fatto ciaschedun pezzo Centinato il Primo fatto in dui pezzi il secondo fatto in quatro Pezzi il terzzo in altri quatro pezzi con sue squadre et Armature di travicelli e filagnie per incatenarli acio si possino tirare in cima e mettere in opera tutti detti pezzi Coperti di tavole di Antano con tutti li sui resalti et Coste nelle Cantonate fatto il tutto a mie spese robba e fattura insieme—scudi 785. Che in tutto soma . . . scudi 1175 . . .
A. Ghetti Economo
Giovanni Lorenzo Berninj Architetto
Pietro Paolo Drei soprastante
B. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 282, FOL. 41V
THE COVER OF THE VOLUME IS INSCRIBED: “SOPRASTANTE. LIBRO DELLE TAGLIE.” THE SPINE IS INSCRIBED: “SPESE 1637 AL 1656.”
PARTLY TRANSCRIBED BY POLLAK 1928–31, 2: REG. 295
PAYMENT TO GIUSEPPE DREI FOR WORK ON THE MODEL OF THE PYRAMID
[27 May–22 June 1641] A Giuseppe drei fattore scudi 82 baiocchi 30 moneta per altre tanti da lui pagati à diversi falegnami è Intagliatori che lavorano per servitio del modello della piramida del Campanile, cioè Candelieri, Banderola, Palla, Croce è Cochiglia—82–30.
C. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 277, FOL. 129
THE SPINE OF THE VOLUME IS INSCRIBED: “SPESE 1636 AL 1657”
PARTLY TRANSCRIBED BY POLLAK 1928–31, 2: REG. 298
PAYMENT TO GIUSEPPE DREI FOR WORK ON THE MODEL OF THE PYRAMID
[1641 July 27] A Giuseppe Drei fattore scudi centovintisette baiocchi 10 moneta (oltre à scudi 82 baiocchi 30) moneta havuti, et sono per resto, e saldo di scudi 209–40 moneta per diverse spese minute fatte per servitio della piramida del Campanile conforme il conto—127–10.
D. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 618, FOL. 139R
PARTLY TRANSCRIBED BY POLLAK 1928–31, 2: REG. 299
ACCOUNT OF EXPENSES FOR THE MODEL OF THE PYRAMID SUBMITTED BY THE FACTOR, GIUSEPPE DREI
Adi 22 Maggio per tutto li 27 Giugno 1641.
Conto di Spese diverse fatte da me Giuseppe Drei fattore, per li sottoscritti lavori per servitio della Piramide, fatta per modello sopra il Campanile, parte de quali sono stati fatti à cottimo, et parte à Giornata, cosi d’ordine del Signore Architetto.
Per haver fatto Otto Candelieri alti palmi 12 l’uno larghi palmi 3 con suo piedestallo, balaustro, sono costati giuli 63 l’uno insieme scudi 50.40
Per numero otto fiamme sopra a detti di Intaglio con doi festoncini per ciascuno et due api, et bacelli intagliati scudi 17.60
Per numero quattro Zoccoli sotto a detti alti l’uno palmi 2¼, con sue Armature e coperti di Tavole et centinate scudi 2.40
Per numero quattro cochiglie, cioe due palmi 10¼, et l’altre due palmi 9 insieme importono scudi 12.
Per haver fatto quattro festoni con sua anima, et foglie di rilevo alti l’uno palmi 30 larghi palmi 3¼ insieme importono scudi 32.
Per haver fatto quattro Pesci di tutto rilevo di palmi 12 l’uno grossi nel maggiore palmi 3 con sue spanne intagliate scudi 48.
Per haver fatto quattro Aponi alti l’uno palmi 3 scudi 4.40
Per haver fatto il piede della palla alto palmi 10 largo palmi 7½ nel maggiore centinato, et scorniciato insieme scudi 12.50
Per haver fatto la palla alta palmi 9⅓ larga 9⅓ con sua Armatura dentro, et coperta di Tavole scudi 15.10
Per le due Chiavi contornate alte l’una palmi 17 larghe palmi 3¼ nel maggiore con sue Traverse fermate à coda di Rondine scudi 3.20
Per la Croce alta palmi 17 larga nel maggiore palmi 12 con Sua armatura e foderata di Tavole scudi 5.50
Per haver fatto la Sua Anima di Arcareccie larga palmi 75 che tiene detta opera insieme scudi 6.30
[fol. 139v] Il sopradetto Conto del Fattore importa scudi doicentonove baiocchi 40, de quali ne ha havuti a bon conto nella lista del mese passato scudi 82, baiocchi 30, che resta havere scudi centoventisette baiocchi 10 dicho 127.10
A. Ghetti Economo
Giovanni Lorenzo Berninj Architetto
DOCUMENT 17
23 March 1643
AFSP, piano 1, serie 4, vol. 24, fols. 59r–v [in the hand of Pietro Paolo Drei]
Partly transcribed by Pollak 1928–31, 2: reg. 362
Misura e stima for stonecutting on the south and north bell towers
Misura, et stima de lavori diversi d’Intaglio nel Travertino, fatti per servitio del primo, et 2.0 Campanile della Reverenda fabrica di S. Pietro, a manifattura di M. Lorenzo Flori, misurati e stimati dà noi sottoscritti come appresso e prima
Capitelli Ionichi compositi
Per intaglio di numero 24 Capitelli tondi Ionichi compositi diametro palmi 2¼ altezza palmi 2½ con sue volute, e festoni retrovati che sono palmi numero 96 faccie di piani, E più numero 25 altri piani larghi palmi 3⅓ tra membretti, e pilastri che valutati à ragione di gli 39: per ciascuno piano che sono in tutto numero 121 importono—471.90
Per l’Intaglio di numero 4 soffitti detto architravi con due rame di lauro et un’ape per ciascuno distesi insieme palmi 44 larghi palmi 1½—18.
Capitello del primo ordine del 2.0 Campanile
Per numero due capitelli tondi Isolati corintij con sue foglie, e tavole alti l’uno palmi 6⅙ larghi mezza tavola palmi 8½ e nel suo vivo palmi 4⅚ intagliati finiti di tutto che conforme al prezzo del primo Campanile à raggione di scudi 120 l’uno insieme—240.
Per la metà delle foglie d’un altro Capitello senza tavola finite di tutto intagliata di simul misura—32.50
Per altri capitelli de contrapilastri, e membretti per detto ordine cioè un contrapilastro doppio à due faccie con due seste parti, e tavole, e due altri semplici con sue seste parti, et più due membretti, uno per tre quarti delli intieri, e l’altro per un terzo con sue tavole Intagliato finito di tutto con sue seste parti, e fiori che fanno per numero 6 faccie intiere di pilastri e cinque duo decimi valutato à scudi 30 l’uno moneta—192.50
Lavoro restato imperfetto per detto ordine
Per due mezze foglie per li sopradetti Capitelli tondi Isolati cioè una mezza bozzata, e mezza slavazzata, e l’altra metà intagliata e mezza slavazzata, e l’altra métà intagliata mezza slavazzata che scandagliata importono—34.
[fol. 59v] Per due mezze Tavole che servono per compimento delle retro dette foglie per un Capitello tondo intiero, cioè una ritrovata, resta solo da frappare, l’altra metà bozzata, e metà intagliata cha scandagliate importano pro rata—32.
Per due altre mezze tavole principiate per un’altro capitello tondo, una bozzata, e non finita di ritrovare l’altra simile ma più ritrovata che scandagliato moneta—22.
Per due foglie per pilastri semplici, una slavazzata, et l’altra bozzata che pro rata importono—12.
Capitelli per il 2.0 ordine di detto Campanile
Per numero 4 Capitelli compositi per detto ordine che servono per le Colonne, che escono fuori li tre quarti del suo vivo con due volute e foglie frappate, e fiori finiti di tutto alto l’uno palmi 5 1/24 largo nella sua tavola palmi 6½ e nel suo vivo palmi 3⅝ quali valutati per ogni faccia de piani scudi 20 per faccia che per ciascuno delli sudetti importono scudi sessanta e baiocchi quattro moneta—240.
Che insieme importono scudi mille duecento novanta quattro baiocchi 90 dichiaro—1294.90
A Ghetti Economo
Gianlorenzo Bernini Architetto
Pietro Paolo Drei Soprastante
DOCUMENT 18
9 May 1644–7 December 1647
ASR, Fondo Spada-Veralli 563 (unpaginated)
Letters between Virgilio and Bernardino Spada
A. 9 MAY 1644 [BERNARDINOS HAND]
Mi pare che Vostra Reverenza mi dicesse una volta d’haver trovato il dissegno fatto da Michel Angelo de la fortificazione di Borgo, e forse d’haverlo mostrato ò dato al Cavaliere Fiorenzola? Volentieri saprei s’io mi ricordo bene, e se li fussi modo che lò potessi vedere.
B. 31 MAY 1644 [BERNARDINOS HAND]
Sò quanto affetto e stima Vostra Reverenza conservi verso il Signor Cavaliere Bernino, e quanta parte gli è noto ch’io le conservo d’l’una e d’I’altro accresciute ambedue da continue cortesie et amorevolezze che ne ricevo in ogni tempo et in ogni occasione.
C. 2 APRIL 1645 [BERNARDINOS HAND]
Illustrissimo Cardinale Lanti mi disse hiermattina che quando venerdi [31 March 1645] si calò da la predica in S. Pietro Sua Eminenza disse à Nostro Signore che per il negotio de la facciata haveva fatto Capo anco à Vostra Reverenza Che Sua Santità ne mostrò gusto si come mostrò disgusto che poi cardinale? lante? non fusse intervenuto ancora ne la Congregazione dicendo che poteva chiamarlo—Concluse che subito che poteva, voleva che si tenesse la medesima Congregazione inanzi à Sua Santità.
Il Cavaliere Bernino è stato da me, e parte perch’egli mostra questo desiderio parte perche anco il Cardinale Lanti dicendosi hieri ch’il Cardinale Pallotta voleva tornare à veder i fondamenti soggiunse che sartia bene vi fusse Vostra Reverenza mi hà ricercato à pregar Vostra Reverenza di voler andarvi e condurlo in sua Compagnia con la presenza d’un Capomastro e d’un Pozzattero. Questa al Cardinal Pallotta sembra che non hà parlato con rissolutezza di questa nuova revisita la quale stimarà sarà forse manco necessaria quando saprà ch’il Cavaliere Bernino quale fù in sua Compagnia vi sia tornato in Compagnia di Vostra Reverenza con la quale il medesimo Cavaliere desidera parimente non poco di Commodità di discorrere in Camera al tavolino.
D. SATURDAY, 23 SEPTEMBER 1645
[Virgilio’s hand]
Il Signor Cavalier Bernino assieme con gl’altri architetti è stato intimato a portare in congregazione della fabrica da farsi lunedi prossimo i disegni del nuovo campanile si come anche portarà quelli dell’incrostatura di S. Pietro. M’hà pregato a suplicare Vostra Eminenza che li vogli far questo piacere d’intravenirci e dovendo disegnare domattina non può egli essere di persona da Vostra Eminenza come farebbe per supplicarla a differire l’andare a Tivoli quando per altro havesse pensato d’andarci.
[Bernardino responds on the same sheet of paper]
Mi trovo impegnato con Monsignor Argueglio Auditore di Rota Spagnolo d’andar à Tivoli domani e vorrei non haver? à trovarmi fuori più oltre di mercoledi à fine di non mancare per la 2.a volta à la Congregazione del S. Uffizio inanzi al Papa. Il Cavalier Bernino è stato questa mattina da me et hà trovato l’impegno in che mi trovavo. Gli hò detto che il Borromini viene meco e consequentemente che non li sarà fatto concorso se la Congregazione di giovedi saltera da lui: Mi hà pregato à ? con Vostra Reverenza che inanzi il ? de la Congregazione vogli fargli non poco di spianate col Cardinale Lanti Capponi ò simili in ordine à intimargli la buona volontà del Papa verso di lui.
E. 28 OCTOBER 1645
[Virgilio’s hand]
. . . Hieri il Papa mi fèce chiamare col Rainaldi e mi mostrò il disegno della facciata portatagli (cred’io) la sera avanti dalla Signora Donna Olimpia, e stessimo con Sua Santità più d’un hora, e con che in carta, poca cosa comparisce assai, il Papa mostrò di gustarne, Questa: mattina per bizzaria hò tirato giù l’achiusa scrittura senz’animo di valermene, nondimeno non stò quieto d’animo, e mi passa per la fantasia il consigliarmene col Signor Cardinal Panfilio tutta via non farò niente senz’il consiglio di Vostra Eminenza.
[Bernardino’s hand]
. . . La scrittura di Vostra Reverenza si può in qualche cosetta render meno bizzarra. Circa il consultarla, io cominciarei dal Cardinale Panzirolo, e poi anco (se bene lui l’approbasse) crederei fusse da pensar qualch’altro poco à parlarne con chi che sia. Vero è che senza parlarne al Cardinale Panfilio, non ne pariarei al Papa. Mi dà fastidio che Donna Olimpia pretenderà di dover esser forte considerate più d’ogn’altro et il Rainaldi saprà dar qualche grillo con essa lei, di l’attraversamento di Vostra Reverenza.
F. 7 DECEMBER 1647 [BERNARDINOS HAND]
Hò mandato prima D. Cosimo e poi il Gandolfino e l’uno e l’altro hà referito che la Casa del Borromino non hà fenestre se non sul fiume e che non l’hanno potuto vedere ne parlargli. E perche per via di certe Donne se gli è fatto sapere, hà fatto rispondere che mi ringratia e che non desidera altro che un poco da mangiare, non li essendo il modo d’uscire. Il che mi pare grande cosa, e massimamente che dovrebbe rompere una de le muraglie confinanti con l’altre case. Tutto senza d’avviso a Vostra Reverenza caso che conosca poco coopératione? a salvarlo.
DOCUMENT 19
26 October 1644–1657
ASR, Fondo Spada-Veralli 283 (unpaginated)
Excerpts from the diary of Virgilio Spada
[1644] A di 26 8bre cominciai à servire Papa Innocenzo X.o di Elemosiniero segreto, e pochi giorni dopò volse, ch’io vestissi di pavonazzo, e che havessi anco grado di Cameriere Segreto, e non furono bastanti tutte le diligenze della Congregazione, e mia per sfugir tale deviamento dal mio istituto che per dar campo à quelli stetti ritirato frà Tivoli, e frascati un mese, restai nondimeno Preposito della Congregazione benche non vi potevo capitare, che rare volte.
[1645] Obbligo di m. Virgilio Spada del fare l’altar maggiore nella chiesa di San Paolo di Bologna 16 maggio per gl’atti di Paolo Vesp. Notaio capitolino in Roma
[1647] A di 12 Luglio Io andai à S. Martino per servizio della Signora Donna Olimpia
[1653] A di 13 8bre andai col Papa à S. Martino, e stessimo fuori 18 giorni, tornando alli 29 detto.
A di 22 9bre andai à S. Martino con un’architetto Domenico Legiende [sic] e tornai à Roma alli 30 detto per servizio della Signora Donna Olimpia, e per architettare le fabriche da farsi.
[1654] A di 7 Gennaio andai à S. Martino in lettiga, e vi stetti 16 giorni e tornai à Roma alli 22 detto.
A di 12 Marzo andai à S. Martino con la mia Carozza à 4 Cavalli, et alli 19 passai à Castel Viscardo, et alli 21 fui di ritorno à S. Martino, et alli 28 in Roma.
A di 21 [Aprile] Partij per S. Martino, andai à Castelli de Prencipi? della Teverina, e tornai à Roma li 30 aprile.
A di 4 Maggio andai à S. Martino, e ritornai à Roma alli 25.
A di 7 Maggio partì Nostro Signore per S. Martino, et alli 22 tornò in Roma. Vennero quasi tutte le Creature in diversi giorni, Spada, Sacchetti, e Montalto anco vi vennero invitati, oltre li 3 Cardinali Barberino, Rosetti vi venne non invitato.
A di 28 Maggio tornai a S. Martino con la Signora Donna Olimpia Panfilij, dove stessimo sino alli 19 Giugno e la sera de 20 a hore 3 di notte fossimo à Roma e tanto all’andare quanto nel tornare fermassimo à Capranica del Signor Cardinale Maidalchini, e nel detto tempo andassimo un giorno à Monte Calvello, e tornassimo l’altro. Il signor Cardinale Raggi venne à S. Martino dopò di noi, e tornò à Roma 2 giorni dopò noi.
A di 2 luglio tornai à S. Martino con 5 bocche, e 4 Cavalli e gionsi la sera e tornai à Roma pure in un giorno li 13. detto
A di 21 detto [Luglio] tornai à S. Martino dove stetti sino alli 8 9bre, nel qual giorno tornai à Roma cola mia Carozza à 4 in un sol giorno, e trovai Sua Santità alquanto indisposta, mentre stette à S. Martino andai un giorno col Signor Cardinale Vidman, e Monsignore Vital.o Visconti Governatore di Viterbo à Capo di Monte, e tornai l’altro di.
A di 22 detto [Nov.] tornai à S. Martino col mia Carozzina à 4 e col Bolina architetto, e la sera stessimo à Capranica e la mattina havessimo la neve
A di 25 detto [Nov.] andai col detto à Monte Calvello, e tornassimo alli 27 con neve.
A di 30 detto [Dic.] mi partij da S. Martino per Roma, havendo chiuso la terra di maniglie, chiuse le porte, e munitola di Cento soldati del Luoco, stante la pericolosa salute di Nostro Signore, e non era ancor l’anno che si era principiato à fabricare d’ordine di Sua Santità e con la mia soprintendenza.
[1655] Al primo Gennaio gionto in Roma dove trovai Sua Santità disperato da Medici, ne mi lasciai vedere per non distraherlo da i pensieri dell’altra vita.
Alli 7 detto [Gen.] a hore 14¾ Giovedi mattina morì Sua Santità dopo esser stato 9 giorni senza mangiare poiche il Mercordi della settimana precedente haveva preso un brodo con doi rosci d’ovo, e poi non prese altro che per li primi 4 giorni dopò prendeva certo giulebbo? gemmato con grande stento e provocandogli il Catarro, pareva che si affogasse, onde desisterno anco da questo, e nondimeno visse con tanta forza, e senso, che maneggio il braccio destro fortemente sino all’ultimo. Non hebbe mai febre, non volse alcuno medicamento et hebbe tutti i sacramenti della Chiesa con l’assistenza del Padre Oliva Giesuita Predicatore di Sua Santità. Diede gran edificatione coll’haver convocato tutti i Cardinali e fattoli un raggionamento molto pio, poi chiese perdono alla fameglia, restituì le Cariche alli Principi Panfilio e Ludovisio, e vidde tutti i Parenti, da quali si era alienato d’animo.
