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Description: Artemisia Gentileschi: The Language of Painting
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PublisherYale University Press
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APPENDIX I
Guid’Ubaldo Benamati. “Per un’Amor dormente. Pittura della Signora Artemisia Gentileschi.” In La penna lirica, poesia . . . (Venice, 1646).
[p. 284:]
Non t’appressar, mio Core,
Ben che quella, che vedi
Pittura sia d’Ammormentato Amore.
Folle sei se tu credi
Che nel vario colore
Seme non stia da generar sospiri.
E pur colà t’aggiri?
Artemisia il formò: mira l’errore;
Sappi che ’l suo Amor finto è vero ardore.
APPENDIX II
Guid’Ubaldo Benamati. Il Trevisano. Poema heroicivico. Con gli argomenti del Sig. Marchese Gio. Filippo Malaspina (Frankfurt, 1630).
[pp. 187–88:]
58
Celio e Petronio hor mira in questo lino,
Ch’è in ordin terzo, Al suol Celio è disteso:
Petronio supralui, d’egual Destino
Vago, alza il ferro al proprio esitio inteso.
Stan Cinna, e Mario fuor del mur vicino,
E voglian Celio in duro laccio preso;
Celio prega Petronio a dargli Morte:
Dalla; e poscia a far viensi a lui Consorte.
59
Disegnò, colorì, con sommo vanto,
Questo quadro, Artemisia, i cui natali
Venner da i Gentileschi. E può cotanto
Tenera man, ch’usa d’Amor gli strali!
Può s’ella val da mille luci il pianto
Rapir mentr’opera i guardi aspri, e mortali.
Godete, ò fidi Amici; il ciel v’arride:
Che per farvi immortali, essa v’uccide.
[p. 190:]
66
Horatio Gentileschi in opra tale
Supera l’Arte; e fa stupir l’istessa
Meraviglia, qual hor questa immortale
Fatica, intenta ella a mirar s’appressa.
Padre è questi [sic] di lei, che tanto sale
Nel’istess’arte, e dal mio dire espressa
Poc’anzi a te; che porta in bionde chiome
Mill’Alme strette, e d’Artemisia ha’l nome.
APPENDIX III
Averardo de’ Medici, “Artemisia Gentileschi.” In Memorie istoriche di più uomini illustri pisani (Pisa, 1792), 4: 453–65.
[p. 453:]
Erra chi porta opinione che le Donne (chiamate per questo il sesso imbelle) non possano essere suscettibili di quelle gagliarde impressioni, che determinano l’anima ad operar cose grandi, quando noi siamo per lunga serie di fatti convinti, che sono venute in eccelenza in tutte quell’arti, ove hanno posto cura;1Cf. Ariosto, Orlando furioso, cant. XX, ott. 2. e che non v’è scienza più grave, o più estesa Letteratura, che molte di esse, al paro degli Uomini, non abbiano perfettamente apparata. Anzi considerando, che le Donne hanno sortiti dalla Natura gli organi più delicati, dai quali si forma la fantasia, e quindi le immagini più vivaci, prima sorgente, e pregio il più necessario per le belle Arti, giudico, che le Donne, a preferenza degli Uomini, siano create dalla Natura per lo studio, e perfezione di esse, e specialmente della Pittura, e Poesia, che da tali potenze hanno l’essere e l’ornamento.
Pisa, madre feconda d’Uomini illustri, vanta ancora le sue Eroine, e sarà sempre celebre il nome dell’Artemisia Gentileschi, Pittrice d’alto grido, le di cui Memorie a tessere imprendo per comando di autorevole Personaggio, tanto benemerito della Patria, e per la stima, che giustamente nutrisco verso i valorosi Figli d’Alfea. E perciò non dovrà recar maraviglia se io, quantunque di professione diversa, e di Patria, mi sono sottoposto all’onorato peso: tanto più che le gloriose azioni hanno il diritto di [p. 454:] attirare ancor di lontano, e in chi si sia, le ammirazioni, e sciorre la lingua alle lodi.
Dalla Famiglia de’ Lomi, che ha decorata la Patria di una serie di nobili Artisti, ammirati nel secolo decimosesto e decimosettimo, cioè, di Giambatista Orefice, e Padre di Aurelio, e di Orazio, valenti Pittori, e discepoli di Baccio, Zio paterno di essi, ugualmente dipintore, come chiaramente dimostra l’uniformità de’ primi lavori de’ due Nipoti colla maniera dello Zio, di cui esistono in Pisa l’Opere a fresco e a olio, da Orazio nacque in detta Città la nostra Artemisia nell’ anno della Salute mille cinquecento novanta.i
Timarete Figliuola, e discepola di Micone Pittore, Irene di Cratino, Aristarete di Nearco,2See Pliny, Natural History, book 35. Faustina di Carlo Maratta,3Faustina Maratta Zappi (1679?–1745) was the daughter of Carlo Maratta and, like Medici, a member of the Accademia degli Arcadi. le Figliuole di Mengs,4Theresia Concordia was primarily a miniaturist at the court in Dresden. See Harris and Nochlin, Women Artists, 39–40. Juliane Charlotte was reportedly also a court painter, though no works have been convincingly attributed to her. e di Batoni,5Of Batoni’s many daughters, I have only found evidence that one became a painter: Benedetta Maria Batoni was renowned as a miniaturist and especially for copies after her father’s and other artists’ paintings. See Clark, Pompeo Batoni, 17. e cento altre chiare nella Storia Pittorica ci fanno conoscere con quanta forza le impressioni segrete della Natura, e i genj occulti per le cose belle si transfondono quasi col sangue di padre in figlio, e più quanto s’unisce l’educazione a perfezionarli nell’opera. Nata pertanto Artemisia col medisimo trasporto del Padre, degli Avi per la pittura, e da essi egregiamente istruita, maraviglia non dee recare se giunse ad eguagliargli, e a superargli in appreso. E se dalla stabilità della fabbrica la bontà si deduce dei fondamenti, convien credere, che ottimi fossero gli ammaestramenti del Padre, e dello Zio, e lo studio della loro allieva indefesso. Tanto più che sappiamo, che fra questi illustri Congiunti Orazio fu quello, che gli superò di gran lunga; conciosiachè, discostatosi di poi a forza di giudiziose riflessioni sull’opere dei primarj Maestri di Roma e [p. 455:] d’altrove dalle maniere dello Zio, e del Fratello, salì a tale eccellenza, che le sue dipinture fecero la maraviglia e il decoro delle più scelte Gallerie d’Europa, al paro di quelle de’ più celebri Artisti.ii
Ed oh [sic] così non foss’ io tanto scarso di notizie della vita, e dell’Opere di questa Donna illustre, come mi lusingherei di arrichirne queste Memorie di fatti, e porre sotto l’occhio de’ leggitori eruditi le dipinture colla dovuta gradazione del tempo, e del pregio. Quello, che sappiamo rispetto alla sua persona, si è, che ebbe in sorte un corpo leggiandramente formato, per molta grazia, e di bel colorito animato.iii E chi sa la Natura, madre benigna, non abbia voluto con dono così pregiabile anticipare un segno di gratitudine verso una figlia, che doveva essere dappoi il suo più grande ornamento? E noto è ancora che ricca di bene paterni, e per eredità acquisitati,6This idea is possibly derived from Artemisia’s letter of 1636 in which she writes that she must sell off some property in Pisa. On her supposed wealth, see the Postscript. fu fino dall’anno 1615. maritata con Pierantonio Schiattesi,7Pier Antonio di Vincenzo Stiattesi (b. 1584). di cui, trattone il nome, non abbiamo altra cognizione.iv Sebbene dobbiamo a ragione persuaderci, che una donna di sì rara bellezza ornata, di tante richezze fornita, e cotanto nell’arte eccellente, non si volesse congiungere in matrimonio con un uomo rozzo e plebeo; e dee bastare allo Schiattesi per sua gloria il merito d’essere stato prescelto da così degna Sposa in consorte. Ma vana cosa è l’esaltare i vezzi, la beltà, le richezze, e i parentadi conspicui, pregi caduci, e che giunti al suo fine pongonsi in oblivione, quando vi è ampio campo di ammirare e celebrare con miglior senno quei veri meriti che la renderanno immortale.