Io con Sua Santità hebbi grandissima entratura dal primo giorno ch’entrai a servirlo sino al Parentado Malatesta à segno che quasi mai prima mi vedeva, che non mi chiamasse, e per varij accidenti si ando disgustando à segno che il 7bre 1653 mi fece da Monsignor Bertucci Datario chiedere i Conti dell’elemosine, quali io dissi di non haverli tenuti di non haver possuto, di non haver douuto mà li feci costare, che non mi ero valso di scudi m/22 che erano anco al Monte della pietà in credito della Dataria, e rimasto perciò sodisfatto, tornò alla primiera confidenza, appogiandomi le fabriche di S. Martino, per le quali in più volte vi stetti mesi otto e giorni 28 sino che Sua Santità morì, havendolo lasciato quasi che finito con spesa di circa scudi m/45 oltre le spese precedenti fatte dalla Signora Donna Olimpia.
[1657] A di [?] Maggio la Madonna Maria andò à Viterbo per il parto della Madonna Eugenia Maidalchini sua figliola e mia nepote quale la sera di 14 Giugno le 2¼ si scaricò d’un maschio felicemente e fù tenuta à batesimo dalla Signora Donna Olimpia Principessa di S. Martino e dal Signor Cardinale Spada e li fù posto nome Innocentio.
DOCUMENT 20
5 February–4 August 1645
Documents recording the supplies issued and payments made for the sounding before the facade of St. Peter’s
A. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 266, FOL. 41, LEFT
ENTRATA E USCITA OF MATERIALS, KEPT BY BENEDETTO DREI, FACTOR OF THE FABBRICA OF ST. PETER’S. VERY BADLY WATER DAMAGED. A NUMBER OF DIFFERENT HANDS ARE EVIDENT HERE.
A di 5 febraro 1645 per tutto il primo Marzo di detto anno da Giuseppe Galeone per servitio del Tasto fatto avanti la facciata di S. Pietro Chiodi diversi libre sessanta sette—67
B. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 266, FOL. 64, RIGHT
A di 7 Settembre 1644 per tutto li 6 Aprile 1645 Chiodi consegnati di diversi è per il Tasto fatto avanti la facciata di S. Pietro come per ordine del Soprastante libre trecento ottanta è mezza.
C. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 23, FOLS. 107RV
BILL SUBMITTED FOR PAYMENT 4 AUGUST 1645 IN A VOLUME INSCRIBED: “SPESE 1645 AL 1647” (IN THE HAND OF PIETRO PAOLO DREI)
A di 8 Aprile 1645
Misura, e stima della Cavatura del Tasto fatto sopra la scalinata avanti la facciata di S. Pietro sotto la Crepatura Maestra avanti la Porta che conduce alla Cappella del Battesimo, et altre manifatture per detto servitio, il tutto fatto da Maestro Giovanni Maria farè Pozzatto, misurato e stimato da noi sottoscritti come appresso appare SS.
Per la Cavatura del primo Tasto che non fù seguito per essersi trovato alcune riseghe di Muri longhe palmi 17¼ larghe palmi 17¼ fondo registrato palmi 16 con due piani di puntellature in Croce, et à traverso le Tavole intorno alli lati insieme importono—14–40.
Per il Massiccio Tagliato sopra al Tasto sudetto, et all’altro che seguì al fondo, et dentro lo sfondo tra una colonna, e l’altra insieme Ca: 8 p. 22—8.
Per la Cavatura dell’altro Tasto Maestro, che in tutto e profondo palmi 80 e palmi 17 largo palmi 15, e fattoci doddici piani di puntellature, et à ciascuna di esse sei legni per traverso alle tavole et in Croce; con piane et filagne che servono per tiranti, et incatenature, cavata la terra, e ruine e Creta nel fondo, e tirato ogni cosa sopra Terra con la Burbura, e canochia & insieme importono—160.
Per haver tagliato una formetta nel Massiccio per trovar la Crepatura palmi 8 alti palmi 7 larg. palmi 3½ m.ta—2–40.
Per haver vuotato un’vano, o grotta trovata in testa a detta formetta per poterci entrare à riconoscere la Materia del fondamento longo? palmi 14 largo 7 alto palmi 4½ m.ta—3–80.
Per la Cavatura della formetta che attraversa tutta la grossezza del fondamento per riconoscere la Materia da una parte, e l’altra longa palmi 46 alta palmi 7 larga registrato palmi 2¾ m.ta—9–20.
Per la Cavatura dell’altra formetta accanto il fondamento per di dentro sotto il portico che va à ritrovare il pozzo longo palmi 29 alto palmi 9 largo registrato palmi 3 puntellata con tavole, e traverse m.ta—5–80.
[fol. 107v] Per haver tagliato il Massiccio per entrar nel pozzo da detta formetta longo palmi 13 largo palmi 5 alto palmi 7 et fatto altri stracci tanto in detta formetta, come nel pozzo, e vuotato il pozzo dal fango, e ruine per ritrovar il suo fondo, e murati li sudetti stracci—12–60.
Per l’altra formetta cavata nel fondo del Tasto e fondamento per ritrovar la Crepatura della quale si era trovato il fine nell altra di sopra longo palmi 13 alto palmi 7 largo palmi 3½ nell’acqua—5–20.
Per l’altra formetta nella Chiavica sotto il portico per rincontrare il fondamento longa palmi 62 con li due bracci per traverso in testa alta palmi 11 registrata larga registrata palmi 3½, e puntellata m.ta—10.40.
Per haver tirato l’acqua con le burbure, tanto dal Tasto, quanto dal pozzo dall 21 febraro per tutto li 7 Aprile 1645 continuamente, di notte, e giorno, si come anco le feste, insieme importono—138.
Per haver fatto un’altro Tasto piccolo nel fianco del Campanile verso Campo Santo per ritrovarci la risega, fondo sino al pelo dell’acqua palmi 28 largo palmi 6 per ogni verso m.ta—5.
Insieme importono scudi trecentosettantaquattro baiocchi 80 moneta dichiaro—374–80.
A. Ghetti Economo
Giovanni Lorenzo Berninj Architetto
Pietro Paolo Drei Soprastante
D. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 25
LISTS OF PAYMENTS TO BE MADE, COLLECTED IN A PACKET INSCRIBED: “SPESE 1640 AL 1650.”
[fol. 213] A di 29 Aprile 1645
. . . A Giuseppe Drei fattore scudi Cinquanta di moneta per altre tanti da lui pagati à Giovanni Maria fere Pozzattero oltre ad altro scudi 271 havuti per il tasto fatto alla facciata di S. Pietro—50.
[fol. 225] A di 4 Agosto 1645
. . . A Giovanni Maria fere Pozzattero scudi cinquanta tre baiocchi 80 moneta oltre a scudi 321 havuti e sono per compimento di scudi 374 baiocchi 80 che importa il tasto fatto avanti la facciata di S. Pietro conforme al Conto e stima sotto scritta del Signor Architetto e soprastante—53.80.
E. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 290, UNFOLIOED
RECORD OF THE DAYS WORKED BY MEN FOR THE FABBRICA IN A VOLUME KEPT BY THE FACTOR, GIUSEPPE DREI. THE SPINE IS INSCRIBED: “SPESE 1640 AL 1648.” THE COVER IS INSCRIBED: “FATTORE. GIORNATE DI HUOMINI 1640 LIBRO MASTRO.”
A di 3 Aprile per tutto li 29 detto 1645 Rimette la terra per il tasto della facciata. [Sixteen men have worked on this task.]
DOCUMENT 21
27 March 1645
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 162, fol. 55v
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1642 ad Annum 1653”
Partly transcribed by Ehrle 1928, 23n. 105
Die Lunae 27 Martij 1645
Fuit Congregatio Generalis R fabrice S.ti Petri in Palatio Emin:mi et R:mi D Cardinalis Decani in qua sine RRmis DD Prelatis et alijs officialibus intervenerunt soli Emin.mi et R.mi DD Cardinales Decanus, Capponius, Spada, Pallottus, Franciottus, Cesius, et Theodolus ad effectum exquirendi sententiam à diversis Architectis et alijs fabricarum, Peritis super ruptura sui ut dicitur, pelo, quae in anteriori parte sacrosancte Vaticanae Basilicae reperitur = Periti autem fuerunt infrascripti = Eq. Joannes Laurentius Berninus eiusdem R. Fabricae Architectus, Hieronymus Raynaldus, Ludovicus Arriguccius, Franciscus Bruninus, Paulus Maruscellus, Martinus Longus, PD Cyprianus Artusinus Abbas Camaldulensis, P. Antonius Saxus à Societate Jesu, Petrus Fontana. lis omnibus separatim admissis unus post alium suam desuper coram dd. Emin:mis retulit sententiam.
DOCUMENT 22
Undated, early spring 1645?
APSP, vol. 1, #13
Translation of Latin text from Grimaldi [ca. 1619] fol. 293, made for Virgilio Spada
Del fondamento del nuovo Campanile della Chiesa del Vaticano dalla banda di mezzogiorno principiato sotto il primo Agosto 1618. estratto dell’Archivio della sudetta Basilica.
Si disse per qual cagione l’antica Basilica Vaticana minacciasse ruina e che ciò accadeva perche alla parte di mezzogiorno era fondata sopra tre gran muri del Circo di Caio, e Nerone, che malamente erano bastanti a sostener la volta, et il peso de colonnati ma si aggiunge, che le mura del sudetto Circo, come, che havevano fondamenta sopra terra smossa e non sopra vera, e solida argilla, o vogliamo dir cretone, e che perciò quasi che sè n’havedesse l’Architettore del Circo, haveva nel più basso del fondamenta posto asse e tavole di Castagno per maggior stabilimento il che, benche fosse bastante a sostener la fabrica del Circo, era poco però alla gravezza d’una si gran Basilica, et al sostegno di cosi immense colonne. S’innalzava da terra il circo 40 palmi, havendone 30 di fondo; Nel fondamento del nuovo Campanile Carlo nuovo Architetto, volle in ogni modo scoprire il cretone solido e con gran fatica (conforme si dirà di sotto) fù cavata la terra in giù fino à palmi 135 dove fù ritrovato la fermezza finalmente come dicono.
Tutta quella parte del frontispicio augustissimo del Tempio, che cominciando dalla parte di quello si stende fino alla Chiesa di S. Gregorio nel Palazzo Apostolico e profonda palmi 67 in circa, et è fondata sopra ottimo cretone. Dalla detta Porta di S. Gregorio fino al Campanile nuovo (il qual spatio non è molto) si scoperse tal profondità et abrisio, che certo fù cosa mirabile e degna di consideratione. Carlo Architetto in far il fondamento all’angolo della nuova facciata verso il mezzogiorno, havendo cavati per 105 palmi di terra e non trovato pero il sodo, stabili con pali tutto il terreno con frapporre tra il vanno de pali gran copia di matoni e di selci, e con appianar il tutto con buona calcina, stabilendo sopra i pali un lastricato, o piazza di travertino, nella quale tutto l’angolar fondamento si appoggiasse; il frontispicio alto à misura di due huomini, per la longhezza del mezzo, come con tante catene con grossi sassi compagninò, et in fondarla finalmente usò esquisita diligenza; ma dubitando pure del detto angolo deliberò di fare il fondamento del Campanile fino al cretone ma più smosso, e si cavò cento trentacinque palmi (come si disse) adossando alla fabrica una immensa quantità di terra, e per quanto occupa il Campanile per la sudetta pianta stabilendolo tutto (benche la spesa fosse grande all’ottimo e generossissimo Principe Paolo V) et adoperandosi con grande applicatione che cosi profondo, e largo stabilimento di sassi; facesse ferma spalla ad esso angolo, et a tutta la facciata; di questo Campanile dunque il principio a gloria di Nostro [Signore] e di S. Pietro fu gettato da i muratori il di primo di Agosto giorno dedicato al glorioso Principe degli Apostoli nell’hora 19.
Nel battuto della via pubblica, che conduce nella Chiesa del campo santo, et al Palazzo di S. Offitio et alla Guardia di Cavalli legieri trovarono un antica via selciata, e profunda palmi 50 Romani, era per 100 palmi smossa la terra, ed io penso, che fosse ivi una valle profonda, e molto prima, che il Circo vi fosse edificato ad uso di cavare il cretone da i prossimi monti, onde restasse ripiena; dunque in circa 90 palmi ò 100 conforme appariva di essersi riempita, si vedeva l’immensa profondità, chè in vero è cosa di qualche meraviglia.
Cavata dunque che fù la terra per 100, e sei palmi, temendo l’Architetto che la machina de’ legni non cadesse e percio non apportasse qualche pericolo al frontispicio mentre si cavava a loro intorno, ordinò che ad’ogn’uno de fondamenta (secondo la pianta propria) si facessero sei pozzi i quali furono fatti di 29 palmi e mezzo; ed alcun altri di più, e meno, di profondità, secondo l’opportunità fino alla fermezza del terreno, e li detti pozzi con calci, selci e travertini più riempirono; e l’istesso fecero nè tramezzi che fossero restati tra detti pozzi, e cosi in nome di Dio fino all cima furono li sudetti fondamenti di calce, e buoni sassi gettati.
Il quinto fondamento angolare del Campanile di palmi 100 perche la notte haveva improvisamente minacciato rovina, l’Architetto subito con una gran trave, che per traverso al piano della terra haveva messo, e con altre piccole travi stabilendone il basso del fondamenta e con appoggio di molti legni providde alla rovina, ma le case più vicine subito mostrarono molte crepature.
DOCUMENT 23
Undated, ca. 22 May–8 June 1645
ASR, Fondo Spada-Veralli 448, fols. 117r–118r
Letter from Guidobaldo Trionfi responding to the discourse of Virgilio Spada
Ho studiato il libretto et sommariatolo tutto in un foglio. Ne ho mai trovato sin hora libro che parli d’Architettura cosi nobilmente con brevita, chiarezza, et profondita che piu non si puo dire circa quella materia. Resto a Vostra Paternita(?) obligatissimo et perche Bonu. e communicabile tengo per fermo che sia peccato a non revelare questa cosa al Signore Economo perche chiunque diventa Architetto; o altro ministro sopra la fabrica et che non habbi queste notitie, sempre errara con notabile dispendio della fabrica. Perche a studiare 20 anni tutti l’autori, non potra imparare le cose a proposito di questa fabrica come potra fare in 6 mesi con questo libretto di Vostra Paternità(?) la quale nel istesso tempo insegna l’arte fabricatoria in Praxi con la Teorica fondata ne veri precetti Matematici sopra quali havendo da me fatto nova reminiscentia, Non potrei mai assicurare questa facciatella di Carlo Maderni per li disordini occorsi per le cause gia confirmate da Vostra Reverenza.
Perche Un’innondatione del Tevere come piu volte e sucessa (se ben di rado) per la quale s’ammolla il terreno in modo che patentemente si sono vedute a patire sempre molte Case ò perche l’istesso fondamento si sia rilassato, ò perche il terreno ambiente detti fondamenti; mentre si rasciuga si rarefà in modo che quasi restono isolati li fondamenti: nel qual caso il terreno cativo et la parte piu debole [fol. 117v] si resente, Overo un Tremoliccino che è un principio di Terremoto quale suole occorrer spesso, Overo una continuatione di pioggia et poi una grandissima aridita, fanno effetti da fare stralunare. Poiche tengo per Assioma irrefragabile Che la fabrica d’immenso peso con fondamenti stretti e profondi In qualunque terreno perfetto (mentre non sia pietra dura) a lungo andare non possi sussistere, solo quella fabrica possi durar piu del altre se nel fondamento havra planitie de semidiametro della sua altezza almeno.
Circa poi al rimedio di voler rifondare, o fondarli vicino, e mera pazzia pensarlo di poterlo fare (come si legge nel libretto) perche bisognarebbe poter far diventare quel terreno ambiente per tutto atorno la fabrica duro come diamante il che e vanita e cosi e impossibile, perche con farli un buco d’un palmo solo a livello del fondamento entra tanta aria in decupla proportione: che farebbe piu danno, che metterli 1000 libre di terreno atorno.
Le palificate riescono piu in mare per la salsedine che indura et consolida il legno che cosi si marcisce et lascia vani, Oltre che in fabriche ordinarie messe, Ma in fabriche tali pare solenne sproposito tanto piu che se gli pongono sopra travertini quali vengono a premer li pali et ficcarli nel terreno piu sotto. Et cosi Mai questa fabrica sortirà ne meno per metà la bona fortuna che [fol. 118r] si vede hanno conseguito gl’Antichi si nelle Therme come in tanti altre machine (Esclusa pero la malignita de Barbari) Et cosi questa facciatella quanto piu si potesse scaricare tanto piu si potrebbe credere potesse durare. Et cosi faro vedere alla Paternita(?) sua un disegno sopra l’istessa facciata di Maderno con levare tutto il bastardo Attico e frontispitio quale riporto in dietro nel muro delle 5 porte sopra [canceled] nel semicirculo della volta dove e al finestrone et terminare li Campaniletti et abassar la scalinata, In modo che apparira facciata piu alta un 3/1 di piu d’adesso. Et con questo Vostra Paternita(?) riverisco con render di novo somme gratie del favore del libretto imprestatomi quale hora con questa rimando, di casa . . .
Devotissimo Signore
Guido Baldo Trionfi
Con suo comodo mi fara gratia delli disegni che portai per compirli et proseguira al resto come vedra.
DOCUMENT 24
22 May–16 December 1645
Bills from Fabbrica scribe, Antonio Travaglino
[ink very faded, in places illegible]
A. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 23, FOL. 126V
In lista 30 Sett. 1645 . . .