Furono le Opere sue primiere i ritratti del gran Si- [p.456:] gnori in cui Orazio aveala in modo special ammaestrata, e molti di essi si servivano del suo pennello per farsi ritrarre;8Baglione, Vite, 360. e forse che l’avveduto Genitore l’aveva iniziata in questo genere di pittura, per essere il mezzo più facile per aprirsi la strada alle Gallerie, e a’ Palagj superbi, e far conoscenza frattanto dei più splendidi Mecenati per procacciarsi il lavoro. Ma mentre Artemisia ritraeva in grande le persone, non lasciava di attendere ai lavori di piccole storiette, dipingendo frutte e fiori, per i quali si sentiva particolarmente inclinata, e vi riusciva a stupore.v Genere d’opera invero, che sebbene tenue rassembri per la quantità della mole, ha maggior’ uopo di cognizioni e d’ingegno per la qualità del lavoro. E fra la famiglia de’ fiori dov’è un naturalista così esperto, che ne comprenda appieno la varietà della specie, la vaghezza della struttura, il numero de’ colori, la vivacità e la bizzaria delle figure? Quale di essi è di ruvida corteccia vestito, e qual di gentile; s’inalza uno dal suolo da una semplice foglia circondato, un altro da cento, delle quali sono alcune morbide e scempie, altre sono doppie e scabrose; chi si mostra in figura d’ombrella, chi si presenta in quella di tromba, e chi risplende per fiamme estese, chi per lingue infuocate, e chi per gruppi di coloriti diversi. E lo stesso si deve intendere ancor delle frutta, genere non meno vasto e pomposo dei fiori.
Ma non si restò quì la valorosa Artemisia, che era questo un troppo angusto confine per le sue nobili idee. E benchè molti gravi Autori abbiano avanzato, che ella primeggiasse soltanto nelle piccole storie, e nelle figure di natural grandezza,vi e che nelle grandi e copiose non [p. 457:] era troppo felice; sia però con pace che di chi l’asserì, anche questa l’eccellenza fece risplendere dell’arte sua. Sono famosi due Quadri grandissimi lateralmente esistenti nel Presbiterio della Cattedrale di Pozzuolo, istoriati dall’Artemisia di molte figure, che rappresentano San Gennaro sposto nell’Anfiteatro in mezzo alle Fiere, e l’altro da di lui Decollazione. Ai quali se ne debbono aggiungere due altri stupendi, che esistono in questa nostra Città di Firenze: cioè, quello, che adorna la Real Galleria, ov’è Giuditta nell’atto di recidere dal busto la testa di Oloferne, Opera così bene immaginata, e con sì vivi colori espressa, che mette ribrezzo in chi la mira; e l’altro, di cui sono io il possessore felice, in cui è dipinta Susanna, che esce dal bagno, con tal maestria, delicatezza e pastosità di colorito, che si toccherebbe, quasi starei per direi, con mano la morbidezza del bel carnato, destando la maraviglia dei riguardanti stupefatti per l’incredibile arte, per cui fa risaltare la gravità dell attegiamento, la candidezza delle carni, e la verecondia del volto della casta Eroina, e la lascivia negli occhi spirante di alcuni Vecchioni protervi, che stanno non lunge cupidamente vagheggiandola sopra un balcone.
Nè per le vie comuni giunse Artemisia a farsi nell’arte eccellente. I principj del disegno dal Padre appresi, e dallo Zio, i giornalieri avanzamenti nella Pittura, e la studiosa ispezione dei Quadri migliori della Patria, e de’ luoghi circonvicini erano mezzi troppo scarsi per appagare suo bel genio. Oltre a’ confini del suol nativo conviene, che si spazii chiunque vuol giugnere all’eccellenza. Così hanno fatto i grand’ Uomini, e così fece Arte- [p. 458:] misia, che in compagnia del valente Genitore volle intraprendere lunghe peregrinazioni, e visitare molte Città, per eccitare il suo gusto colla seria contemplazione delle stupende dipinture, che i Palagj adornano e i Templi della culta Europa; unica maniera a perfezionar quegl’ingegni, che magnanimamente aborrendo la facile, e volgare mediocrità, anelano sempre all’eccellenza dell’opere. E a qual pregio non giungerà chi nello stesso tempo non lascia di unirla alla Scienza della Natura, che si apprende non meno della specolazione di quel gran Quadro, che altrui presenta coll’ abbondanza degli oggetti, colla beltà di prodotti, colla varietà delle specie, esaminando come, e quanto, resistano al paragone le tante copie nobili per l’atteggiamento, forti nell’espressioni, vivaci nel colorito a segno che pare, che moto abbiano e vita; quanto ancora nella più importante filosofica meditazione dei costumi, cotanto utile per fecondare la fantasia, risvegliare il talento, e rettificare il giudizio colla cognizione e l’esame del buono, e del vero?vii
Mi sia quì permesso, per maggior lume dell’argomento, di chiamare per esempio anche il Poeta. Dico dunque, che se al Poeta basti di leggere quanto altri hanno composto di buono avanti a lui, e il Pittore soltanto si appaghi di ammirare i monumenti dell’arte, siano quanto si vuole eccellenti, diventerà il primo un imitatore nojoso del già detto da altri, ed imitatore servile delle altrui maniere comparirà il secondo. Laddove se l’uno a l’altro, si facessero a esaminare con Critica perspicace la Natura e le sue maraviglie sì nel fisico, che nel morale, fattisi a questa scuola uno stile ed una ma- [p. 459:] niera del tutto particolare, vedrei allora spiranti le tele, ed animate le carte; nè mi offenderebbe il mirare, per error di giudizio, pensieroso il Sibarita, molle il Trace, e di fiori inghirlandato un severo Spartano. E chiamerò allora degno di sì gran nome il Poeta, e originale e creatore il Pittore.
E forse faccio quì pompa d’eloquenza? E non giunse per avventura Artemisia alla gloria di farsi altrui originale e maestra? Sì certamente, che ella vi giunse: e, dirò di più, che si fece originale e maestra di quelli che sanno. Venga a far prova di questo una splendida testimonianza d’uno assai rinomato Pittore de’ suoi tempi, Bernardo De’ Dominici, nella vita, che ci fa del Cavalier Massimo Stancioni [sic], le di cui parole mi faccio un dovere di qui riportar fedelmente.9De Dominici, Vite, 3: 45–46. “Accadde in quei tempi la venuta in Napoli di Artemisia Gentileschi col suo Consorte, e perchè venne ella ben corredata di lettere al Vicerè di quel tempo, e ad altri Signori Napolitani, fu grande il grido, che si sparse per la Città delle di lei Opere di Pittura, e specialmente nei ritratti dei gran Personaggj, che eccellentemente aveva dipinti[. . . . ]10Medici has omitted the obviously untrue passage “de’ quali da distinta notizia il Malvasia.” His changes are otherwise so minor that they do not warrant comment. Non isdegnò Massimo di andare a vedere