22 d.i [May] cop. 10 discursus facti à Rpd Virginio Spada sup[ra] pariete S. Petri e 50 qlt—500
It. cop. 8 medietatis d.o discursus dari octo Architectis e 25 qlt—200
It. cop. 8 e p[ro] l[itterae] dandae unu pro quol[ibe]t. dd. Architectis—8
27 d.i aliae cop. 2 su[m]pti integri discursus—100
It. cop. ? duodecim lrar, sub d.a data—12
29 d.i alia copia I medietatis d.i discursus—25
3 Junij cop. 4 discursus responsius
D. Cipriani Artusini Abbatis camaldulensis ad discursum Rpd Spada e 7 qlt—28 . . .
[fol. 127r] It cop. 16 discursus vulgaris Rpd Spada sup Cruciata Portugalliae e 10 qlt.—160 . . .
3 Aug.ti cop 17 discursus D. Oeconomi sup solut.e d. cruciatae e 8 qlt.—136 . . .
B. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 24, FOL. 162
16 d.i [December 1645] cop. 10 discursus Incerti authoris sup[er] delineamentibus factis à diversis sup[er] Campanili S. Petri c. 14 qualt.
DOCUMENT 25
8 June 1645 (misidentified as 4 June 1645; Thursday is 8 June in 1645)
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 162, fol. 60r
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1642 ad Annum 1653”
Partly transcribed by Ehrle 1928, 23n. 105
Die Jovis 4 Jünij 1645
Fuit Congregatio generalis R. fabricae Sancti Petri in Palatio Apostolico Montis Quirinalis in p[raese]ntia S.D.N. Papa Innocentij X. in qua intervenerunt Emin.mi et R:mi DD. Card.les Decanus, Spada, Pallottus, Franciottus, Cesius, et Ceva et ex Praelatis Rmi DD AC, Thesaurius Carraciolus et Spada. Et in ea introductis infrascriptis Peritis, et Architectis videlicet P.D. Cipriano Artusino Abbate. Camaldulensis, Hieronymo Raynaldo, Eq. Jo: Laurentio Bernino fabricae Architecto, francisco Boromino, Paulo Maruscello, Martino Lungo, et P. Antonio Saxo à Societate Jesu fuerunt de eorum sententia requisiti super eo An nova Turris Campanaria constructa in anteriori parte sacrosanctae Basilicae Vaticanae ruinae periculo subiaceat, et quatenus sic, quomodo eidem occurri possit, et cuiusque supradictorum diversimode sententiam opinione audita, fuit à prelibato S.mo Domino Nostro iisdem iniunctum, ut eorum unusquisque suam sententiam in scriptis pro alia Congregatione coram Sanctitate sua habenda, prepararet una cum modolo perfectionis, quae dari posset Turri Campanariae iam constructae, seu novae Turris, quatenus secundem eorum peritiam esset de novo construenda; et Insuper iussit Architecto fabricae ut fieri faceret unum parvum specimen seu tastum prope fundamentum eius Turris e latere respiciente Ecclesiam Beatae Mariae de Campo Sancti, ad effectum videndi, an idem fundamentum habeat aliquam Plateam seu, ut dicunt, Resegam.
DOCUMENT 26
9 October 1645
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 162, fol. 68v
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1642 ad Annum 1653”
Partly transcribed by Ehrle 1928, 23n. 105
Die Lune 9 Octobris 1645
Fuit Congregatio Generalis R fabricae Sti Petri in Palatio Emin.mi et R.mi Dni Cardinalis Decani in qua intervenerunt idem Em.mus et R.mus D Cardinalis Decanus nec non Emin:mi et R:mi D Card.les Capponius, Spada, et Franciottus, et ex Praelatis R.mi DD AC. Carraciolus, Albericius et Spada, et in ea accessitis infrascriptis Architectis Videlicet, Hieronimo et Carolo Rainaldi, Equite Bernino, Martino Longo, Joanne Baptista Mola, Sancte Moschetto, Andrea Bolgio fuerunt ab iis exhibita diversa specimina pro Turri Campanaria in Basilica Vaticana noviter construenda, eaque fuerunt relicta melius examinanda—
Fuerunt etiam ab Equite Bernino exhibita diversa spedmina delineata in carta pro ornandis pilastris 6 magnarum Cappellamm navis maioris Templi Vaticani illisque examinatis fuit ordinatum, quod alia de novo fiant depicta in Tela ad magnitudinem Pilastrorum quibus super ponat, ut ijs visis maturius deliberan possit—
Ulterius fuit ordinatum quod prima Tabula in aliquo ex altaribus facien. fiat sculpta in marmore ut dicuntur di basso relievo—
DOCUMENT 27
Undated, 16 December 1645
BVE, Fondi minori, prov. claustrale varia X, #27, 294r–297r
Cited and discussed by Brauer and Wittkower 1931, 1:39n. 3 ff.; cited and partly transcribed by Worsdale 1980, 21n. 14; cited by Montagu 1985, 1:10n. 4
Report contained in a volume entitled: “Discorsi e Disegni intorno alla Fabrica Materiale del Tempio di S. Pietro in Vaticano di Roma.” Verso of the final page of the report inscribed: “Discorso sopra li novi Disegni delli Campanili di S. Pietro.”
Otto sono stati i Virtuosi, che hanno delineato nuovi disegni per li Campanili di S. Pietro. Uno de quali lasciando in opera tutto quello, che è fatto ha creduto di poterlo sostenere con nuovi fondamenti, e fortificazioni sotto terra, ornandolo di vantaggio nella parte inferiore, e dandoli finimento nella parte superiore, e questo è stato Martino Longo.
Altri hanno stimato bastare il levare l’ultimo ordine, et in luogo di quello farne un’altro più leggiero, e questi sono stati il Rainaldi Padre, et il Cavaliere Bernino conforme al primo suo disegno.
Altri hanno pensato di levare ambo gl’ordini, e rifarne un solo più ristretto col suo finimento, e questi son stati Andrea Bolgi, il soprastante della fabrica, e Santi Moschetti.
Ci è stato anco chi hà proposto di rifare li Campanili da fondamento in altro luogo con dilatare maggiormente la lunghezza della facciata, e questo è stato Giovanni Battista Mola.
Altri hanno ardito non solo di levare li doi ordini, ma levare ancora il mezz’ordine Attico bastardo, et in luogo di questi fabricame doi altri con suoi finimenti e questi sono stati il Rainaldi figlio, e doppo lui il Cavaliere Bernino con più disegni.
Si sono havuti à desiderare i disegni del Boromini, e del Marucelli, quali si ritrovorno alla Congregatione fatta manzi alla Santità di Nostro Signore mà ò non hanno designato, ò non hanno voluto cimentarsi col farli vedere.
Et essendo stati mostrati i sopradetti disegni à diversi Virtuosi, et essaminati dal Cavaliere Bernino, Girolamo Rainaldi, Martino Longo, di quelli, che hanno designato, et in‘oltre dal Sr Arigucci, dal Boromino, da Paolo Marucelli, e dall’Algardi separatamente, quasi tutti hanno fisato l’occhio nelli dissegni, che levano il mezz’ordine bastardo, e che fanno nascere il Campanile da terra, l’uno de quali disegni, et il primo è stato fatto dal Rainaldi figlio [fol. 294v] e l’altro dal Cavaliere Bernino, e frà questi doi è stato stimato universalmente migliore, il 2° come quello, che hà le membra più proportionate al tutto, e più naturali, et è più sodo e di maggior magnificenza, anzi havendo fatto detto Cavaliere più disegni dopo il primo tutti però tendenti al medesimo pensiero, vien stimato l’ultimo miglior di tutti, cioè quello, che aggiunge certi mezzi pilastri al primo ordine di Carlo Moderno sic.
Circa il qual disegno per se stesso considerato sicome pare, che non ci sia, che desiderare, e da tutti indifferentemente è stato lodato così per quello, che risguarda l’unione con la facciata con quel rientramento di molti palmi non sono stati li pareri conformi circa la necessaria sicurezza.
Il Boromini crede che la facciata sia per patire poiche essendo già intronata col farli una tale apertura, e con levar il collegamento che vi è di presente, et il pilastro, che esce fuori del vivo della facciata sei palmi, che serve come sperone crede che s’intronarà maggiormente.
All’incontro l’Arigucci crede, che non possi apportare danno alcuno, poiche essendo legato il Campanile con il Portico per 90 è più palmi stima che poco importa il disunirla per un quinto mentre resta congionta per quattro quinti.
Altri hanno creduto, che cotal reintramento non solo non sia per far danno, mà sia per far utile, poiche il luogo, dove và fatto è apunto quello, dove il fondamento è pessimo il peso sopra il quale si è creduto da alcuni haver causato i disordini, che si vedono nella facciata, se quel fondamento adunque cattivo vien liberato da una parte del peso col levarne; Travertini per fare detto reintramento, si può sperare che cessaranno, ò li diminuiranno i disordini.
Alcuni havevano creduto, che restando sottile quel poco di muraglia, che avanzarà nel fondo del detto reintramento; [fol. 295r] il Voltone da basso, e della beneditione sia per patire, non trovando appoggio proportionato alla sua forza, mà si è trovato, che il Voltone in quel luogo hà una lunetta, che sostenta il peso à segno, che se si aprisse tutta la muraglia sotto la detta lunetta, non si recarebbe pregiuditio alcuno al Voltone, come si vede nelle loggi aperte.
Altri hanno dubitato, che con tal rientrare la facciata sia per parer corta, e troppo piccola alla vastità d’un si gran Tempio, mà restando finalmente unita con i Campanili, et abbracciando la vista tutto quel composto legato insieme, si crede, che non solo apparirà più piccola mà forsi più grande, poiche è certo, che la superficie di tutto quello, che terminarà la vista sarà maggiore di quello, che è al presente, stante che dove hoggi sono trenta palmi di facciata, col rientrare in dentro 16 in 18 palmi la misura della lunghezza di tale superficie crescerà à 50 palmi incirca, e conseguentemente la vista sarà terminata da 20 palmi di più per parte d’oggetto visibile in longhezza.
Presupposto dunque, che i sudetti rientramenti non portino detrimento alcuno, si considerava dall’Arigucci, che sarà cosa degna di molta lode il vedersi non solo i Campanili nati da terra, e non confusi con la facciata, mà la medesima Cuppola nasce da terra, inalzandosi apunto sopra la facciata, come se quella fosse regolata à misura dignita.
Restavano alcuni in dubio, che questo nuovo disegno non medicasse gl’errori per i quali si tratta di levare il Campanile fatto, il principale de quali è, che il lato verso il Portico carica troppo la Traversa frà il portico, e Campanile, che come si è detto altrove hà pessimo fondamento, e non atto à sostener tanto peso, mà si risponde, che il dissegno [fol. 295v] del qual si tratta è più raccolto di quello, che è di presente, e sebene qualche membro d’esso si posa sopra detta Traversa nondimeno è assai minore di quello che posa hoggi, et il Campanile essendo di manco peso assai del presente vien per conseguenza à caricar meno chi lo sostiene, e se hoggi sostiene per essempio un milione di libre, molto più ne sosterrà senza partimento mezzo milione.
E sebene alcuni hanno creduto, che il disegno, del quale parliamo sia di gran peso perche le Colonne del primo ordine novo sono maggiori di quelle del primo ordine, che hoggi si vede nondimeno è certo, che il peso di tutto il Campanile sarà assai minore, poiche si leva quel mezz’ordine bastardo ch’è una montagna di Travertini tutto massiccio, et il primo ordine dove hoggi hà le Colonne doppie si riduce col novo disegno alle sole Colonne di fuori senza quelle di dentro, e conseguentemente tanto il primo ordine quanto il 2° si assottiglia quasi per metà.
Restarebbe la difficoltà nell’esser il sito del Campanile verso il Vaticano più stretto in facciata, e molto più stretto per fianco dell’altro verso Campo Santo, mà questa difficoltà v’incontra in ogn’altro disegno, e però questo punto s’haverà da digerire à parte in qual si sia risolutione che si prenda.
Mà descendendo all’esame fatto di tutti i disegni dico che si restringono l’obiettioni fatte da diversi alle seguenti:
Disegno di Martino Longo
Nel disegno di Martino Longo, nel quale si leva il mezz’ordine Attico bastardo alla facciata e si lascia nel Campanile pare che più tosto si haverebbe à desiderare il contrario, perche non si trovarà mai, ne fra antichi, ne frà moderni, che in mezzo à più ordini reale si ponghi il detto mezz’ordine Attico, mà si bene l’hanno usato gl’antichi [fol. 296r] per termine, che gl’Archi trionfali sopra un’ordine reale conforme è stato posto nella facciata.
Il pensiero di rifondare, e fortificare sotto terra si stimarebbe ottimo, non perche il fondamento del Campanile non sia profondo à bastanza, e di buona materia, mà perche non hà resega sufficiente, non dimeno si stima, che col struzzicare la terra intorno al Campanile si cominciarebbe dal danno.
E procedendo il danno maggiore dalla facciata, come si crede dalla Traversa del Portico caricata di soverchio col lasciare li doi ordini fatti aggiungendo il finimento di vantaggio, non si diminuirebbe il peso, mà crescerebbe.
Le Colonne isolate incontro li Pilastri del primo ordine del Campanile hanno dato fastidio à molti apparendo più gentili le Cantontonate [sic] della facciata, che la parte di mezzo, et ornandosi con Colonne i Campanili in luogo di contradistinguerli maggiormente dalla facciata, pare più tosto si confonderebbero, oltre che havendovisi à fare per fianco, come è in disegno si porrebbe mano ad’un gran lavoro poiche in luogo di doi Colonne, se ne ricercarebbero sei, che tanti sono i Pilastri che circondano il Campanile.
Il finimento anche del Campanile non si vede come potersi praticare, poiche essendo quelle coste cume reuscirebbero più facilmente di bronzo, che di materia bisognevole di sostentamento
Del Rainaldo Padre
Il disordine della facciata, come che si stima procedere principalmente dalla larghezza, e gravezza del primo ordine, che abbraccia tutta la Traversa del Portico, si stima, che non convenghi tenerlo in piedi, senza rifondare, il che si è detto stimarsi pericoloso. Il 2° ordine è parso troppo trito à tutti. Et i Cortelloni in tanto numero esser più robba da Ebanista che da Architetto.
[fol. 296v] Del primo del Cavaliere Bernino
Per quello che risguarda il lasciare il primo ordine si replica quello, si è detto nel disegno del Rainaldi. Il 2° ordine pare, che sia per riuscire troppo piccolo.
Del Bolgi
Il stringere l’Arco sotto il Campanile si stima diffettoso, riuscendo più alto di quello, che porta la larghezza. Il primo ordine pare povero rispetto à tutta la fabrica. L’intercolunnia di mezzo pare, che habbia troppa larghezza benche i Cartelloni lo restringhino. Il finimento riesce troppo sodo, e l’altro à parte troppo trito. Del lavoro sotto terra si dice l’istesso, che s’è detto di sopra nel disegno di Martino Longo.
Del Soprastante
Pare che il frontispicio rotto non usi, se nel mezzo non si pone altro ornamento. La larghezza frà le Colonne tonde nel frontespicio riescono troppo distanti rispetto all’altezza. Li Pilastri pare, che stiano otiosi havendo l’arco frà di loro che sostiene l’Architrave, fregio, e Cornice. Il finimento par troppo trito, e l’altro troppo semplice. La Colonna verso la facciata non è piantata nel disegno egualmente all’altra.
De Santi Moschetti
L’Inventione è capriciosa, mà difficile da pratticarsi. I Piedestalli delle statue escono da i vivi delli Pilastri inferiori. Non pare che sia decente, che un Regno servi per Campanile
Del Rainaldi figlio
E piaciuto grandemente il pensiero del levare il mezz’ordine Attico bastardo, et il levare il Pilastrone, che unisce la facciata col Campanile, reducendo quella parte à doi Pilastri [fol. 297r] uno, che serve per termine della facciata, l’altro per termine e principio del Campanile. Dispiace grandemente, che l’aggietto del Cornicione venga inanzi al Campanile. Il Cortellone non finisce di piacere, massime che dovrebbe cominciare dal Pilastrone inferiore. Le Colonne riescono troppo piccole, e non hanno proportione con li Pilastri del primo ordine. Il frontespicio tondo non può uscir fuori delle Colonne tonde, che lo sostengono nei dentelli paiono proportionati à cavarlo fuori massime restando l’altre Colonne compagne difformi in questo. Alcuni hanno detto, che fù biasmato il Vignola quando nella facciata del Giesù pose il frontespicio tondo sopra il frontespicio dritto, poiche fingendo quello volta, e questo tetto non par conveniente porre la volta sopra il tetto che però Michel Angelo, che fù il primo ad’unire questi doi frontespicij pose il dritto di sopra, et il tondo di sotto. Il 3° ordine è parso troppo trito, e molto più il finimento. Le Colonne del 2° ordine, che sostengono il frontespicio non hanno invito da terra con le Compagne.
Del 2°, et altri del Cavaliere Bernino.
Già sono stati essaminati nel discorso precedente.
Di Giovanni Battista Mola.
Se per sostenere il Campanile presente conviene fare un’altro Campanile ivi contiguo per sostenere quello, che si farà, converrebbe farne un’altro appresso à quello, e cosi procederebbe in infinito. Si gettarebbe giù parte del Vaticano. L’ultimo ordine è troppo trito.
DOCUMENT 28
20 February 1646
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 162, fols. 74r–v
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1642 ad Annum 1653”
Partly transcribed by Ehrle 1928, 23n. 105
Die Martij 20 Februarij 1646
Fuit Congregano Generalis R. fabricae S.ti Petri in Palatio Vaticano coram S.mo D. N.ro in qua intervenerunt Emin.mi et R.mi DD Cardinales Lantes, Spada, Capponius, Pallottus, Franciottus, Cesius, Cervius, Justinianus, et Pamphilius et ex Prelatis RR. DD. Thesaurarius Ghisilerius, Caracdolus, Franzonus, Albericius, et Spada et in ea introductis etiam infrascriptis Architectis videlicet Equite Bernino, Martino Longo, Carolo Raynaldo, Joanne Baptista Mola, Sancte Moschetto . . . et Andrea Bolgio fuerunt ab iis exhibita diversa specimina pro Turri Campanaria noviter construenda et eorum sententia etiam audita super reparatione sive refundatione anterioris templi Vaticani partis aliquibus in Locis apertae fuerunt Licentiati et à sanctitate sua exquisitij votis Emin.mor, D. Cardinalium propter varietates opinionum supradictorum Architectorum, diversi modi sentientium non fuit capta alia resolutio nisi quod melius videatur an sit omnino necessaria dicta refundatio, et an potius sit demolienda pars Tunis Campanariae iam constructa per Equitem Berninum et quod super hoc particulariter expiratur à Martino Longo ut modum reparationis ab eo cogitatum aperiat cum promissione quod si approbatus fuerit eius opera exequutioni demandabitur fuitque etiam dictum quod ultra sententias Architectorum audiantur etiam opiniones quatuor aut quinque muratorum sentiorum et magis expertorum Urbis.