le Opere, e l’operare di questa virtuosa Pittrice, e presa con lei dimestichezza, aveva il piacere di vederla ogni giorno dipingere. E fu il suo genio tanto soddisfatto per la freschezza del bel colore usato da essa, che si propose di volerlo imitare: e con ragione, poichè ella diceva di aver posto ogni studio per fare acquisito del bel colorito di Guido suo maestro, che in Roma per lo Pontefice Pio V. dipingeva. Così dunque Massi- [p. 460:] mo, come modesto, umile, e giuduzioso si sottopose a copiare alcune Storie in piccole figure colorite da Artemisia, nelle quali ella riesciva assai bene, come ancora in figure di grandezza naturale, ma nelle Storie grandi e copiose non era troppo felice. Ammirò Artemisia lo spirito, lo studio, e la disinvoltura, colla quale Massimo imitava le cose sue, e lo consigliò d’inoltrarsi nelle Storie copiose, atteso che i ritratti poteano servirgli solamente per mezzo di acquisitarsi la benevolenza di coloro, che poi gli avrebbero procacciato dell’utile. Da tali e simili ragioni, e più dal genio persuaso, si diede all’invenzioni. Ma udendo un giorno dalla sua ammaestatrice vantar di nuovo Guido, e incidentemente ancora Annibale Caracci di lui maestro, fu da così ardente desiderio acceso, che senza porvi altro indugio, se non quanto conveniva a terminare alcuna Pittura, che aveva fra le mani, partì per Roma.”11On the complications with De Dominici’s account in terms of Artemisia’s development, see Chapter 4.
E avvegnachè tutto questo possa bastare a convincere chi sia, che l’Artemisia veramente sia giunta al grado eminente di originale, e maestra, non ostante viene ad essere di più confermato dal sentimento degli Artisti più colti, che si uniscono a confessare, che ella ebbe stile e maniera sua particulare, e che dipingeva con un impasto di colori, che portava all’evidenza la vivezza delle carni; serbando nello stesso tempo pastosità, delicatezza, e singolar grazia, e gusto, che i dipinti da lei riuniscono Guido, e Domenichino, giudicandosi non rare volte dai dotti osservatori per Opere di uno di essi le belle dipinture dell’ Artemisia.
Ma come mai Artemisia Figliuola di Orazio, Fratello [p. 461:] germano di Aurelio Lomi, come costa evidentemente per le fedi battesimali dell’uno, e dell’altro, e che figli si chiamano di Giovan Batista di Bartolommeo Lomi, ed in appresso maritata allo Schiattesi, con tuttociò è stata sempre conosciuta volgarmente, ed anco dalli stessi Pittori chiamata col casato dei Gentileschi? Abbiasi pure tutta la fede al Baldinucci, diligentissimo indagatore delle più piccole cose,viii e si ammetta con lui, che derivasse per una donazione, o eredità, fatta da Desiderio de’ Gentileschi suo Zio materno, Uffiziale di Castel Sant’Angelo di Roma, a Orazio suo Padre con l’onere di prenderne il cognome;12Baldinucci, Notizie, 3: 711. in che maniera però gli eredi, o donatarj hanno potuto affatto lasciare e porre in oblio il casato avito dei Lomi, cotanto illustre, per l’ereditario, ed oscuro dei Gentileschi? Può essere, che, oltre il gravame suddetto, la gratitudine e memoria per l’illustre benefattore ve ne avesse parte, e più la voce del volgo comune, in grazia dell’ottenuta eredità la quale quanto è più pingue e vistosa, tanto più è capace a farne nella bocca del popolo ritenere il cognome. Che poi Artemisia anche dopo maritata allo Schiattesi fosse costantemente detta de’ Gentileschi, ne sarà stata cagione la fama delle Opere tanto del Padre, che della Figlia, conosciute da tutto il Mondo ed applaudite sotto il nome celebratissimo de’ Gentileschi; come appunto è avvenuto di poi alle due famose Poetesse Faustina Maratti, e Francesca Manzoni, che costantemente furono cognaminate, e tuttora si appellano tali, benchè maritate, la prima allo Zappi, la seconda al Giusti, illustri Letterati, quello di Imola, questi di Milano. [p. 462:]