[ASV, avvisi, vol. 98, fol. 52v; week of 24 February 1646]
Martedi [20 February] mattina avanti sua Beatitudine fù tenuta la Congregatione della fabrica di S. Pietro con l’Intervento di otto Cardinali, et si diede audienza à diversi Architetti circa lo stato di quella fabrica.
DOCUMENT 29
23 February 1646 (dated incorrectly “18 June 1646” on the verso, in a later hand)
AFSP, piano 1, serie 2, vol. 74, fol. 651
The volume is inscribed: “Congregazioni dall’anno 1641 al 1664. Tomo Quarto.”
La Santità di Nostro Signore hà per bene che si tenghi quanto prima nuova Congregazione della fabrica dall’Eminentissimo Signor Cardinale Lanti à fine di risolvere il gettito del Campanile sino à gl’Apostoli con porre i travertini sopra i fianchi della Nave grande della Chiesa per adoprarli nella construttura dei nuovi Campanili, che si dovranno fare nel medesimo sito, conforme quel disegno che in questo mentre si andarà studiando e considerando.
Parimente havendo Sua Santità saputo che frà i materiali di S. Pietro ci è gran quantità di metallo, hà per bene che si facci un Batisterio, e che si dia l’opera à l’Algardi.
Stima anche bene Sua Santità che si deputi un Comissario per il stato d’Urbino.
Si contenta anche Nostro Signore che si stabiliscili l’incrostatura delle sei capelle in S. Pietro, e volendovi lavorare il Mochi, il Bolgi, et altri della professione, li si dia da lavorare.
DOCUMENT 30
23 February 1646
AFSP, piano 1, serie 3, vol. 162, fol. 74v
The volume is inscribed: “Decreta et Resolutiones Sac. Cog.nis RFS Petri Ab Anno 1642 ad Annum 1653”
Partly transcribed by Ehrle 1928, 23n. 105
Die Veneris 23 Februarij 1646
Fuit Congregatio Generalis R fabricae Sancti Petri in Palatio Emin.mi et R:mi D Cardinalis Decani in qua interfuerunt Em.mi et Rmi D. Cardinales, Decanus, Spada, Pallottus, Franciottus, Cesius, et Cendus, et ex Prelatis Rpd. Virgilius Spada, et in ea facta etiam ut iidem DD Cardinales dixerunt verbo cum S:mo D.N. facta fuerunt infrascripta decreta.
Pars Turris Campanariae ultimo loco constructa integrè demoliatur usque ad planitiem Apostolorum, supra anteriorem Templi Vaticani partem consistentem et Lapides indè extrahendi collocenti supra Latera Navis maioris Ecclesiae ad effectum illis utendi in novis Turribus iisdem in Locis secundum specimen melius considerandum construendis.
Fiat ex metallo novus fons Baptismalis in pulchriorem formam ab Alexandro Algardo excitandam . . .
Quam primum detur initium incrustationi sex Cappellarum, navis maioris Ecclesiae, et volentibus Francisco Mochio et Andrea Bolgio aliisque similibus eius modi curam in se suscipere illis concedatur.
DOCUMENT 31
23 February 1646–25 May 1647
Documents recording the dismantling of the south tower
A. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 291 (UNFOLIOED)
ONE OF TWO VOLUMES KEPT BY THE SOPRASTANTE PIETRO PAOLO DREI AND FATTORE GIUSEPPE DREI, RESPECTIVELY, RECORDING THE EXPENSES INCURRED BY THE FABBRICA FOR DAY LABORERS WORKING ON THE DEMOLITION OF THE CAMPANILE. VOLUME 291 IS LISTED IN THE INDEX AS: “LIBRO MASTRO DEL SOPRASTANTE DEI MANUALI 1640–1648”; THE SPINE IS INSCRIBED: “GIORNALE 1640 AL 1648.” THE COVER OF VOL. 290 IS INSCRIBED: “FATTORE, GIORNATE DI HUOMINI 1640 LIBRO MASTRO”; THE SPINE IS INSCRIBED: “SPESE 1640 AL 1648.” THE FIGURES RECORDED IN THESE VOLUMES REPEAT ONE ANOTHER EXACTLY. OVER THE COURSE OF ABOUT A YEAR THE EXPENSE FOR MEN WORKING DAILY TO DISMANTLE THE TOWER REACHED 5,623.45 SCUDI.
A di 29 Gennaro per tutto li 3 [Feb.o crossed out] 1646 anzi Marzo
[27 men work for a total of 197–30 scudi.]
Delli sopradetti scudi cento novanta sette, e baiocchi 30, ne sono spesi scudi sessant’uno baiocchi 50 moneta in servitio delli ponti per la Demolitione del Campanile già fatto verso Campo Santo e cosi dicho.—61–50 moneta.
A di 5 Marzo per tutto li 21 Aprile 1646
[73 men work for a total of 792–78½ scudi.]
Delli sopradetti scudi settecento novantadoi baiocchi 78½ ne sono spesi scudi centotrentadoi per servizio del Bassorilievo posto in opera, e per la Cathedra, et altri lavori fuori del Campanile, si che restano per la Demolitione spese scudi seicento sessanta baiocchi 78½ e dich.o—660–78½.
A di 23 Aprile per tutto li 26 Maggio 1646
[74 men work for a total of 626–82½ scudi.]
Delli sopradetti scudi seicento ventisei baiocchi 82½, ne sono spese scudi settanta per servizio di altri lavori diversi per la fabbrica fuori del Campanile, si che restano per la Demolitione spesi scudi cinquecento cinquantasei baiocchi 82½ dico—556–82½.
A di 28 Maggio per tutto li 30 Giugno 1646
[79 men work for a total of 812–92 ½ scudi.]
Delli sopradetti scudi ottocento doddici baiocchi 92½, ne sono spesi scudi cento doddici per servitio delle Botteghe di scarpellini per li lavori delle Cappelle, si che restano spesi per la Demolitione dell’Campanile—700–92½.
A di 2 luglio per tutto li 4 Agosto 1646
[82 men work for a total of 776–47½ scudi.]
Delli sopradetti scudi settecento settantasei baiocchi 47½, ne sono spesi scudi cento ventisei per servizio delle Botteghe di scarpellini per li lavori delle Cappelle, si che restano spesi per la Demolitione del Campanile scudi 650–47½.
A di 6 Agosto per tutto li 15 7bre 1646
[80 men work for a total of 927–94 scudi.]
Delli sopradetti scudi novecento ventisette baiocchi 94 ne sono spesi scudi cento cinquanta cinque baiocchi 50 per servizio delli lavori delle Cappelle et altri, siche restano spesi per la Demolitione del Campanile scudi 772–44.
A di 17 7bre per tutto li 27 8bre 1646
[86 men work for a total of 978–16 scudi.]
Somma la dicontro partita scudi 978 baiocchi 16 de quali si leva scudi quindici baiocchi 50 per la giornata calata del mezzo grosso dopoi S. Luca che resta scudi novecento sessanta due baiocchi 66 dico—962.66. De quali se ne sono spesi scudi 747 baiocchi 25 per la Demolitione del Campanile, et il resto che sono scudi 215–41 per altri lavori per le Cappelle, et altri.
A di 29 8bre per tutto il primo Xbre 1646
[86 men work for a total of 797.87½ scudi.]
Delli sopradetti scudi settecento novantasette baiocchi 87½ moneta, ne sono spesi scudi doicento sette baiocchi 47½ moneta per servitio delli lavori delle Cappelle et altri per la fabbrica, si che restano spese per servizio della demolitione del Campanile—590–40.
A di 3 Xbre per tutto li 29 detto 1646.
[87 men work for a total of 503–35 scudi.]
Delli sopradetti scudi cinquecentotre baiocchi 35 moneta ne sono spesi scudi cento undici moneta per servizio delli lavori delle Cappelle, siche restano spesi per servizio della Demolitione del Campanile scudi trecentonovantadoi baiocchi 35—scudi 392–35.
A di 31 Xbre 1646 per tutto li 2 febraro 1647.
[87 men work for a total of 735–87½ scudi.]
Delli sopradetti scudi settecento trenta cinque baiocchi 87 ½ moneta ne sono spesi scudi duicento quarantacinque baiocchi 37 moneta per servizio delle Cappelle, che restano spese per servizio della demolitione del Campanile scudi quattrocentonovanta baiocchi 50 moneta scudi 490 baiocchi 50 moneta.
B. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 25, FOLS. 250R–316R
THIS PACKET IS INSCRIBED: “SPESE 1640 AL 1650”
[fol. 250r] A di 8 Marzo 1646
A Giuseppe Drei fattore scudi cento novanta sette baiocchi 30 moneta sono per opere numero 675 de manuali servite dalli 29 gennaio prossimo passato per tutto li 3 corrente a diversi prezzi nella qual somma vi sono compresi scudi sessanta uno baiocchi 50 spesi per demolitione del Campanile gia fatto verso Campo Santo conforme alli libri del soprastante e fattore—197.30 . . .
Ad Erasmo Cammelli scudi di cento undici moneta sono per la valuta di numero 74 arcarecci e legnotti di palmi 34 e 40 sotto sopra a giuli quindici l’uno per servitio del Ponte del Campanile—111.
A francesco Cima scudi venti quattro baiocchi 80 moneta sono per la Valuta di numero 31 Pezzi di legni cioè mozzatture de travi di palmi 22 in 25 e d’Arcarecci sotto sopra a gli otto l’uno per detto Campanile—24–80.
[fol. 255r] A di 21 Aprile 1646
A Giuseppe Drei fattore settecentonovantadoi baiocchi 78 moneta sono per opere numero 2818½ de Manuali à diversi prezzi compresoci giornate numero 429 de numero 11 Penitenti a baiocchi 7½ il giorno servite dalli 5 Marzo passato per tutto li 21 Aprile corrente in disfare il Campanile conforme alli libri del soprastante e fattore—792–78 . . .
A Jacomo Santone Carettiere scudi vinti sette baiocchi 60 moneta sono per giornate numero 23 de Cavalli servite per l’Argani sopra la fabbrica, tanto per calar li travertini del Campanile quanto per calarli in strada à raggione di giulij 12 il giorno per Cavallo—27–60 . . .
[fol. 260r] A di 29 Maggio 1646
A Giuseppe Drei fattore scudi seicento venti sei baiocchi 82½ moneta sono per opere numero 1959⅔ de Manuali; servito à diversi prezzi delli 23 Aprile per tutto li 26 Maggio corrente in disfar il Campanile et altre occorenze conforme alli libri del soprastante e fattore—626–82 . . .
A Jacomo Santoni Carettiere scudi quarant’otto di moneta sono per giornate numero 40 de numero 2 Cavalli serviti per li Argini sopra la fabbrica tanto per calar li travertini dal Campanile quanto in strada à ragione di giulij 12 il giorno—48 . . .
[fol. 266r] A di 2 luglio 1646
A Jacomo Santoni Carettiere scudi quarantanove baiocchi 20 moneta per giornate numero 41 de numero 2 Cavalli serviti per l’Argani sopra la fabbrica per Calar li travertini dalla Campanile à ragioni di giulij 12 il giorno come a detti libri—49–20.
[fol. 271r] A di 6 Agosto 1646
A Jacomo Santone Carettiere scudi trentanove baiocchi 60 moneta per giornate numero 33 di numero 2 Cavalli serviti per li Argani sopra la fabbrica tanto per calar li travertini dal Campanile quanto in strada, à ragione di giulij 12 il giorno per Cavallo—39–60.
Al detto scudi uno moneta per Viaggi numero 20 de Calcinacci levati dal Campanile è portati per accomodare le strade intorno la fabbrica a baiocchi 5 il viaggio—1.
[fol. 275r] A di 17 sett. 1646
. . . A Jacomo Santone Carettiere scudi dicinove baiocchi 20 moneta sono per giornate 16 d. Cavalli servite per li Argani sopra la fabbrica per calar li travertini dal Campanile à ragione de giulij 12 il giorno—19–20.
Al detto scudi dieci moneta sono per Viaggi numero 200 di Calcinacci levato dal Campanile e portato per accomodar la strada attorno la fabbrica, è Piazza a baiocchi 5 il viaggio—10.
[fol. 280r] A di 27 ottobre 1646
. . . A Jacomo Santone Carettiere scudi trenta moneta sono per viaggi numero 600 de calcinacci del Campanile per accomodar la Piazza e spianato et portatura della Tavolozza alli fondamenti verso Palazzo a baiocchi 5 il viaggio—30 . . .
[fol. 316r] A di 25 maggio 1647
. . . Al detto [Pietro di Cesare] fornaciaro scudi sei baiocchi 90 moneta per viaggi 138 tavolezza e calcinaccio levato dal Campanile a baiocchi 5 il viaggio—6–90 . . .
C. AFSP, PIANO 1, SERIE ARMADI, VOL. 282, FOL. 58
THE COVER OF THE VOLUME IS INSCRIBED: “SOPRASTANTE. LIBRO DELLE TAGLIE.” THE SPINE IS INSCRIBED: “SPESE 1637 AL 1656.”
[1646 October 29—December 1]
A Gioseppe Drei fattore scudi 27 baiocchi 50 moneta sono per altri e tanti pagati da esso con ordine dell’Illustrissimo Monsignor fransone per pigione di sei mesi à contratto per ricevuta tutto Febraro 1647 d’una Casa presa dal Signor Agostino Confaloniero per servitio del Signor Giovanni Domenico frulla non potendo habitar nella sua sotto il Campanile mentre si finisce di demolire 27–50.
D. FROM GIGLI [1608–70] 1994, 2:482
In questo anno [1646] fu disfatto un Campanile di S. Pietro, il quale era stato fatto in tempo di Urbano VIII, con poca sua sodisfattione, onde gli fece smantellare la cima, che era in forma di piramide, et restò poi senza cuppola con una balaustrata in forma di una Loggia, et finalmente in questi mesi fu affatto levato via perché per il gran peso de’ tevertini, il Portico minacciava rovina.
DOCUMENT 32
Undated, ca. 1646
Corsini Library, Col. 34 F. 6, fols. 264r–66r
Cited in Ludwig von Pastor, Storia dei papi, 12:121. A second copy of the report is at Montpellier (Bibliothèque de la Faculté de Médecine, MS. 267; formerly of the Albani collection; cc 59/60), partly transcribed by Piacentini 1940, 29–33
Report to the Congregation on the state of the basilica of St. Peter’s
Raggioni di Pietro Ferrerio Pittore, et Architetto intorno i motivi della facciata, e fianco del Tempio Vaticano
Il Tempio di S. Pietro mirabile per la sua forma, e grandezza, sarebbe ancora più stupendo nella perpetuità, et bellezza, se non fosse stato alterato il Modello di Michel Angelo Buonaroti, ne minacciarebbe hora cosi evidenti rovine, se quelli, che ardirno di porvi le mani, havessero con lo studio di Vitruvio ben considerato gl’esempij degl’Antichi. E cosa nota, che il Pantheon hà altretanta Platea, quanta è la sua altezza sino al Cornicione. Il Tempio di S. Pietro dalla parte del Campanile verso Campo Santo, non hà altro, che doi palmi di risego, come ciascuno hà veduto nel tasto ultimamente fatto. Il sito del Pantheon è [fol. 264v] posto in luogo piano, e stabile; la dove S. Pietro è in una parte inequale di sito nel pendivo del Colle Vaticano, nel riempimento della Naumachia, et Cerchio di Nerone, sopra terre smosse in quell’acque disperse per antichi condotti sotteranei, aggiuntovi le scolature dè Vicini Colli, per le quali raggioni Bramante, Raffaele, Baldassare dà Siena, Giulio Romano, il Sangallo, Michelangelo, et altri grand’huomini, mai volsero venir tanto avanti, vedendo che il tempio antico di S. Pietro dà quella parte tutta rovinatta, e quanto più Bramante s’andava retirando in dietro verso S. Marta per sfuggire tali inconvenienti, tanto il maderno venne inanzi per incontrargli, quale guidandosi con una prattica cieca, oltre l’haver mal considerato queste cose essentialissime, lasciando li fondamenti in preda dell’acque, e della instabilità [fol. 265r] dè terreni mossi, fù inavertito in non far empire li fondamenti secondo il buon costume degl’Antichi, cioè à mano, come le mura sopra terra e non à sacco, secondo si è veduto, che in alcuni luoghi si è ritrovato una massa di calce, senza pure una pietra, et altrove un cumolo di pietre, senza uno schifo di calce. L’altro errore è, che dovendosi fare il riempimento di pietre durissime, egli mise in opera Tufi, e simili materie tenere, che si frangono con le mani e di niuna resistenza all’acque. Di più furono trovate nel fondamento le Masse di Calce pura, separata dalla puzzolana, perche prima d’esser gittate à basso, non furono ben incorporate, come si deve in questi casi, il che pure si attribuisce alla poca avvertenza dell’Architetto. In oltre non vi fece gli spiragli per lo sfogo dè venti sotteranei, e dè [fol. 265v] terremoti, et ancora per esito dell’acqua. Mà trovandosi il moderno inviluppato, ne sapendo à qual partito appigliarsi contro li sorgive dell’acque, pensando di fare una platea stabile, gittò à rifuso, e senza ordine innumerabili travertini, che furono veramente: gittati, poiche non essendo ne spianati, ne puliti, ne congiunti dà lati, ne sprangati dà tutte le parti necessarie, che venissero à formare insieme un corpo unito, come hò veduto negl’antichi in più luoghi vicino all’acque, et sopra l’acqua che fanno una Platea indisolubile, et si è veduto in effetto, che non essendosi usate le sopra dette circostanze, si sono smossi, et hanno cagionato le diverse crepature, che veggonsi nel fondamento, e nel difuori, e per la lunghezza del voltone di mezzo, che non troppo anni sono, io mi ricordo esser stuccata.
[fol. 266r] Ultimamente l’aggiunta del peso del Campanile, hà aggravata maggiormente la parte mal fondata, e non vi hà cagionato alcun bene; mà con tutto ciò non era necessario il demolirlo, per che sarebbe rimasto aggiustato, con gli rimedij, che dà me si propongono. Nè fù anche ben fatto il riempimento ultimo del tasto, che invece d’esser fatto di buona materia, per fortezza maggiore di quella parte debole, è stato riempito con la medesima terra cavatavi. Diversi sono li modi, che io tengo per riparare alle sopra dette imminenti rovine, et fermare il fianco verso campo santo, con assicurarlo dà ogni motivo, e renderlo atto à sostenere qualsi voglia gran peso; quali modi venendo ricerco, spiegherò à chi si deve.
DOCUMENT 33
28 April–22 September 1646
Notices regarding Bernini’s assets and the fate of his towers
A. ARCHIVIO DI STATO DI MODENA—CANCELLERIA DUCALE
TRANSCRIBED BY FRASCHETTI 1900, 166–68
[28 April 1646]
Serenissimo Prencipe
Si tiene conto minutissimo di tutte le spese che si fanno in levare il Campanile che fu fabricato nella facciata di S. Pietro; et si dubita che toccarà al Cavaliere Bernino di pagare il tutto come quello che ha causato il disordine mentre non si è chiarito se li fondamenti potevano portare peso si grande; et Dio voglia che anche non lo condannino in quanto si è impiegato nella fabrica del medesimo Campanile.—Di Roma li 28 aprile 1646.—Di Vostra Altezza Serenissima Humilissimo Devotissimo et Fedelissimo Suddito et Servo Francesco Mantovani.
[26 May 1646]
Serenissimo Prencipe
Il Cavalier Bernino per assicurarsi che il Campanile di San Pietro non fosse levato, donò mille Doble a Donna Olimpia; et un Diamante di sei milla scudo a Panfilio, che già a lui fu mandato dalla Regina d’Inghilterra nel principio del Pontificato di Urbano. Et pur non solamente fu rissoluto nella Congregatione della fabrica, che si getasse a terra il Campanile quando per la prima volta ci entrò Panfilio essendosi saputo che orò contro il medesimo Cavaliere et che tirò tutti gli altri Cardinali nel suo parere. Hora si notarà tutte le spese che si fanno in questa occasione per sforzarlo al rimborso; et egli sospira senza sapere da chi ricorrere per havere qualche aiuto. Di Roma li 26 Maggio 1646.—Di Vostra Altezza Serenissima—Humilissimo Devotissimo et fedelissimo Suddito et Servo Francesco Mantovani.
[15 September 1646]
Serenissimo Prencipe
Il Cavalier Bernino ha per sessanta milla Scudi di Monti Camerali, et ultimamente voleva venderne certa partita, quando per parte di Palazzo è stato impedito. Onde è nata Voce che il Papa voglia condannarlo in gran parte della Spesa, che è stata fatta attorno al Campanile di S. Pietro. Per levarlo si sono consumati dieci milla scudi; per farlo se ne spesero 150 milla; è ben vero che rimangono in essere li Marmi lavorati.—Di Roma li 15 Settembre 1646.—Di Vostra Altezza Serenissima Humilissimo Devotissimo et fedelissimo Suddito e Servo Francesco Mantovani.
[22 September 1646]
Serenissimo Prencipe
Gli amici del Cavalier Bernino affermano che non ci sia impedimento alcuno nella Vendita de suoi Monti, et che non ci sia pericolo circa il dover restituire le spese del Campanile di San Pietro. Altri sono di humore diverso, et giurano che un giorno dovrà metter fuori quantità grande di Danaro, se vorrà esser assoluto interamente.—Di Roma 22 Settembre 1646.—Di Vostra Altezza Serenissima Humilissimo Devotissimo et fedelissimo Suddito e Servo Francesco Mantovani.
B. ADP, ARCHIVIOLO 100, FOL. 15R
[Avviso, 22 September 1646]
Si intende che per ordine di Nostro Signore siano stati sequestrati tutti li beni del Cavalier Bernini, volendo Sua Beatitudine che rifaccia li danni causati dal Campanile di S. Pietro fatto al tempo d’Urbano di tanta machina, che quasi hà causato la rovina della facciata.
DOCUMENT 34
13 May 1646
ADP, MS Sant’Agnese 526, fols. 23r–78r
Excerpts from an account of the “cardinali papabili” in 1646, written for a certain “Serenissimo Prencipe” by “N.N.”
La Giusta Statera de Porporati
Roma, 13 Maggio 1646
N.N.
[fol. 23r] Bernardino Spada Nobile, et Nativo di Brisighella era Prelato, fù da Urbano essercitato in diversi carichi, et nell’ultima inviato Nontio in francia, dove risiede alquanto tempo, et ivi lasciò quasi tutto il Suo Patrimonio, Urbano conoscendo di lui li meriti lo promosse alla Porpora perche si portò bene et con sodisfattione d’ambedue le Parti. E soggetto di gran talento, et versato in ogni materia et negotij, è ottimo statista, fù da Urbano 8° scelto come più atto, et di più autorità, per aggiustare le differenze che vertevano trà lui, et il Duca di Parma, ch’era Venuto con grosso essercito alli confini dello Stato Ecclesiastico et occupato alcune Terre, e Castelli della Chiesa, et in particolare Acqua pendente, dove si era fermato et trincierato, et alla frontiera vi stava il Cardinale Antonio con un altro essercito di m/12 fanti, et 4000 Cavalli per tenerlo fermo ivi, acciò non Scorrese lo Stato Ecclesiastico [fol. 23v] et fù Spada Inviato con titolo di plenipotentiario per detti aggiustamenti, andò, operò, e torno, da Urbano malamente rimunerato, poiche doppo haver concluso, et sottoscritto le Capitulationi dell’aggiustamento, dove per mezzani v’intervennero il Gran Duca di Toscana, La Repubblica di Veneria, et Modena, havendole piu sopite a favore della Chiesa, che del Duca, quando poi vidde che il Signor Duca era partito, et andatosene verso i suoi Stati di Parma, Il Papa dichiarò nelli Capitoli sottoscritti, dicende Spada haverli fatti Motuproprio, et che non era stato mai sua Intentione fossero di quella maniera, che per tal causa i Prencipi si tennero giustamente offesi; Vedendo il Papa assoldava Genti per mandare contro il Duca, ogniuno di quelli armò in sua difesa, et il Cardinale Spada vedendosi macchiata la sua reputatione senza timore alcuno fè publicare un Manifesto, che quello á chi lui haveva fatto, et capitolato era tutto stato col consenso del Pontefice, et che quanto era esseguito tutto era ben fatto. Il Mondo che vedeva scopertamente, che questo povero Cardinale non haveva fallito, ma rettamente osservati li commandamenti Pontificij, fu compassionato da tutti, ma la guerra sanguinosa, che poi ne seguì fu quella [fol. 24r] che chiari il negotio, et mise in maggior riputatione Spada, poiche bisognò il Papa che con ogni scapito di S. Chiesa, et del suo decoro facesse la pace con dare compita sodisfattione alli pretensori. Questo Cardinale non è molto amico delit Barberini per le cause sodette et per beffarli nel Conclave, quando vidde che non si faceva il Papa, lui fè uscire fuori una scrittura con quale pregava à dovere assumere lui al Pontificato come piu amorevole, volesse dire fatemi Papa à me, che vi giusterò io questi Barberini, è divotissimo et partiale della Corona di francia tutto contrario al Genio del Cardinale Rocci suo Parente, ch’è Austriaco nel passato conclave oprò molto per l’assontione d’Innocentio X.o et perciò è molto ben visto da quello. In somma questo Soggetto ha una gran testa, et molto dura, e piena di alti pensieri e Poeta, Historico, Politico, et d’ogni materia compositore, et è assai curioso, che lasciarebbe da mangiare per studiare, lui hereditò la maggior parte delli Beni d’Andrea Casale Bolognese, et anco fù il Principale Instromento della sua ignominiosa morte nelle Galere che Dio come giusto non lascierà nessuno Impunito . . .
[fol. 31v] Giovanni Battista Pallotta è Nativo della picciola Terra di Caldarola nella Marca, et Nipote già del Cardinale Pallotta, Huomo molto Dotto Ecclesiastico et Inimico de Ladri, Il presente Cardinale Pallotta non è minore del Primo, è molto commodo de beni di fortuna, poiche il Zio gli lasciò buona Heredità si mise in Prelatura, et da Urbano 8.0 fù fatto Governatore di Roma, dove portossi con molta lode sendo giusto, e severo, non facendo conto ne anco delli proprij Nepoti del Pontefice, facendo publicamente frustare per la Città La Dama d’Antonio perche haveva trasgredito alli bandi per andare mascherata in tempo di Carnevale nel Corso, per la quale cosa fù da Antonio gravamente minacciato, il che [fol. 32r] previsto da Pallotta, andassene subito dal Papa, et raccontogli il tutto, del che fù molto lodato dal medesimo Urbano, ma perche sua Beatitudine sapeva bene che Antonio era molto resentito volse levare l’occasione, et privato Pallotta del Governo di Roma, l’inviò con lettere al Regno di Portugallo, et essendo ivi dimorato alcune mesi per alcune Jurisditioni Ecclesiastiche fù necessitato saltare giù d’una fenestra fuggendosene à Roma, et doppo mandato Nuntio all’Imperatore et ivi fù promosso alla porpora piu per toglierlo dalli dicimenti Antoniani, che per altro, e benche si è stato Cardinale non si è mancato da Antonio dargli centuplicati disgusti col consenso del Cardinale francesco suo fratello, havendolo sempre contrariato nelle Cause, et liti che vertevano trà il Generale dell’Ordine Agostiniano, che detto Pallotta ha mortificato per diverse cause, e disordini da lui commessi nella Religione, et per dare disgusto à questo Cardinale l’hanno sempre Protetto e favorito, et insomma ad onta sua confirmatolo per altri sette anni per Breve di Sua Beatitudine et con bel modo anco [fol. 32v] le privorno della Protettione della S. Casa di Loreto usurpandosela per lui il medesimo Antonio oltre diversi altri strapazzi non meritati, che sono dal povero Pallotta stati con ogni patienza, et flemma sopportati. Questo Cardinale è soggetto Papabile, et l’haverebbe havuto à caso fusse stato lui Papa nel passato Conclave per abbassare li orgogli de Barberini più rigorosamente che non sia fatto, et fa Innocentio X.o non sarebbe gran cosa, che se sopravivesse l’indovinasse. Pallotta è ben voluto e amato dal Pontefice et come tale lo dichiarò Sopraintendente d’interessi d’Italia, ma perche lui è troppo aperto nel parlare si hà concipito non picciol odio da alcuni principali Parenti di Sua Beatitudine che poi li mesi a dietro se ne retirò nelli suoi luoghi di Calderola sotto titolo di andare Visitando le Castella e fortezze. Et d’Innocentio lo stima grandemente, et honora, come Huomo meritevole li suoi Voti cosi in Concistoro, come in Congregatione sono stimati, nel rimanente poi non ha altri nemici ne contrarij di sorte alcuna, honora [fol. 33r] tutti dove puol favorire alcuno, non lo niega mai, et è di affabile trattamenti, e di vita retirata, et angelica, ma ama molto le conversationi Vagabonde et altre simili, et crede se potesse far di meno di questa di Monsignor Gonzaga l’haverebbe à caso, poiche hà altro in testa il Cardinale che di ciarlare come fà lui, mentre prima d’andare da Pallotta l’invia un messo, dicendo che se a Sua Eminenza li fosse commodo vorria darli quattro ciarle, e quello per sua creanza et cortesia gli risponde, ch’è Padrone, et non se parte mai da quel Palazzo se non e mezza notte et s’è di giorno, che non suona Vespero, che quel povero Signore essendo studioso, non puole studiar nè fare altra cosa opportuna, et necessaria. Hà diversi Nipoti, però poco ben visto da lui, Uno de quali è andato in francia, l’altro è quello che commise con Spada à corpo à corpo non so che delitto nelli studij di Bologna, per la qual cosa è odiato dal Cardinale et se ne stà a Caldarola, ma il suo più diletto si giudica sia quello che stà nel Collegio Inglese, giovane molto dotto, non mostrandoli il Cardinale l’affetto che li porta, et questo saria il Regnante [fol. 33v] in caso di Pontificato, perche è il più obbediente et si avvia? più al suo genio; E devotissimo della Corona di Spagna benche si dimostri Independente non essendosi dichiarato ad alcun partito . . .
[fol. 36r] Marc Antonio franciotti Nobile delli Principali di Lucca, gionse in Roma, et comprossi un Chiericato di Camera, et appresso l’Auditorato, et fù promosso alla porpora, et honorato di molti degni carichi, et in particolare della legatione di Ravenna e di tutta la Romagna. [fol. 36v] Fù fatto Vescovo della Città di Lucca sua Patria che l’afflisse atrocemente per causa che tenevano prigione un suo fratello scoperto di fellonia contro la medesima Patria, che poi da Urbano fù preso à petto per liberarlo, dicendo esser stato carcerato per dare disgusto al Cardinale per la qual causa ne furono scommunicati et Interdetti, et non volle mai reintegrarli, se prima non lasciavano andare libero il Reo, degno di morte poiche il Cardinale diede ad Intendere al Papa ch’era stato ritenuto il fratello perche gli havevano trovato armi à fuoco ad alcuni servitori et anco à lui nella Casa, et che quelli erano Ecclesiastici. Ma dalla Signoria si era Scoperto, che con quelle armi voleva farsi Tiranno della propria Patria, et anco piu si crede quanto che in quella Città, si stà con molta gelosia, acciò non vi entri nessuno armato ancorche di Coltello per le quali Scommuniche, et Interdetti quei Signori facevano uscir fuori Proteste appresso i Prencipi ch’erano ingiuste, et che essi havevano ragione ma non gli giovò. Il Cardinale è di bollissimo talento non è ignorante, ne dotto, però tiene la strada mediocre, [fol. 37r] è ricco, et pretioso de Poveri. E Soggetto Papabile ma non molto maturo, non sarebbe il suo cattivo governo, è assai affettionato della Corona di Spagna, et Vive sotto la Sua Protettione, è Huomo saggio, et esperimentato nella Corte, et amorevole con tutti, et dal hodierno Pontefice non è malvisto, si diletta assai di andare su le Galantarie, et gli piace molto il cavalcare. Nel Collegio non hà nessuno nemico di consideratione et è molto amico et affettionato de Barberini, et con il tempo potrebbe lui ancora correre la sua lancia se sopravivesse, però credo che non sarà à tempo nostri, è di bella presenza, allegro, affabile, et chi negotia con lui non se parte se non contento e sodisfatto . . .
[fol. 51r] Pietro Donato Cesi di Nobilissima fameglia Romana. Era Chierico di Camera, fù da Urbano fatto Thesoriere poì promosso alla porpora, doppo legato di Perugia a tempo della guerra contro il Gran Duca di Toscana, et altri Prencipi d’Italia; La Camera Apostolica in tempo della sua amministratione fù troppo ben servita, et non strapazzata conforme hanno fatto tanti altri, non havendola assassinata, et nella detta legatione portossi molto saviamente et rigoroso, è Signore di buona, et essemplare Vita, potrebbe essere Papa un giorno per diverse ragioni, l’Una per esser Vecchio, l’altra per esser Romano, non ha pelo nel mento, et pare giusto che sia un Papa di quei antichi tempi, et per dirlo alla libera pare un Castrato. Non sarebbe cattivo Papa, è Amico della povertà e Huomo di conscienza, et di gran lettere, non è vagabondo, [fol. 51v] non è ne malinconico, ne allegro, ma tiene la strada di mezzo, era Abbate dell’Abbadia di Santo Angelo Fassanello in Regno, hora l’ha renunciata à pensione, è molto divoto di Casa d’Austria, et in particolare del Re Cattolico, et ne fà apta professione tenendo l’Arme di quelli sù la Porta, è amato assai da quelle Corone, et anco dal Gran Duca, gode stima non poco della Corte, et è riverito dal Sacro Colleggio non ha nessuno nemico, eccetto li Barberini che temono di lui, per li strapazzi dati al Duca di Ceri, oltre altri diversi disgusti dati à lui, et alla Sua Casa. Il Suo Governo sarebbe ottimo per il bene di Santa Chiesa et per il Christianesimo, et sia nella sua mente che se mai pervenisse à quel grado, con ogni suo Interesse di fare una Lega Universale contra il Turco, si è lasciato intendere ad alcuni affettionati suoi amici che haverebbe Intentione di porre in Cartello altre tanti millioni, quanti ve ne pose Sisto, tutti dicono cosi, et poi quando sono gionti à quella suprema sede non vi pensano più. Io che sono Scrittore della presente dico ancora, che se mi facessero Papa vorrei arricchire tutti li Poveri, et non vorrei vedere per nulla li miei [fol. 52r] Parenti, farei Guerra al Turco, infine vorrei divenire uri altro Pio Quinto . . .