Ma così non è agevole ad asserire quanto elle vivesse, e dove, e quando terminasse i suoi giorni. È assai però verisimile, che morisse in Napoli, e perchè vi compì molte pitture, e perchè è fama che vi passasse la maggior parte della vita. E sebbene sia stato scritto che finisse di vivere nel 1640., egli è certo, che ancora nel 1652. dipingeva per eccellenza, come apparisce dall’Iscrizione segnata in detto anno nel lodato Quadro della Susanna: e in conseguenza certamente oltrepassò di molto tempo gli anni sessanta.ix
Rallegrisi dunque Pisa a ragione per col così degna Figliuolola: e quantunque non sia la Gentileschi l’unica fra le Pisane, che nota sia per opera di pennello, celebrandosi fra l’altre Arcangela Paladini,13Paladini is largely forgotten as an artist and only slightly better known as a musician. On Paladini in general, see Baldinucci, Notizie, 4: 328 (in life of Agostino Bugiardini); Da Morrona, Pisa illustrata (1812), 493–95; Masera, “Una cantante del Seicento,” 50–53; Hanning, “From Saint to Muse,” 98–99. It has been suggested that the St. Cecilia (Private collection, Trento), sometimes attributed to Artemisia, is in fact a portrait of Paladini. See Luciano Berti, “Artemisia da Roma tra i fiorentini,” in Contini and Papi, Artemisia, 27; Bissell, 335–37 [X-30]; and Hanning, “From Saint to Muse,” 91–103. che fu poi moglie di Giovanni Broomans, la quale, benchè rapita nel più bel fiore degli anni, si segnalò per merito di Poesia, e di Pittura: talchè il suo proprio Ritratto da lei stessa esiguito, ed esistente nella Real Galleria, è un Monumento eterno del suo valore;x14 Paladini’s Self-Portrait still hangs today in the Vasari Corridor. Based on this work alone, Luigi Lanzi includes her in his history of the Pisan school. See Lanzi, Storia pittorica, 2: 234. vuolsi nondimeno dare ad Artemisia la prima gloria, essendosi, come è dimostrato, fatta ad altrui, per dipinture ammirabili, originale, e maestra.
A. M.
[p. 463:]
Annotazioni
iVed. Baccio Lomi e sua Scuola nel presente Vol. pag. 352. e segg.,15 Tempesti, “Baccio Lomi.” ove si ha quanto basti a rettificare la Genealogia e l’Istoria della Pittrice Famiglia Lomi, erroneamente finora e diversamente esposte dagli Scrittori, che per incidenza, o anche espressamente ne avevano trattato.
iiOrazio Lomi Gentileschi non solamente ha merito distinto fra gli artisti della propria Famiglia, ma ha dritto d’essere annoverato fra i più esperti maestri dell’età sua e per la testimonianza di fatto delle di lui Opere, e pel giudizio dei più culti Biografi e illustratori delle Arti, i quali l’hanno perciò onorato delle più nobili commendazioni: tali sono il Soprani, il Baglioni, il Sandrart, il Baldinucci, l’Orlandi, i Compilatori della Serie d’Uom. Ill. nelle Arti, ed altri allegati loc. cit.
iiiTale fu la rara bellezza d’Artemisia, che il solo di lei ritratto, fattole dal celebre Romanelli, e da essa medisisma ornato intorno d’un vago serto di fiori dipinto con mano maestra, fu bastante ad eccitare le più forti e violente gelosie del bel sesso. È noto il fatto comico, conservatoci dal Baldinucci, Notiz. de’ Profess. Dec. 11. della Part. III sec. IV.