[fol. 64r] Mario Theodoli Romano descende dalla Città di Serliri Popoli [Forlimpopoli?] nella Romagna, et sono nobili di quella, era un Povero Prelato che appena poteva vivere, fu da Urbano 8.0 fatto Chierico di Camera, et poi Auditore della Camera ad Instanza d’Antonio, et non havendo tutto il [fol. 64v] denaro da poter pagare detto officio gli furono prestati dal detto Antonio per l’affetto che portava alla sua Casa, gode molto poco l’Auditorato, che non pote rinfrancarsi per potersi fare una Veste, poiche per la necessità della Guerra Barberina la promosse alla Porpora per dinovo rivendere l’officio. Promosso che fù rimase in tanta necessità, che appena poteva vivere, per il che Soprapose d’appigliarsi al partito francese, sendoli da quella Corona Somministrato aiuto di costa, et poi provisto di piatto havendo abbandonato quella del Rè Cattolico Sempre questo Cardinale e stato tenuto non solo dal Collegio ma da tutta la Corte in poca stima, gli fù da Urbano conferita la Chiesa d’Imola nella Romagna quando Theodoli Volse darsi al partito francese, mando per un Gentilhuomo à dire al Cardinale Montalto, che lui era divenuto francese per la necessità, et però dovesse perdonarlo se havesse lasciato la Corona di Spagna, al che Montalto gli diede per risposta, che Sua Eminenza non haveva occasione di dire queste cose poiché il Rè di Spagna haveva perduto poco, et francia guadagnato nulla, succede poi il Conclave dove Intendesi, che si portò con poca fedeltà verso il Rè Cristianissimo, il quale [fol. 65r] lo discacciò dalla Sua gratia assieme con Antonio et Suo Ambasciatore Mons. de SciantMonte per havere contravenuto alli ordini di quella Maestà et Insieme perde le rendite che gli donava il detto Rè, doppo di che per rimanere esoso al conspetto de tutti partissi molto mortificato, e disgustato della Corte andandosene alli feudi del Marchese di Santo Vito Suo fratello, dove divenne per la colera, et per la stizza scemo di cervello, et il Papa riconoscendolo Inhabile si fece rinutiare il Vescovato d’Imola, et conferitolo à Mons. Coccino Romano che prima era Vescovo di Tursi in Regno, hanno locato il Palazzo al Cardinale Caraffa per avanzare le rendite di quello, che alla somma di scudi mille ducento, et doppo havere dimorato qualche tempo nelk sopradetti feudi sono ritornati in Roma vivendo molto miseramente et essendosi venute lettere di francia, s’intende che in pubkca funtione dicesse al Papa, Beatissimo Padre il Re Cristianissimo mi ha di novo ricevuto nella sua gratia quasi dicesse a dispetto delli miei Emoli, et di chi non vuole, Il Voto di questo Cardinale non se ne puol fare certo giuditio di chi s’habbia ad essere, poiche si rivolta ad ogni soffio di vento, come il Vecchio Duca di [fol. 65v] Savoia, il Rè di francia ne fa poco conto, et il Pontefice non molto lo mira di buon occhio . . .
[fol. 76v] Marcello Lanti Nobile Romano Decano del Sacro Collegio fù Nipote di Paolo Vo per linea feminina, et dal medesimo Pontefice fatto Cardinale è Vecchio assai di Santi costumi et di Innocentissima Vità, elemosinarà più d’ogni altro Purpurato, tira Parentela, con quasi la Maggior parte [fol. 77r] della Nobiltà Romana, et anco col Gran Duca di Toscana, discendendo la sua famiglia da Pisa. Lanti hà goduto quarant’anni, et gode la Porpora, con tutto ciò pure è Ignorante, testardo, et ostinato, nel passato Conclave non fù nominato perche li Barberini lo tenevano per inconfidente per la Parentela di Borghese, et del Gran Duca come sopra, è capo della Congregazione de Vescovi et regolari, se venisse a qualche altra Sede Vacante potrebbe spuntare la sua lancia, si pretende sia Austriaco facendone apta professione, sapendosi bene, che nel Pontificato di Paolo V.o palesorno, et Impedirono li Trattati, et Parentado del Prencipe Borghese con Casa Borbona à tempo che quel Pontefice haveva radunato tacitamente m/40 e piu Huotriini per Inviarli per Terra, et l’Armata francese per Mare per soprendere la Città di Napoli, et soggiocare il Regno, et già morto il fratello quale si stimava francese, cioè il Marchese. Non sarebbe cattivo Pontefice per il ben commune, et per la povertà sarebbe Huomo di pace, et non di guerra, è stimato assaissimo dal S. Collegio, e tenuto in gran veneratione dalla Corte, gode grand’aura appresso li Prencipi non ha Cardinali nemici però può giungere senza fallo al Pontificato, e da tutti ne vien desiderato, ma mentre [fol. 77v] vivano li Barberini si può tenere per certo, et per securo, che non sarà mai Papa essendo essi gastigati per l’elettione d’Innocenzo X.o Panfilio.
Aloisio Capponi fù creato Cardinale da Paolo V et da Urbano 8.0 ha ricevuto non piccioli favori come Paesano sendo Capponi fiorentino, et in particolare nelle siti che vertevano con li Conti di Bagno, et in altri Interessi della Sua Casa, Hebbe la Protettione delli Camaldoli, et fù fatto Arcivescovo di Ravenna, et Collegato di Antonio trattando seco in Ravenna con straordinaria domestichezza, et confidenza, che però si teneva per certo, che li Barberini dovessero condescendere alla sua grandezza, ma non giovò perche ne anco se ne parlò. Questo Cardinale sempre ha fatta professione di dimostrarsi Independente da ogni fattione, etiam da chi lo promosse et rimasto sola della Scola buona di quelli che intervennero alla Congregazione Spagnola per deponere Urbano assieme con Roma, come dissi è Huomo astuto, capacissimo, et habile alle Congiure, et sollevationi, come quello ch’è Impartato del Sangue del Machiavelli è confidente del Gran Duca, di cui è Vassallo, et è stipendiato da quello, non è molto dotto, ne molto elemosinario fingendosi povero, ma non è cosi poiche è [fol. 78r] Cardinale commodo, nella elettione di Panfilio portossi coraggiosamente; però è ben visto dal Pontefice, et hoggi risiede nella Corte, et lui hà hauuto gran parte all’aggiustamento del Cardinale d’Este, et Almirante di Castiglia, è tenuto in qualche stima dal Colleggio et da tutta la Corte . . .
DOCUMENT 35
Undated, ca. 1646–50
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 5, #7
Letter from the soprastante of the Fabbrica, Pietro Paolo Drei, to the cardinals of the Fabbrica
Eminentissimi e Reverendissimi Signori
Havendo Pietro Paulo Drei soprastante della fabrica di S. Pietro presentito che un certo Santi Moschetti, arrogandosi titolo d’Architetto, benche sij semplice Musico, pretende d’esser reintegrato alla carica di soprastante, dalla quale fù anni sono, non senza suo demerito, rimosso, rappresenta humilmente all’Eminenze Vostre che non susistono li motivi ch’egli adduce per conseguire dalla Sacra Congregatione il suo intento quali sono li meriti de suoi antenati, e li mancamenti notati nella persona dell’Oratore, e nell’essercitio della carica. Vuole dunque che l’Oratore sia insufficente, e lo prova con dir che il Campanile verso Palazzo è stato piantato in falso, ma chi l’ha ordinato, et maneggiato sul’fatto gli faranno vedere, che non e prattico d’architettura, come ben lo conobbe la bona memoria di Carlo Maderno, quando era nell’officio, perche non fidandosi di lui fece rivedere da Betto Albertino, il fianco verso Palazzo, nel quale però esso vanamente si vanta d’haver avanzato alla fabrica m/50 scudi, come poco accorto non s’awede che fa hora il medesimo mentre per proprio interesse pretende far avanzare 18, o 20 scudi il mese alla fabrica con voler esso servire di Cannucciaro, poiche mentre l’Oratore e soprastante, non c’e mai stato tal officiale, et egli ha supplito in questo, et nel disegnare in grande sempre che c’e stata l’occasione, e lo fa anche senza di lui di presente nella fabrica delle Cappelle. La Taccia poi che se gli dà infedeltà spera che come falsa non possa far impressione, mentre sarà sempre pronto à giustificare il suo maneggio con li conti, ne quali professando fedeltà non e, ne si farà ricco di migliaia di scudi, come egli pretende, mà morirà povero, come fece suo padre, il quale fù per molti anni fattore, et il Moschetti non hà avuto né Padre, ne Zio officiali della fabrica, ma solo suo Padregno fù Scarpellino, ne Bernardino da Siena, come dice, suo Avo copri la Cuppola di S. Pietro, ma ben si Jacomo della Porta. Vedendosi perciò, che ne proprij suoi pretesi meriti s’inganna facilmente havrà poco credito, nel descriver i mancamenti d’altri. E mentre tassa l’oratore di negligente nel demolir il Campanile, et in Ovviare che da esso non cadino sassi si mostra poco intendente dell’arte, e più volonteroso di calunniare, che di procurare il servitio della fabrica, nella quale non mancando padroni, e ministri vigilanti, che senza li appassionati avvertimenti di lui sapranno correggerlo caso che manchi del’debito suo cosi spera che lo defenderanno dalle false calunnie, di che con ogni riverenza ne supplica l’Eminenze Vostre Quas Deus.
DOCUMENT 36
1649
Excerpts from the Spada Archives regarding the porphyry disk
A. ASR, FONDO SPADA-VERALLI, VOL. 186 TRANSCRIBED BY GÜTHLEIN 1979, 186–87
LETTER TO THE CARDINALS OF THE FABBRICA AND THOSE OF THE CONGREGATION OF RITES REGARDING THE HISTORICAL EVIDENCE FOR THE PROPER PLACEMENT OF THE PORPHYRY DISK IN NEW ST. PETERS
[19 August 1649]
Essendo stato proposto dalla Santità di Nostro Signore di fare porre nel nuovo pavimento della Basilica di San Pietro una Ruota di porfido situata già nel pavimento della vecchia Basilica di Costantino, della quale si fà in più luoghi mentione nell’istorie ecclesiastiche, come che nella coronatione degl’imperatori sia stato solito di farsi sopra d’essa alcune ceremonie. Hà stimato bene Sua Santità che s’essamini nella Congregatione generale della fabrica di San Pietro con l’intervento d’alcuni Eminentissimi Signori Cardinali della Congregatione de Riti, così rispetto al porlo, ò non porlo nel nuovo pavimento, come rispetto al luogo preciso, dove si debba collocare.
E perche gl’Eminentissimi di dette due Congregationi possino venir preparati si mandano congiunte à questa alcune scritture sopra ciò, et in oltre si dice, che si può vedere il ceremoniale antico, et il Severani nell’opera delle sette Chiese à folio 128.
E perche la coronatione di Carlo V seguì nella Città di Bologna è stato osservato, che nella istoria del Guazzi à folio 97. si fà mentione di tal Ruota, e da un Diario di Clemente VII. si raccoglie, che fù fatta ad imitatione di questa di porfido.
E circa il situarla è da sapersi, che nella Basilica vecchia essendo la capella di San Gregorio nello ingresso immediatamente à mano manca, e trovandosi la sopradetta ruota nel mezzo della Chiesa poco lontano dalla porta di mezzo al camino era assai naturale nel partirsi da detta Capella di San Gregorio per andare alla confessione di San Pietro il passare sopra detta ruota, et ivi fermarsi per fare quelle cirimonie, che convenivano prima del giungere alla confessione.
Mà hoggi, che la Capella di San Gregorio è la 4a à mano manca, potrà forse parere assai improprio il partirsi da questa capella, e per andare alla confessione, ch’è nella parte superiore, et è il termine ad quem, pigliare il camino verso la parte inferiore, cioè verso la porta per ritrovare detta ruota caso che si collocasse ove stava prima per haver poi à ritornar indietro senza saper rendere la ragione di tal circuito.
E per maggior intelligenza delle sudette cose si manda la pianta qui annessa della Basilica vecchia, e di parte della nuova con haver macchiato di giallo li trè luoghi mentionati nelle congiunte scritture, cioè Santa Maria inter duas turres, capella di San Gregorio, e Confessione di San Pietro, com’anche s’è macchiato di giallo il sito, dove si crede fosse la ruota raccolto da quello, che scrive il Severani, e dove effettivamente è stata ritrovata, e se bene è alquanto lontano dalla porta della Basilica nuova, nondimeno perche la Basilica vecchia era più corta corrisponde (come si è detto di sopra) al sito notato di giallo vicino alla porta grande di detta Basilica vecchia, com’anche si dà la pianta di tutta la Basilica nuova senza mescolanza della vecchia.
E perche l’eruditione di detta ruota non è cosi commune à tutti, si è composta una breve esplicatione dal Padre Famiano Strada in due forme, che saranno anche con questa, acciò s’essamini, se sia bene il porla intorno à detta ruota, e le parole se paiono à proposito, e quali più piacciono.
B. ASR, FONDO SPADA-VERALLI, VOL. 186 TRANSCRIBED BT GÜTHLEIN 1979, 188 MINUTES FROM THE MEETING AT THE CARDINAL DEACONS PALACE REGARDING THE DECISION MADE REGARDING THE PLACEMENT OF THE PORPHYRY STONE
[20 September 1649]
Die 20ma mensis 7’bris fuit facta congregatio generalis in Palatio Eminentissimi, et Reverendissimi Domini Decani, in qua interfuere de ordine Sanctissimi praeter Eminentissimos Cardinales, et Reverendissimos Prelatos Congregationis Reverendae fabricae nonnulli etiam Cardinales Congregationis Rituum.
Et 1° discussum fuit, an rota porphiretica, super qua in coronatione Imperatorum in Basilica veteri Sancti Petri solebant fieri nonnullae ceremoniae prout in ceremoniali antiquo, sit collocanda in pavimento marmoreo, quod modo fit in Basilica nova, et casu quo collocanda sit, quaesitum fuit in quo loco? et an sint circa eam apponenda verba explicantia dectum usum?
Ferè omnes fuerunt unanimes, quod non sit removenda de loco, ubi architectus eam iam posuit scilicet in medio Basilicae inter cathedrae, et Sanctissimi Crucifixi capellas absque ulla scriptione, sed adverterunt, quod in ceremoniali sit renovandus ritus coronationis Imperatoris accomodatus ad novam Basilicam, nempè quod loco Cappellae Sancti Gregorij, ubi vestiebatur Imperator Imperialibus indumentis, quae erat ad ingressum antiquae Basilicae sinistrorum, sit designanda capella cathedrae, que eumdem fere locum occupat, et sic de singulis locis sit facienda mentio, ubi ceremoniae tantae functionis sint habendae . . .
DOCUMENT 37
1652–53
ASR, Fondo Spada-Veralli 438, fols. 290r–320r.
The volume belonged to Virgilio Spada and is inscribed: “Scritture mie.” The pages that follow were bound out of order. I have reordered them in my transcription.
[Section 7:] Viaggi Pontefici del 1652 e 1653
[fol. 306r] 31 Maggio 1652 a hore 24
. . . Riposatisi tutti dopo pranzo, et stato in conversatione col Signor Cardinal Panfilio, quale gionse la mattina nel medesimo tempo, che Sua Santità, benche partito doppo, e con i Signori Prencipi, volse godere un poco della villa, facendosi portare in sedia, e passò anche à quella del Signor Prencipe ludovisio, e la buona fortuna, che l’accompagna in tutte le cose, grandi, e piccole, faceva, che il sole si coprisse la faccia, mentre caminavamo con Sua Santità, godendo d’una nuvoletta per ombrello, e quando ci fermavamo à vedere le girandole nell’una, e nell’altra villa, il sole tornava à lasciarsi vedere, perche godessimo dell’iride, che si produceva nell’aqua della girandola.
[fol. 312r] 3 Giugno 1652 lunedi
. . . In effetto non è credibile quanto gusti Nostro Signore di questo paese, e particolarmente di questa villa [Rossi] veramente Regina delle ville, e si come si stimò felice, chi hebbe il modo, e l’animo di farla cosi è felicissimo, chi senza spendere un soldo l’hà ritrovata bella, e fatta et in tutta perfettione, . . .
[fol. 314r] A di 4 Giugno 1652 Martedi sera,
. . . siamo giti alla Villa di Mondragone, dove si sino vedute con ammiratione le maraviglie di quel gran castello, e siamo stati di ritorno all’Ave Maria, ò poco prima, e non ostante l’hora tarda il Signor Cardinal Ottoboni è voluto partire per Roma, si come il Cardinal Spada è partito doppo pranzo per Tivoli . . . si saprà a pieno l’ottima salute, che gode Sua Santità, che certo è incredibile quanto si sia rigiovenito. Si discorre di andare giovedi a Zagarolo, Venerdi mattina à Vaimontone, la sera à Zagarolo, sabato a frascati . . .
[fol. 320r] 7 Giugno 1652 a hore 3 Venerdi
Siamo a Valmontone tutti sani, salvi, et allegri. Partimmo da Zagarolo à hore 18 con stuppore di tutti, mà con altre tanto stuppore il sole si velò, un venticello fresco occupò la campagna, e dove dovevamo perire di caldo, siamo venuti con tutte le delitie imaginabili. Chi haverebbe creduto che un Papa di 79 anni, che mai è uscito di Roma, volontariamente si trovi in viaggio à hore 18 nella campagna di Roma, ma in effetto chi lo seguita, fortuna Caesaris sequitur . . .
[fol. 290r] Mercordi 22 8bre 1653 a Hore 10½
Si crede che hoggi si spenderà il tempo in disegnare atomo questo castello, nel che si compiace Nostro Signore di communicar meco, già che in terra di ciechi, Beato chi hà un occhio.
[fol. 292r] Giovedi 23 8bre 1653 a hore 12
. . . Havendo io fatto fare il disegno di tutto il castello si stette hieri mattina sul disegnare S. Martino sino ad hora di pranzo, e fù dato principio à certa strada, quale sabato sera sarà à buon termine, ne la mattina si fece altro essercitio, che il portasse à detta strada che è parte del recinto del castello . . .
[fol. 294r] Venerdi 24 8bre 1653 a Hore 12
. . . Il Signor Cardinal San Cesario era à punto giunto quando Nostro Signore scendeva per andare alla messa, et cosi hà tenuto compagnia à Sua Santita buona parte della giornata, havendo seco portato alcuni disegni per doi campanili di detta chiesa, mandati dalla Signora Donna Olimpia . . .
[fol. 296r] San Martino Sabato 25 8bre 1653 a Hore XI
. . . La mattina dopo la messa nella solita chiesa andò Sua Santità in carozza per un miglio, e mezzo verso la pianura, e poi ritornato si pone con grand’ applicatione à designare li doi campanili, che si pensa d’aggiongere alla facciata detta chiesa, nella quale operatione il Signor Principe Panfilio et io fossimo chiamati, e stabilito il disegno verbalmente, ordinò che si ponesse in carta . . . Tornato mi fece dimandare, et alla presenza delle 3 Eminentissimi e Principe Panfilio si stette discorrendo in galleria col disegno in mani de campanili dalle hore 24 sino alle 2½—et havendo ordinato diverse cose, disse di voler ritornare un’altra volta à vederle poste in opera, e fù nominato dell’8bre dell’Anno seguente . . .
[fol. 298r] San Martino Domenica 26 8bre 1653 a hore XI ½
. . . Havendo lasciato che designasse le cose ordinate la sera antecedente, onde tornati Nostro Signore, si trattenne sopra li disegni sudetta sino alle doi hore con l’intervento delli Signori Eminentissimi Cardinali e Prencipi . . .
DOCUMENT 38
4 December 1653–December 1654
APSP, vol. 120. The spine is inscribed: “Fabbricche di San Martino.”
Excerpts from a volume of material concerning S. Martino, originally part of the Spada archive.
[fol. 9r] [4 December 1653] Instruttione 2a
7. Si avvisa, che la strada che dal teatro conduce alla porta del medesimo verso la montagna, deve esser larga palmi 40, tanto nel suo cominciamento, quanto nel fine, piacendo più à Nostro Signore in questa forma, che con le linie tirate al centro, e che siano per comparire meglio i lati di essa strada paralleli, che larghi di sopra, e stretti di sotto . . .
8. Delle due porte del castello, cioè verso il monte, e verso Viterbo, si manda, ò si mandarà presto il disegno conforme una, che qui à Monte Cavallo, che piace assai à Nostro Signore, e si dovrà osservare puntualmente il predetto disegno in tutte le sue parti . . .
[fol. 19r] [20 December 1653] Instruttione 7a
2. Si come è certa del suo valore, e sufficienza in designare giustamente la strada nuova; Mà perche nel disegno delle case la Santità di Nostro Signore hà alterate, et aggionte molte cose, le quali anche in disegno difficilmente si possono rappresentare, ne si è anche intieramente sodisfatta, perciò fù scritto, che si soprasedesse nel principiare i fondamenti; e per sua maggior notitia, sappia che nella nuova muraglia si pensa di fare 4 baluardette, oltre li doi nella facciata della Porta Viterbese . . .
[fol. 23r] [3 January 1654] Instruttione 9a
1. Il scrittore di questa partirà il primo giorno dopo l’Epifania, e portarà seco i disegni de campanili, del teatro, delle case nella nuova strada, e del Conventino, tutti aggiustati al senso di Nostro Signore, Mà credeva d’haver lasciato costà quello de Campanili in mani di f. Gio: Angelo . . .
[fol. 33v] [22 January 1654] Instruttione 11
Sua Santità stà risolutissima di ritornare à S. Martino alli 12 d’Aprile, sperando di ritrovare tutte le fabriche sopra terra . . .
[fol. 37r] [3 February 1654] Instruttione XIII
S’è fatto il nuovo disegno della porta Viterbese, quale si mandarà quanto prima, Intanto si dice, che la porta verso la montagna si deve fare totalmente conforme il primo disegno che già fù mandato costi, e però si proseguisca il lavoro che fù già principiato . . .
In effetto si desidera ogni sabbato sua relatione di tutto il lavoro fatto in quella settimana, numerando la Santità di Nostro Signore i giorni, e li pare gran cosa che non si lavori sopra terra, udendo però la ragione di ghiacci, si và agiustando, mà se i fondamenti andassero adagio, mentre il denaro corre senza ritegno, al certo Nostro Signore non restarà appagato di niun altro senso . . .
[fol. 49r] [25 February 1654] Instruttione XIX
La porta Viterbese si è stimato bene farla come quella di Castello S. Angelo, cioè con scarpa per di fuori, e che strapiombino i stipiti verso il mezzo della porta, et informa che la medesima porta di legno stia à scarpa, e che sia più stretta di sopra che da basso . . .
[fol. 60r] [23 Maggio 1654] Instruttione XXIV
. . .
8. Già in voce si è detto che per sfuggire parte delle gran difficultà, che si provano nel taglio della montagna di pietra si è contentato Nostro Signore che si lascino tante case di quelle, che fanno Mura Castellane nel Teatro, quante vengono impedite dalla detta Montagna, che potranno essere facilmente due, si avverti però di farvi le facciate nella strada, che circonda il Teatro, come se fossero case vere acciò che se perdiamo la sostanza resti almeno l’apparenza, ne si conoschi il mancamento . . .
[fol. 60v] 11. La camera delle belle pitture preme à Nostro Signore quanto ogn’altra cosa di queste fabriche, e però si dovrà procurare, che il muratore facci diligentemente l’opera sua, Che il Canonico Anzone sollecciti la sua parte, che è di ristituire il bianco à i stucchi, et à i campi delle pitture con tinta concertata col. Signor Romanelli, senza toccare in veruna maniera i colori, che il stuccatore, che si dovrà trovare à proposito dia la colla à tutta la camera, che paia di marmo bianco . . .
[fol. 63v] [18 June 1654] Instrutione XXV
. . . Sopra il tutto non si tralasci il lavoro di queste fabriche, e del cavo del teatro sotto pretesto di mietiture, e mancanza d’huomini acciò non si verifichi ciò che sempre hà dubitato Nostro Signore che mancando noi di quà i lavori languidischino . . . Nostro Signore vuole, che siano finite ad Agosto, ne si ammetterà veruna scusa.
[fol. 73r] [7 November 1654] Instruttione XXIX
. . . cominciando Sua Santità ad annoiarsi in non udirne il fine . . .
[fol. 293v] [Index to a plan of S. Martino]
. . .
19—Campanili fattivi di nuovo alti sopra palmi 150, 80 de quali sono masicci tutti di pietra viva, e con scale lumache di peperino con colonne vuote in caduna, et una serve per l’orologgio, l’altro per le Campane della Chiesa, e con l’orologgio à sole per corrispondenza all’altro . . .
[fols. 319r–20r] [29 August 1654]
[Describes the various ways in which the campanili can be built and says that they must be presented to Borromini and then to the pope. See Corradini 1990, 97–108.]
[fol. 368r] [Undated]
[Letter from Carlo Maria Lanti to Virgilio Spada]
Hoggi sono stato da Nostro Signore è mostratelo le relationi da Vostra Signoria Illustrissima mandatemi dello stato di Coteste fabriche et altre materie concernenti ad esse. Onde in risposta devo dirle che Nostro Signore primieramente desidera vedere il disegno delli Capitelli delli Campanili tanto quelli che sono stati fatti conforme alla maniera stabilita come quelli che il Maestro: ha errato nel farli diversamente per poter poi dire il suo senso cioè qual maniera li piace maggiormente overo se essendo difformiti gli possa dispiacere. Pero si aspetta il disegno che fara gratie mandarlo quanto prima con l’annotatione qual sia quello che e uniforme al disegno primo e qual sia l’errato dal maestro . . .
[fol. 373r] [30 September 1654]
[Letter from Carlo Maria Lanti (Rome) to Virgilio Spada (S. Martino?)]
Sono hoggi a piedi di Nostro Signore e mostratolo primeramente li disegni mandatemi da Vostra Signoria Illustrissima delli Capitelli lavorati diversamente da maestri per li Campanili sopra di che devo dirli che Nostro Signore non si puo persuadere che nelli detti Campanili vadino messe in opra Capitelli di sorte alcuna poiche regolandosi . . . finalmente ha ordinato Nostra Santità che vuole che siano tutti due li Campanili simili ancora in qualsivoglia minima parte dell ornamenti d’essi et se il scarpellino ha errato nelli Capitelli fatte con il segno B torni a farli di nuovo et se conviene aspettar bisognerà haver patienza et il scarpellino farà la penitenza come merita essendo stata una grande balordaggine la sua . . .
[fols. 494r–96r] [16 January 1654]
[Letter from Domenico Legendre to Virgilio Spada]
Illustrissimo e Reverendissimo Mio Signore
Non sapendo con quali parole, e significati poter esprimere l’oblighi che ho à Vostra Signoria Illustrissima per li favori riceuti et in particolare del prossimo passato come ampiamente gli narraro; mi tacero sotto humile silentio, perche quanto più cercarei de notificarli tanto maggiormente mi invulupparei nelle tenebre della mia ignoranza.
Subbito che fui arrivato à Roma mercoledi á sera non mancai di portare le lettere che Vostra Signoria Illustrissima mi diede et havendo consegnato il plico? nelle mani del Signor Maestro di Camera della Signora Donna Olimpia et dettoli quanto Vostra Signoria Illustrissima mi acommando, mi fù detto che dovessi tornare il giorno seguente, et cosi eseguij il tutto, et essendomi da Sua Eccellenza domandata la pianta per vederla, tornai à casa à pigliarla, et gli la mostrai et subbito che la vidde domando delle acque piovane in che luogo Vostra Signoria Illustrissima haveva creduto fussero bene inviarle, et gli mostrai in detta pianta le chiaviche vecchie, et la stradella per la quale si voleva dar esito á dette, et ne resto sodisfatto, et doppo mi domando dove era il masso de sassi, che era tanto [fol. 494v] duro a rompere, e gli mostrai, che era dietro la casa del Signor Cardinal Raggi, e mi soggiunse che non voleva che detti sassi si rompessero con mine, perche haverebbe fatto grandissimo danno; Mi soggiunse doppo come Vostra Signoria Illustrissima mandava à dire, che non haveva muratori à bastanza, ne scarpellini risposi che haverei fatto diligenza di inviarne dell’uni, e dell’ altri, et non occorendoli dirmi altro solo fece domandare dove habitavo, et come mi chiamavo, et il segretario prese nota di tutto.
Mentre ero dà Sua Eccellenza Nostro Signore mi fece domandare dove fui il doppo desinare che fù Chieti et mi trattenne dalle venti ore ½ fino alle venti due et mi domando moltissime cose, et Prima delle acque piovane che Vostra Signoria Illustrissima cercava di detornarle, accio non facessero piu danno come hanno fatto per il passato et mostrai à Sua Santita dove al presente erano due chiaviche vecchie guaste dove altre volte erano state inviate le acque piovane, et l’acque del retorno della Cisterna, et disse che era bene rifarle di nuovo, et murarle da tutte le parte con sua volta sopra tanto quella nel Cantinone, come l’altra che è nella piazza é che passa sotto il macello, et doppo gli mostrai il vicolo nel quale Vostra Signoria Illustrissima haveva resoluto di inviare tutte le sudette acque il quale molto approvo; doppo seguitando à discorrere del modo di racogliere le altre acque tanto del Stradone nuovo come della meta del Teatro gli disse come si era stimato per il meglio di condurle per via di chiaviche scoperte, et nel traversare le strade si potevano coprire, nella maniera che gli ha accennato per la strada che è fuori della porta de Cavallegieri mà soggiunse che simil chiavica scoperta fuori delThabitato stava molto bene, ma ne luoghi rinchiusi, et habbitati bisognava far detta Chiavica come è quella che sta per la scesa di monte Cavallo cosi coperta con cordonate, et che un giorno si farebbero dell’altre cose dell’altra porte della strada, et in detta maniera lo trovarebbe meglio.
[fol. 495r] Doppo finito il raggionamento delle acque, comincio à discorrere della terra, come si lavorava, et gli dissi che si tirava avanti et che il lavoro caminava bene, et doppo domando il luogo dove era questo massa de sassi tanto duro, et gli mostra essere dietro la Casa del Signor Cardinale Raggi, et disse esser vero, perche detto Signor Cardinale voleva fare un giardinetto dietro la sua casa, mà per causa del detto sasso non vi haveva fatto altro; domando doppo come venivano alte le terre che si raportavano gli significai lo stato, et disse che se dietro il Palazzo e scala bisognasse fare un muro per tener lontano dette terre che non facessero danno, che si facesse; domando anco Sua Santita che desiderava si facesse una cucina vicino il Palazzo, nel sito destinato per le remesse, et gli mostrai il sito che Vostra Signoria Illustrissima vole fare resarcire per farne una nuova vicino il Cortile della Canonica et dissi anco che se ne potevano fare delle altre dall’ altra parte della scala simile alla gia fatta et disse che non gli sarebbero dispiaciute se non havessero incomodato il palazzo, mi domando se si incollava il Cantinone, et gli risposi de si et anco desiderava si slargassero le finestre per darli più lume, et nel discorso detto Cantinoni, si dilato un poco mostrando di haverne grandissimo piacere. Di più mi disse che desiderava che alla porta del Palazzo verso la chiesa si facesse una scala che salisse da due porte come è quella di Campidoglio con due stanziolini sotto, et una nicchia in mezzo, et per tal scala penzo fare un disegnio per mostrare á Sua Santita, come anco di una balaustrata rustica nella maniera, che mi ha significato per metterla attorno la piazza alta avanti la chiesa et allongarsi fino al muro della peschiera dove oggi si bagnia la calce.
Di più Nostro Signore stà sempre con la prima opinione di voler vedere tutta la facciata della Chiesa dal mezzo della porta da basso la Piazza, ma sempre il Palazzo di Vitteman gli da fastidio.
Disse anco per commodita de vasalli voleva che si facesse un lavaturo nella terra dietro le case del borgo vecchio dove è il muro antico, et che in questa maniera si levava la soggettione di andar fuori della terra.
[fol. 495v] Desidera anco Sua Santità che li muri delli Campanili accompagnino più che sia possibile nel Colore la facciata vecchia, et che Paiono fatti tutti in un medesimo tempo antico.
Il Recinto della terra verso la strada Romana come dietro il Teatro desiderarebbe che fusse nel modo disegnato nella presente pianta con linee puntegiate, et tirate da semplice lapis, et non vi vorebbe il giardinetto segnato o, et dietro il Teatro vi vorebbe una simile fortificatione, perche dice essere il luogo più pericolose, et più dominato dalla montagnia.
Domando anco se si poteva fare la strada fuori della terra longo del vallone, et gli ho resposto come facilmente per costa della montagnia si poteva accomodare, ma però che vi era un passo solo Cattivo et domando se vi voleva spesa assai per accomodare detto passo, et gli resposi da 50 scudi in circa, et soggiunse che mentre haveva resoluto di spendere m/40 scudi che non gli haverebbe dato pensiere di spenderne cinquanta scudi de più.
Domando anco se Pontiano haveva piantato li Arbori del Teatro, et gli dissi, che gia si erano segnati li luoghi, che si andavano facendo le fosse, et che detto Pontiano haveva mandato à cercare li Olmi per piantarli.
Soggiunse anco Quando questo mese di Maggio sarebbe andato à S. Martino che cosa haverebbe possuto vedere in essere, et gli resposi come si lavorava all’ Convento al Teatro, et ad una parte delle mura della Terra, et che haveva impiegato quanti muratori haveva Vostra Signoria Illustrissima; disse anco Nostro Signore che si stupiva che à Viterbo non vi fossero piú muratori per andare à lavorare à S. Martino.
Doppo finito il discorso sopra della Pianta, e fabrica di S. Martino mi fece una esortatione a studiare, et avanzarmi nell Esercitio dell Architettura, et comincio doppo à discorrere del Signor Cavalier Borromino, et si levo da sedere, et mi mostro il modello della Chiesa di S. Agnese et in questa maniera si passo un ora e mezza di discorso.
Mostro anco di haver grandissima passione non haver possuto vedere le pitture che erano in quella stanza della Canonica, et particolarmente, quando gli dissi che erano del tempo delli buoni mastri come di Rafaello, e Giulio Romano; Ma per non tener la più a tedio daro fine Pregando Vostra Signoria Illustrissima volermi scusare se l’havessi infastidita con la presente; come anco so che mi perdonara se non gli mando un disegnio piu finito, per causa della brevita del tempo et facendoli humilissima Riverenza me li dedico Reverendissimo servitore.
Di Roma 16 Gennaro 1654
Di Vostra Signoria Illustrissima e
Reverendissima
Humilissimo Servitore
Domenico Legendres
DOCUMENT 39
30 August 1653–14 October 1701
Documents regarding the sale of materials from the dismantled campanile
A. AFSP, PIANO 1, SERIE 3, VOL. 163, FOL. 3R
THE VOLUME IS INSCRIBED: “DECRETA ET RESOLUTIONES SAC. COG.NIS R.F.S. PETRI AB ANNO 1653 AD ANNUM 1660”
TRANSCRIBED BY BORSI 1980, 347; THE SAME DECREE APPEARS IN A LATIN NOTICE WRITTEN BY THE ECONOMO OF THE FABBRICA, A. GHETTI, DATED 5 SEPTEMBER 1653, IN THE BIBLIOTECA CORSINIANA, MS. 168, FOL. 192
[30 August 1653]
Dictum fuit, quod quia lapides Tiburtini et Campanaria Turri iam demolita circum circa Vaticanam Basilicam existentes quotidie deteriorantur Aeri, et aquae expositi, et ab aliquibus emi desiderantur vendi possunt arbitrio Rpd fransoni.
B. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 25 (UNPAGINATED)
BILL OF SALE FOR THE TRAVERTINE STEPS OF THE SMALL SPIRAL STAIR FROM THE THIRD LEVEL OF THE CAMPANILE
[2 January 1654]
Conto di numero sessanta scalini piccoli di Trevertino, che servirno per un lumachino del 3.° ordine del Campanile della fabrica di S. Pietro, e venduti con ordine dell’Illustrissimo et Reverendissimo Monsignor Fransone al Signor Nuntiato Baldocci
Per numero sessanta scalini di Trevertino come sopra longhi Tuno rag.ti palmi 1¾ con il suo collo largo rag.ti palmi 7/12 grosso palmi 7/12, e daccordo con Sua Eminenza Illustrissima a baiocchi trentacinque l’uno importano scudi ventuno moneta dico—21.
S. fransone
Pietro Paolo Drei Soprastante
C. BAV, BARB. LAT. 6367, AVVISI 1652–1666, FOL. 671
[10 July 1655]
Il Capitulo di S. Pietro ha fatto intendere al Principe Pamfilio che paghi il valore de trevertini che già furono levati dal campanile di S. Pietro, et esso risponde che ciò fù fatto con chirografo del zio, mà gli vien risposto esser ciò vero circa la faccoltà di levare le pietre per la fabrica di Santa Agnese, ma non di non pagarle, e però bisognarà che detto Principe sborsi per quest’effetto alcune migliara di scudi.