ivBaldinucci loc. cit., Sandrart Vit. d’Artemisia pag. 192. Orlandi Abeced. Pittor.
vLe vivaci ed elegantissime dipinture di fiori della Gentileschi mostransi nelle più celebri Italiane ed estere Gallerie, come capi d’opera dell’arte di quel genere, avendone perciò celebrati i pregj i predetti Autori citati.16 Only Baldinucci mentions still life paintings.
viFra le Opere d’Artemisia d’un tal genere devesi quì fare special menzione d’un Quadro, che si ammira in Napoli nella Galleria Filomarino dei Duchi della Torre, e che rappresenta S. Gio. Batista giovanetto nel deserto in atto di dormi- [p. 464:] re, di grandezza naturale. Il carettere grandioso, la disinvoltura e la grazia della figura, il morbido impasto lucidissimo, ed il gusto squistito del vivace colore, che distinguono quell’ insigne tela, hanno sovente prodotta tale illusione anche nei più esperti conoscitori, che è stata da essi senza esitatazione giudicata ed asserita una delle più preziose Opere di Guido Reni.
viiIl pittorico valore d’Artemisia nell’essequire era anche il frutto delle più utili teorie dell’Arte, e delle analoghe cognizioni, acquisitate coll’osservazione ragionata del bello naturale e fantastico, e per l’erudito carteggio che aveva co’ Letterati de’ tempi suoi, come risulta dalle sue culte Lettere, e specialmente da quelle scritte da essa al suo mecenate ed amico Commendatore Cassiano dal Pozzo, ed inserite fra le Letter. Pittoric. Tom. I pag. 225. Ed. Rom.17 Giovanni Bottari, Lettere pittoriche (Rome, 1754–59).
viiiNotiz. de’ Profess. loc. cit.
ixDa illustre soggetto che nell’anno 1785. presedeva alla sontuosa ristaurazione della Chiesa di S. Giovanni de’ Fiorentini di Napoli, si è avuta certa notizia, che nella detta occasione si smarrì, non si sa bene, se andato in pezzi, o rimasto sepolto sotto il nuovo pavimento, un gran lastrone di marmo, situato presso la Cappella della famiglia Riccia, in mezzo del quale leggevasi HEIC ARTIMISIA. Forse questa brevissima Epigrafe, simile alla notissima Perugina OSSA BARTOLI, sarà stata destinata a indicare il deposito delle ceneri, ed a formare col solo di lei nome il più compito elogio dell’egregia Pittrice, che celebriamo?
xArcangela Paladini, nata in Pisa nell 1599., sotto la direzione del Pittore Filippo Paladini di lei Padre divenuta eccellente, benchè di tenera età, non solo nella Pittura e nei ricami, ma ancora nella Poesia e nella Musica, meritò special protezione ed affetto dall’Arciduchessa Maddalena d’Austria, Moglie del Granduca Cosimo II., la quale chiamatala [p. 465:] alla Corte, in seguito la diede in isposa a Giovanni Broomans nel 1616. Per comando della Sovrana fece il proprio ritratto, dal Cardinal Leopoldo trasferito dipoi nella celebre Stanza de’ Ritratti della Galleria Medicea, leggendosi dietro alla tela Ser. M. Magdalenae Austriacae jussu manu propria se pingebat A.D. 1621. Morì nell’anno seguente, onorata dalla sua Benefattrice con splendidi funerali e con nobile Mausoleo, collocato nella Chiesa di S. Felicita, e trasferito dipoi sotto la Loggia di essa, leggendovisi il seguente Epicedio.
D.O.M.