D. AFSP, PIANO 1, SERIE 4, VOL. 27, FOLS. 474–75
BILL FROM COPYIST FOR A MISURA E STIMA OF THE TRAVERTINE GIVEN BY THE FABBRICA TO S. AGNESE
[22 May 1656]
Id[em] Cop. 1 misurae, et stimae Travertinorum dat à Reverenda Fabrica Sanctus Petri pro fabrica S. Agnesis—32
E. ADP, SCAFF. 93, N.4, INT. 10, FOL. 275FF.
PARTLY TRANSCRIBED BY EIMER 1970–71, 1:140
[18 May 1656]
[Misura e stima, signed by Pietro Paolo Drei and Giacomo Balsimelli, of the travertine acquired by the Pamphili for S. Agnese, the sale of which was authorized by the Fabbrica of St. Peter’s on 30 August 1653. Among some four hundred pieces of travertine there are mentioned:]
otto base del primo ordine del Campanile . . .
Tre pezzi d’archi del 2° ordine del Campanile . . .
Pezzi di cornice cioè per gocciolature . . .
pezzi d’architravi colonne . . .
un pezzo di colonna . . .
per altri pezzi goccialaturi e dentelli . . .
colonuccie del 3° ordine del campanile.
F. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 467, FOL. 706R
[8 April 1657]
[2,000 scudi are paid to the Fabbrica by Camillo Pamphili against the 4,062 scudi and 30 baiocchi owed for travertine for S. Agnese.]
G. AFSP, PIANO 2, SERIE 10, VOL. 7, FOL. 716V. UNDATED, CA. 1662?
[Camillo Pamphili appears in a list of Fabbrica debtors for the travertine from the campanile sold to him.]
H. AFSP, PIANO 1, SERIE 3, VOL. 164, 200
THE VOLUME IS INSCRIBED: “DECRETA ET RESOLUTIONES SAC. COG.NIS R.F.S. PETRI AB ANNO 1660 AD ANNUUM 1667.”
[28 July 1662]
. . . Patres Sanctae Mariae de Monte Sancto, et Bmae Virginis Miraculorum conquerebantur columnas Tiburtinas Turris Campanariae Basilicae Principis Apostolorum ipsis de ordine Sanctissimi venditas fuisse à Ministris Rev. fabrica pluris iusto pretio estimatas.
Sacra Congregatio mandavit, idem pretium quod pro similibus lapidibus fuit alias ab emptoribus solutum, statuatur oratoribus, facto tamen prius verbo per D. Secretarium cum Sanctissimo. Et Sanctitas Sua amnuit.
[9 September 1662]
Patres S. Mariae de Monte Sancto et Bmae Virginis Miraculorum exponentes, Ministros Rev. fabricae ultra pretium Iuliorum viginti octo constitutum pro qualibet carrettata lapidis Tiburtini Columnarum Turris Campanariae Basilicae Principis Apostolorum censuisse solvendam esse tertiam partem operis basium, et capitum columnarum, supplicabant illam ipsis condonare, ex quo in iis resarciendis plus impenderunt, quàm si de novo illa elaborare fecissent.
D. Secretarius referat Sanctissimo, Sac. Congregationem censere pretium praefactum esse iustum, gratiam verò, seù illius remissem pondere ab ipsius benignitate. Et Sanctitas Sua condonati mandavit ex gratia oratoribus dictam tertiam partem operis pro capitellis et basibus.
I. AFSP, PIANO 2, SERIE 10, VOL. 8, FOL. 844. UNDATED
[From a list of Fabbrica debtors:]
à carrettate 72 Li Reverendi Padri della Madonna Santissima de mericoli à di 27 9mbre 1662 devono dare scudi 11:66 moneta per valore di carrettate 4:05 di Travertini in altri pezzi, e giunte de Capitelli compositi del Campanile con fiori, e volute intagliati, come gli altri venduti, e valutati per decreto della Congregazione sotto li 14 9bre sud. à giuli 28 la Carrettata—11:66
J. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 17, #22
A SECOND COPY OF THIS DOCUMENT, DATED 15 JAN 1667, CAN BE FOUND AT AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 467, FOL. 48FF
[fol. 108] [11 January 1667]
Scandaglio di tutti li Travertini, Marmi bianchi e Mischij Conci diversi, et altro simile esistente nella Reverenda fabrica di S. Pietro, fatto d’ordine dell’Eminentissimi Signori Cardinali della Sacra Congregatione di detta Reverenda fabrica
E prima Nelle piazze e Strade attorno e dietro la Chiesa di S. Pietro Trevertini del Campanile che possono servire per il lavoro del Braccio verso Campo Santo . . . [254 pieces]
[fol. 110]
2.a Bottega
Capitelli di Trevertino del Campanile, e Basi simili circa venti pezzi amassati assieme oltre quelli consegnati per le fabriche della Madonna Sacra dei Miracoli, e di Monte Santo, che l’hanno pagati per travertini rustici solamente a giuli 28 la carrettata con supposto di spendervi più a resarcirli che a farli di nuovo per decreto sotto li 9 7bre 1662 . . .
[fol. 111r]
Capitelli del Campanile di travertino circa 15 pezzi coperti di detti legnami . . .
Sopra la medesima Chiesa
Capitelli del Campanile di Travertino n. 235 pezzi diversi nelli fianchi del Voltone
Base di detto Campanile di Travertino circa quaranta pezzi in detto loco.
K. AFSP, PIANO 1, SERIE 1, VOL. 2, #50
[1668]
[From a list of materials on the site of the Fabbrica that can be sold off.]
Robbe di monitione, che si possono vendere
Armatura di ferro delle Chiave della Banderola del Campanile.
Catene di ferro, che stavano al Campanile . . .
ferri, che servivano per armatura delle campane del Campanile . . .
Sprangoni di ferro del Campanile demolito . . .
L. AFSP, PIANO 1, SERIE 3, VOL. 4, FOL. 365FF.
CITED BY FRASCHETTI 1900, 170
[1701]
[Chirograph issued by Clement XI regarding travertine from the campanile.]
Reverendissimo Cardinal Carlo Barberino Arciprete, e Prefetto della Congregatione sopra la fabrica della Nostra Basilica di S. Pietro. Havendo Mons. Economo Generale della medesima fabrica d’ordine nostro datogli in voce fatto consegnare dalli soprastante, e fattore di essa à Giovani Antonio Tedeschi Capomastro Scarpellino per servitio del Portico, che facciamo edificare avanti alla Basilica di Santa Maria in Trastevere pezzi numero 21 di Travertini lavorati riposti in maggior quantità nel rifianco del Voltone di essa Basilica di San Pietro da cinquanta, e più anni sono in occasione, che fù tralasciata l’opera de Campanili, per la costruttione de quali erano destinati, con far precedere alla detta consegna la misura del Rustico in Carrettate 15 palmi 10 e con prenderne ricevuta, come ancora havendo fatto fede Carlo Fontana Architetto della medesima fabrica che il prezzo di detti travertini al più ascenderebbe à scudi ottanta, e che li medesimi non servono, ne vi è probabilità che possino servire, come per l’addietro non hanno servito à detta fabrica ma più tosto il Loro peso nel sito, dove stanno gli è di qualche leggiero pregiuditio. Noi per il presente Nostro Chirografo approviamo in tutto, e per tutto la detta consegna anche senza il pagamento d’alcun prezzo attesa la tenuità del medesimo, et à riguardo, che li detti travertini s’impiegano nella preaccennata Opera pia del sudetto Portico, e perciò vi ordiniamo, che in questo facciate passar la scrittura, et esseguire quanto occorrerà in adempimento di detta Nostra Volontà, decretando espressamente, che basti la nostra sola sottoscrittione nel presente Chirografo con derogare in tanto per questa volta quanto faccia bisogno à qualsivoglia Privileggi di detta fabrica, à tutte le Disposinone Apostoliche de regestandis, et à qualunque cosa che facessero in contrario. Dato dal Nostro Palazzo Apostolico nel Quirinale.
M. FROM CANCELLIERI 1784, 76
[Concerning the reuse of Bernini’s Ionic columns from the third level of the campanile in the sacristy of St. Peter’s.]
Ne’ quattro sottarchi spiccano otto colonne scannellate di bigio antico, le quali dopo aver figurato nella famosa Villa Adriana in Tivoli, sono venute con miglior sorte ad ornare questo sacro edificio. Tutte queste colonne sono coronate da capitelli di Travertino, d’ordine ionico, intonacati di stucco, che furono fatti lavorare dal Bernini, coll’idea di servirsene nell’ornato delle colonne del campanile della Basilica, che l’invidia de’ suoi emoli giunse a far diroccare sotto Innocenzo X, colla spesa di dodici mila scudi, benché, come riporta il Bonanni con altri scrittori (Numismata, p.184; L’abbe de la chambre p. 56) fusse prima costato a Urbano VIII, più di altri cento mila . . .
DOCUMENT 40
27 December 1656
ASR, Fondo Spada-Veralli, 495 (unfolioed)
Cited but not transcribed by Heimbürger Ravalli 1977, 215n. 73, 301
Notes by Virgilio Spada concerning his interview with the son of Pietro Paolo Drei
Visitai hieri, conforme il cenno datomi di Sua Santita, il figlio maggiore del quondam Pietro Paolo Drei, ultimo soprastante della fabrica di S. Pietro, quale sta tuttavia chiuso in Quarantina per il 2° caso succeduto li 15 del cadente e pigliai prettesto dell’essere andato per sapere se ci sono state lettere doppo la morte del Padre intorno i gialli di Siena. Mi parve giovanetto di buon garbo, professa d’haver 16 anni compiuti e l’apparenza è tale, mostra qualche spirito, dice haver studiato le lettere humane e logica e poi essersi dato alla’ geometria et aritmetica, Confessa di non sapere levare una pianta mà sa bene di coppiare una fatta et anche di ridurre à proportione un abozzo che habbia le sole misure.
Il fattore della fabrica hà piu volte supiko per il soprastante rispetto al soprastante ai lavori, cosi mentre questo servi nella fabrica di S. Agnese, come quando andò à Siena e possibile anche suplire per il figliuolo, mà ò non sa, ò non vuole (come egli dice) disegnare sotto il Cavaliere.
Credo veramente che per un paio d’anni habbi bisogno d’un studio per cosi dire non solo per suplire à i bisogni della fabrica, massime che si havrà di operar molto nel lavoro del portico, mà per imparare, e farsi un huomo.
Gl’architetti di Roma sono
Il Cavaliere Rainaldi
Martino Lungo
l’Arcucci } mà questi non si degnarebbero di fare il soprastante, e molto meno con la sola 3.a parte degl’uscite. Almeno cosi credo io, e dell’Arcucci non sono certo.
Il Castelli
Gio. Maria Bolini } sarebbero al caso, se l’esser vecchi non desse fastidio.
Li Rossi sono doi, uno dependente dal Cavaliere Bernino qual non hebbe gran fortuna nei lavori di S. Martino
l’altro è misuratore della Camera, è tenuto huomo da bene.
francesco Righi Non è al caso per essere allievo del Cavaliere Borromino
francesco Contino è della parte del Drei, dissegna eccelentemente, e fece gran fatiche nei disegni della Villa Adriana, I maestri di strade lo stimano per il più fedele che habbino, nel loro Tribunale, si contentarebbe d’ogni cosa.
DOCUMENT 41
3 May 1658
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 17, #91, fols. 334–36
Letter from Luigi Bernini to the Congregation of the Fabbrica. Read in the Congregation 3 May 1658
[fol. 334] Eminentissimi e Reverendissimi Signori
Luigi Bernini servo humilissimo dell’Eminenze Vostre supplica la benignità loro à volerle saldare il prezzo delle quattro statue di marmo di grandezza di palmi 14 in circa, che ha fatto in San Pietro poste nel principio della Nave commessa di nuovo di marmi mischi che regono le doi armi della Santa memoria d’Innocenzo X.° Che il tutto.
[fol. 335] Per le 4 stame fatte del Signor Luigi Bernini.
E d’avertire che nelli ordini di Signor Cavaliere Bernini che ha fatto pro tempore per il pagamento delle stame fatte dal Signor Luigi Bernini per tutto li 2 Gennaio 1650. Il detto Signor Luigi Ha Havuti in piu partite scudi 1755: che poi li pagamenti che seguono Il Signor Cavaliere dichiara a Conto della 4 statua. Si che dunque li scudi 1755 e il pagamento di tre stame che raguagliamente vengono pagate à ragione di scudi 585 l’una. Resta la 4 statua per la quale d’ordine del medesimo Signor Cavaliere Bernino. Il Signor Luigi Ha Havuti scudi 500—tal che alla ragione sudetta Il Signor Luigi restarebbe creditore di scudi 85 compimento della quarta statua.
[fol. 336: tucked inside fols. 334–35]
Il Signor Luigi Bernini à Conto delle quattro stame fatte per il Campanile quali poi sono servite per regger l’Arme di P.P. Innocentio, cioè doi: Alla Cappella del Santissimo, et doi alla Cappella del Coro. Ha Havuto Scudi Doi mila dugento cinquantacinque moneta come appare distintamente Al libro de Manuali . . . Vincenzo Bardini Computista della fabbrica di S. Pietro mano pp.
DOCUMENT 42
1658–59
ASR, Fondo Spada-Veralli, vol. 186
Transcribed by Güthlein 1979, 225–26
Excerpts from the Spada Archives regarding Virgilio Spada and Gianlorenzo Bernini
[3 June 1658]
Sopra doglianze fatte dal Cavalier Bernino
Mi favorì Vostra Signoria Illustrissima hier sera di dirmi le doglianze passate seco dal Signore Cavalier Bernino verso di me, come che sempre l’habbia attraversato sino dal tempo della Santa Memoria d’Innocentio Xo, et havendovi fatta seria riflessione, mi giova di credere, che più tosto burlasse, e volesse fare con essa lei una partita, mà quando pure havesse detto da dovero, mi pare che dovrebbe essere assai facile il disingannarlo; poiche in ciò che riguarda il valore, è certo che non solo hò lodato alle stelle la maggior parte delle sue opere, mà l’hò diffeso quelle volte, che mi è parso essere biasimato à passione, e sà Nostro Signore in che forma hò parlato della fontana di Piazza navona, del Ciborio sopra gli Apostoli, dell’ornato delli 4 pilastroni della cuppola di San Pietro, del sepolcro della Santa Memoria d’Urbano VIII., e simili; confesso bene di non haver lodato la facciata del Palazzo Ludovisio, e di haver proposto alcune difficoltà nel disegno de Portici, e discorsone anche con lui medesimo, e col fratello, mà non essendo state attese, hò cattivato l’intelletto, e creduto d’errare io, e dalla libertà d’opporre ad alcune cose, parmi che se ne possi dedurre, che le lodi delle altre non siano per adulatione. Non credo già che ascriva à me il gettito de Campanili, perche essendo io stato Segretario di quella Congregatione, posi assieme i pareri in scritto di tutti gli Architetti d’ordine della Santa Memoria d’Innocentio X°, e formatone un libretto, conchiusi, che il mancamento procedeva da causa, che à niuno haveria potuto esser nota, se una scrittura antica dell’Archivio di San Pietro casualmente in quel medesimo tempo non fosse venuta in luce, per la quale si manifestava la vera caggione non procedente da detto Cavaliere, con che salvai la sua reputatione, e professai, che nella Congregatione avanti Sua Santità con la sua modestia haveva altretanto edificato, quanto altri scandalizzato con il loro troppo ardire . . .
Mà in ciò che riguarda l’interesse particolare del medesimo Signor Cavaliere, si può ben ricordare, ch’essendo stato appoggiato à me dal già Signore Cardinale Lanti l’apprezzare il basso rilievo del Pasce oves meas, l’apprezzai scudi 3. mila [inserted: à misura dell’altre sue opere] prezzo, che fù stimato tanto superiore al valore dell’opera, che Sua Eminenza non volse mai consentire, che se li desse più delli scudi 1700 che haveva per prima havuti, e del medesimo sentimento fù il Signor Cardinale Roma suo successore et essendosi rinovata la pratica in tempo di Nostro Signore sostenni la prima stima, con tutto che venisse detto, non essere il lavoro opera delle sue mani, e di molto inferiore al suo solito.
E se questo si chiama attraversare, ò perseguitare, mi rimetto . . .
Mà se l’haver cercato gli utili della fabrica si chiama attraversare, haverei attraversato il Cavaliere Pietro di Cortona, . . . Haverei attraversato il Regno di Portogallo . . . Haverei attraversato il già Cavaliere Algardi . . . Haverei attraversato i Signori Roberti . . .
Se nel rivedere i conti di San Pietro trovai magagne cosi grandi, et evidenti, che colpa ci hebbi io? mentre dall’Eminentissimo Chigi mi fù per parte di Sua Santità ordinato? Potevo io tacere, che si pagavano sino à X giornate la settimana à gli operarij, mentre le settimane non hanno, che sette giorni?
Potevo tacere, che quelli, che havevano le giornate in maggior numero, et à maggior prezzo, erano quelli che servivano ad ogn’altro che alla fabrica?
In effetto in tali doglienze ò ci è equivoco, ò è partita, ò pure procedono da altra causa che si tace.
DOCUMENT 43
Undated, ca. 1659
AFSP, piano 1, serie 1, vol. 8, #46
Letter to the Congregation of the Fabbrica from the prior and brothers of S. Giovanni Colabita
Eminentissimi e Reverendissimi Signori,
Il Priore, e frati del Venerabile Ospidale di S. Giovanni Colabita detti fate bene fratelli humilissimi Oratori dell’Eminenze Vostre l’espongono, che del 1638 in circa per la fabrica del Campanile di S. Pietro fù dalla detta fabrica stabilito un nuovo porto per il Carreggio de Travertini nel Casale detto Cementara confinante col fiume Teverone, per il che da cotesta Sacra Congregatione fù resoluto si pagasse à detti Padri per il danno che se gli apportava quello che da Periti fusse stato stimato sino durava detta fabrica, e restava netto detto Casale da Trevertini e scaglie di essi. E perche dal Signore Agostino Maffei, e quondam Pietro Astalli, e Signor Cavaliere Bernini Architetto della Reverenda fabrica fù visto e stimato il tutto, e secondo quelle aggiustato con il filippini che per quel tempo serviva da detta Reverenda Fabrica fù riscosso un certo annuo affitto da detti Reverendi Padri per tutto il 1645 in circa e perche in detto Casale sempre vi sono rimasti moltissimi Travertini con tutte le scaglie di essi, per li quali si è reso inutile, et ingodibile detto paese. Si supplica restar servite ordinare si paghino detti Padri di quello restano Creditori secondo dette relationi de Periti. Che il tutto.
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