ARCANGELA . PALLADINA . JOANNIS. BROOMANS. ANTUERPIENSIS. UXOR
CECINIT. ETRUSCIS . REGIBUS. NUNC. CANIT. DEO
VERE . PALLADINIA . QUAE . PALLADEM . ACU. APELLEM . COLORIBUS
CANTU. AEQUAVIT . MUSAS
OBIT. ANNO. SUAE. AETATIS . XXXIII. DIE. OCTOBRIS . MDCXXII
SPARGE . ROSIS. LAPIDEM . COELESTI . INNOXIA . CANTU
THUSCA . JACET . SIREN . ITALA . MUSA . JACET
18The tomb was carved by Agostino Bugiardini and can still be seen in the porch of S. Felicità. The inscription, composed by the poet Andrea Salvadori, is reproduced in Baldinucci, Notizie, 4: 328.
VEDASI IL MUS. FIOR. VOL. VII. TOM. III. DE’ RITR. DE’ PITT. PAG. 35.119Francesco Moücke, Museo Fiorentino . . . Serie di ritratti degli eccellenti pittori dipinti di propria man che esistono nell’Imperial Galleria di Firenze colle vite in compendio de’ medesimi, 4 vols. (Florence, 1752–62).
 
1     Cf. Ariosto, Orlando furioso, cant. XX, ott. 2. »
2     See Pliny, Natural History, book 35. »
3     Faustina Maratta Zappi (1679?–1745) was the daughter of Carlo Maratta and, like Medici, a member of the Accademia degli Arcadi. »
4     Theresia Concordia was primarily a miniaturist at the court in Dresden. See Harris and Nochlin, Women Artists, 39–40. Juliane Charlotte was reportedly also a court painter, though no works have been convincingly attributed to her. »
5     Of Batoni’s many daughters, I have only found evidence that one became a painter: Benedetta Maria Batoni was renowned as a miniaturist and especially for copies after her father’s and other artists’ paintings. See Clark, Pompeo Batoni, 17. »
6     This idea is possibly derived from Artemisia’s letter of 1636 in which she writes that she must sell off some property in Pisa. On her supposed wealth, see the Postscript. »
7     Pier Antonio di Vincenzo Stiattesi (b. 1584). »
8     Baglione, Vite, 360. »
9     De Dominici, Vite, 3: 45–46. »
10     Medici has omitted the obviously untrue passage “de’ quali da distinta notizia il Malvasia.” His changes are otherwise so minor that they do not warrant comment. »
11     On the complications with De Dominici’s account in terms of Artemisia’s development, see Chapter 4»
12     Baldinucci, Notizie, 3: 711. »
13     Paladini is largely forgotten as an artist and only slightly better known as a musician. On Paladini in general, see Baldinucci, Notizie, 4: 328 (in life of Agostino Bugiardini); Da Morrona, Pisa illustrata (1812), 493–95; Masera, “Una cantante del Seicento,” 50–53; Hanning, “From Saint to Muse,” 98–99. It has been suggested that the St. Cecilia (Private collection, Trento), sometimes attributed to Artemisia, is in fact a portrait of Paladini. See Luciano Berti, “Artemisia da Roma tra i fiorentini,” in Contini and Papi, Artemisia, 27; Bissell, 335–37 [X-30]; and Hanning, “From Saint to Muse,” 91–103. »
14      Paladini’s Self-Portrait still hangs today in the Vasari Corridor. Based on this work alone, Luigi Lanzi includes her in his history of the Pisan school. See Lanzi, Storia pittorica, 2: 234. »
15      Tempesti, “Baccio Lomi.” »
16      Only Baldinucci mentions still life paintings. »
17      Giovanni Bottari, Lettere pittoriche (Rome, 1754–59). »
18     The tomb was carved by Agostino Bugiardini and can still be seen in the porch of S. Felicità. The inscription, composed by the poet Andrea Salvadori, is reproduced in Baldinucci, Notizie, 4: 328. »
19     Francesco Moücke, Museo Fiorentino . . . Serie di ritratti degli eccellenti pittori dipinti di propria man che esistono nell’Imperial Galleria di Firenze colle vite in compendio de’ medesimi, 4 vols. (Florence, 1752–62). »
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